«Le persone che vagliono molto hanno le maniere semplici». Da subito la scelta di Luca Serianni (2017) di richiamarsi a un pensiero di Giacomo Leopardi per ricordare Tullio De Mauro mi è sembrata la più indovinata. Trovo che sia la descrizione più fedele, vera e autentica. Quelle maniere semplici di un grande maestro mi hanno colpito sin dal primo incontro con Tullio nella sua abitazione romana e poi mi sono rimaste impresse, indelebili. Ora fanno parte anche del mio ricordo che, anno dopo anno si fa ogni giorno più nitido, perché altri Maestri non ne ho più incontrati.

Era il febbraio del 2001, quasi al termine del mandato del sindaco Francesco Rutelli. Il Consorzio Gioventù Digitale, prima partnership tra pubblico e privato per combattere il divario digitale, era appena nato, forte del successo della prima edizione del Global Junior Challenge, concorso internazionale voluto dal Comune di Roma per valorizzare i progetti tecnologici più innovativi per la formazione dei giovani. Ne avevo subito assunto la direzione. Al mio fianco avevo Alfonso Molina, Personal Chair in Technology Strategy all’Università di Edimburgo, con il ruolo di direttore scientifico, e la guida di Mariella Gramaglia, a cui si deve la maternità di azioni che allora erano davvero pionieristiche.

Come presidente del Consorzio, ente strumentale del Comune di Roma, il nuovo Sindaco Walter Veltroni voleva una personalità di prestigio, ma in mente aveva un sole nome, Tullio De Mauro. Bisognava convincere il più grande linguista italiano e studioso di fama internazionale ad accettare l’ennesimo impegno civile alla guida di una piccola organizzazione romana. Il mandato che mi era stato affidato sarebbe stato una missione impossibile se non avessi avuto al mio fianco Mariella. Con lei ci recammo all’abitazione romana di Tullio per perorare la nostra causa e il desiderio del Sindaco. E fui accolta proprio con quelle maniere semplici degli uomini che valgono molto, unite alla generosità e alla passione civile, più una certa dose di capacità magica di moltiplicare il tempo disponibile.

È cominciata da quel la presidenza di Tullio De Mauro, non una carica onoraria, ma una partecipazione attiva e attenta alla vita dell’organizzazione. Tullio si è lasciato coinvolgere nelle azioni progettuali del Consorzio e nello stesso tempo ci ha coinvolto nelle sue battaglie per l’alfabetizzazione degli adulti, il diritto all’istruzione per tutti, una scuola inclusiva di qualità. «Quando mi è stato proposto di presiedere questa struttura», scriveva nell’introduzione al Rapporto sui dieci anni di attività, «ho accettato la sfida, colpito dall’ambizione degli obiettivi, dalla profondità della visione strategica, dal rigore degli strumenti di intervento, tutte caratteristiche inusuali in una piccola struttura» (De Mauro 2011).

Presidente, ma soprattutto Maestro, Tullio ha scelto da subito di connotare la missione del Consorzio come servizio pubblico con un’attenzione particolare a tutte le persone a rischio di esclusione. Nel 2002 abbiamo siglato il primo accordo ufficiale con il Ministero dell’Innovazione e il Comune di Roma, che ha dato il via allo storico progetto Nonni su Internet, prima nella capitale poi nel resto d’Italia. Qualche anno dopo abbiamo pubblicato i Manuali di Nonni su Internet in collaborazione con il Dipartimento di Linguistica della Sapienza, Università di Roma. De Mauro spiegava ai giornalisti che era stata realizzata un’opera alla portata di tutti, utilizzando un linguaggio controllato, semplice e di facile fruibilità. De Mauro, infatti, teneva molto all’efficacia del processo comunicativo, soprattutto per le fasce della popolazione a rischio di esclusione sociale per povertà di risorse, anche linguistiche. Nel corso degli anni ai primi manuali, scritti a grandi caratteri e redatti secondo criteri di semplicità d’uso e alta leggibilità, si sono aggiunti altri volumi tematici dedicati alla salute, ai servizi digitali della pubblica amministrazione ecc.

Grazie alla guida di Tullio ed alla stretta collaborazione accademica tra lui ed il direttore scientifico della Fondazione è stato possibile scegliere per il Consorzio un’identità forte: un’organizzazione non profit orientata alla conoscenza basata su un programma integrato di ricerca, azione, sviluppo e implementazione per affiancare al lavoro teorico, di livello accademico, lo sviluppo di strumenti e progetti nell’ambito dell’educazione, dell’istruzione, dell’inclusione digitale e dello sviluppo territoriale e di comunità. Tullio e Alfonso hanno messo a punto un modello di educazione denominato Educazione per la Vita nel ventunesimo secolo, che è diventata il modello di riferimento per tutti gli interventi educativi della Fondazione. Hanno inoltre coniato il termine phyrtual e lo hanno abbinato al concetto di firtualità, per intendere l’unione del fisico e del virtuale, che da sempre caratterizza l’azione della Fondazione. Nelle diverse pubblicazioni che abbiamo curato, dal numero 0 dei Quaderni di pensiero nel dicembre 2003 ai manuali di alfabetizzazione per gli anziani o per gli stranieri, non è mai mancato un prezioso contributo di Tullio.

Nel 2006 ci ha accompagnato nella trasformazione da Consorzio Gioventù Digitale a Fondazione Mondo Digitale, «una struttura più solida, in grado di operare in scala maggiore». Il volume _La Fondazione Mondo Digitale: per una società democratica della conoscen_za, presenta la visione e il progetto di intervento dell’organizzazione nel contesto locale, nazionale e internazionale. Analizza in particolare, in Italia e nell’area romana, le criticità dei vari indicatori di sviluppo nella sfida per una società della conoscenza inclusiva. Alla prefazione di Veltroni segue la premessa di De Mauro, con una forte sottolineatura sulla sfida per vincere il digital divide, l’analfabetismo informatico, come «una straordinaria occasione perché sia insieme varcata la frontiera dell’analfabetismo di ritorno in cui si trovano o rischiano di ripiombare grandi percentuali della popolazione adulta» (De Mauro 2005).

Nel 2011 abbiamo festeggiato insieme i primi dieci anni di attività. «Se possiamo dire senza iattanza di avere avuto successo», scriveva allora il Presidente, «ciò è dipeso certo dalla qualità dei collaboratori e partner, dall’impegno intelligente del personale della Fondazione, ma soprattutto, crediamo, dal fatto che abbiamo intercettato bisogni reali della popolazione, giovani, anziani, donne, scuole, insegnanti: bisogni di cultura, di crescita, di partecipazione. Da amministratori diciamo che non abbiamo consumato il capitale finanziario iniziale e lo abbiamo incrementato. Da cittadini diciamo che in questa esperienza abbiamo costruito insieme un gruzzolo non irrilevante di capitale umano e sociale, un patrimonio di fondate speranze per la vita di una democrazia sostanziale, effettivamente inclusiva» (De Mauro 2011).

Poi, anche con il venir meno della carica, Tullio ha continuato a seguirci a distanza ravvicinata, con affetto, simpatia e generosità, regalandoci i suoi preziosi contributi negli eventi cruciali e condividendo con la stessa passione i traguardi raggiunti, per amministrare al meglio quel capitale umano e sociale costruito insieme.

Ricordo ad esempio la lectio magistralis dal titolo Il linguaggio in Europa e nella società contemporanea organizzata nel maggio del 2012 dalla Prefettura dell’Aquila (De Mauro 2012). Le immagini di una ripresa amatoriale con una videocamera a bassa qualità ci trasmettono intatta la passione civile di Tullio De Mauro, insieme all’umiltà e alla generosità con cui affronta una platea di studenti.

Con la sua presenza, discreta e gentile, Tullio trasformava ogni evento in una festa della scuola. «Professore si ricorda di me?». Gli insegnanti che avevano seguito i suoi corsi all’università - erano lezioni a colori, piene di storie, racconti, analogie - lo circondavano con affetto e lui li sorprendeva, perché si ricordava di ciascuno.

Per lui l’insegnamento era una condizione esistenziale, un modo di essere, imprescindibile. Lo definiva il mestiere più bello del mondo e perfino lui ricordava il nome di maestre e maestri, sin dalla sua prima infanzia, con una stima e una gratitudine immensa. Credo che la passione civile per l’insegnamento e per la scuola sia uno dei tratti che più lo caratterizzano, insieme alle maniere semplici.

Seguiva con attenzione ogni trasformazione del sistema scuola, in Italia e nel resto del mondo, pronto ad approfondire soluzioni innovative per migliorare l’esperienza di apprendimento. Quando nel 2015 alla Città Educativa di Roma abbiamo ospitato il primo convegno nazionale sulla didattica capovolta Tullio ha accettato di introdurre i lavori perché convinto che la flipped classroom potesse aprire la strada a una didattica inclusiva, in cui gli studenti stiano in classe non per assistere passivi alla lezione, ma per studiare insieme ed essere seguiti individualmente.

Ai giovani il professore Tullio ricordava sempre che studiare è uno strumento di libertà, perché non può esserci democrazia senza istruzione. E agli adulti raccomandava di non smettere mai di imparare, per non rischiare la regressione secondo la regola del meno cinque, che significa perdere cinque anni di istruzione dopo aver conseguito un titolo di studio.

L’investimento nella formazione degli adulti era uno dei suoi principali cavalli di battaglia, perché lo considerava prioritario anche per la lotta alla povertà educativa. Era convinto che per vincere la partita della riforma della scuola bisognasse agire simultaneamente sui livelli di istruzione degli adulti, con attenzione alle competenze strumentali e funzionali. Considerava la scuola un’organizzazione complessa, plurale. Lui, sempre sereno e misurato, si accalorava solo se gli interlocutori non prendevano abbastanza sul serio la scuola e la sfida dell’educazione e dell’istruzione. Con dati alla mano e confronti internazionali ci ha dimostrato che ovunque la scuola di qualità è la più inclusiva e viceversa. Per questo alla Scuola secondo De Mauro abbiamo dedicato il Global Junior Challenge con un premio speciale per il dirigente e il docente innovatore. E in un ebook (Fondazione Mondo Digitale 2018) abbiamo raccolto le testimonianze di donne e uomini che in settori diversi hanno incrociato il loro lavoro con il pensiero dello studioso e lo abbiamo condiviso con quanti vivono di scuola, per ricordarci che la scuola innovativa deve anche insegnare a risolvere problemi nuovi, con creatività, come ha fatto in tempo di pandemia.

Immagine 0La copertina del booklet La scuola secondo De Mauro, edito nel 2018 dalla Fondazione Mondo Digitale

Nell’ultimo scritto che ci ha consegnato, la prefazione al volume Educazione per la vita e inclusione digitale, Tullio ribadiva come le nuove tecnologie non debbono essere imposte, «ma offerte alle scuole attraverso un processo di maturazione interna, come piattaforma idonea a rispondere alle sollecitazioni nuove che vengono dalle società contemporanee: società in rapida evoluzione, sempre più strettamente e imprevedibilmente collegate, sempre più bisognose di dotare tutte e tutti di competenze alte, appena ieri inedite, da rinnovare spesso e profondamente durante tutta l’esistenza nel lavorare, produrre, conoscere, vivere. Di qui l’esigenza di pensare l’innovazione in termini di strategia». E aggiungeva: «Una scuola innovativa è una scuola che garantisce per tutta la vita la possibilità di attingere al tesoro educativo, che fa imparare a imparare sempre e dappertutto» (De Mauro 2016)

Nello stesso anno, a ottobre, era con noi in Campidoglio nell’ultimo incontro pubblico che ci vedeva insieme, il convegno _La scuola e le grandi sfide della contemporaneità. Confronto sul modello di educazione per la vit_a. L’ingresso del professore emerito nella sala della Protomoteca è stato accolto con un’ovazione, un applauso interminabile. Di quella giornata conserviamo anche una foto di gruppo. In mezzo c’è Tullio con la mano aperta, per un saluto, sempre sereno e accogliente, come soleva essere. E così ci piace ricordarlo.

Bibliografia e sitografia citata nell’articolo

De Mauro 2005= Tullio De Mauro, Premessa a «La Fondazione Mondo Digitale: per una società democratica della conoscenza», a cura di Alfonso Molina, Roma

https://www.mondodigitale.org/it/risorse/pubblicazioni/fondazione-mondo-digitale

De Mauro 2011= Tullio De Mauro, Introduzione a «Fondazione Mondo Digitale, 2001-2011, Rapporto su 10 anni di attività», Roma

De Mauro 2012= Tullio De Mauro, Lectio Magistralis Il linguaggio in Europa e nella società contemporanea, in

De Mauro 2016= Tullio De Mauro, Prefazione, in Molina, M. Mannino, «Educazione per la vita e inclusione digitale. Strategie innovative per la scuola e la formazione degli adulti», Erickson, Trento

Fondazione Mondo Digitale 2018, La scuola secondo De Mauro, in

Serianni 2017= Luca Serianni, Un linguista democratico, domenicale del "Sole 24 Ore", 8 gennaio

1°convegno nazionale sulla didattica capovolta, in

Fondazione Mondo Digitale, Premio Tullio de Mauro, in