La risposta alla domanda di apertura è apparentemente banale: Perché i possessivi non sono determinanti (cioè non appartengono alla stessa categoria di articoli e dimostrativi) e quindi non possono sostituire l’articolo nei contesti in cui quest’ultimo è richiesto in italiano. Questo vale sia nel caso di aggettivi possessivi pronominali, come sue in (1a), sia nel caso in cui il possessore sia espresso da un sintagma nominale preceduto da preposizione , come di Giuliana in (1b):
(1) a. le sue care amiche
b. le care amiche di Giuliana
La domanda nel titolo è però legittimata dalla comparazione con lingue vicine all’italiano, come il francese (2) e lo spagnolo (3), che pure hanno il determinante obbligatorio in molti contesti ma quando un possessivo pronominale si trova prima del nome, omettono l’articolo determinativo, come in (2/3a); l’articolo invece appare con il sintagma nominale preceduto da preposizione (2/3b), o quando l’interpretazione è indefinita (2/3c):
(2) a. ma chère amie
b. l’amie de Pierre
c. une chère amie à moi
(3) a. mi querida amiga
b. la amiga de Pedro
c. una querida amiga mia
La domanda è legittimata anche dal fatto che in italiano si verifica un caso analogo a (2)-(3) con i nomi di parentela al singolare, in cui manca l’articolo se il possessivo precede il nome (4a) ma è obbligatorio se il possessivo segue il nome (4b) o se l’articolo è indeterminativo (4c):
(4) a. mia sorella, tua zia, vostra cugina
b. la sorella mia, la zia tua, la cugina vostra
c. una mia sorella, una tua zia, una vostra cugina
I dati in (1)-(4) sollevano la domanda inversa rispetto a quella iniziale:
Perché i possessivi, pur non essendo determinanti , e quindi non essendo incompatibili con l’articolo possono ricorrere senza articolo in alcuni contesti?
Per rispondere a questa domanda meno ovvia, e quindi più difficile ma anche più interessante, dobbiamo prima riflettere sulla relazione tra nome e possessivo (i), poi considerare le proprietà dei contesti che richiedono o proibiscono l’articolo (ii) e, infine, chiederci quali possessivi possono apparire nei contesti senza articolo (iii).
(i) La relazione tra possessivo e nome è diversa dalla relazione che si instaura nella combinazione di aggettivo e nome. Un aggettivo modifica e restringe la descrizione del nome; ad es. romanzo interessante denota l’intersezione tra la proprietà di essere “romanzo” e quella di essere “interessante”. Questa proprietà intersettiva deve combinarsi con un determinante per denotare un referente (cioè per essere attribuita ad un individuo concreto o astratto che entra a far parte del discorso condiviso da chi parla e chi ascolta). In altre parole, se il referente è definito (cioè già noto a chi parla e chi ascolta) avremo un articolo determinativo ( il romanzo interessante ), se è indefinito (non ancora noto, introdotto per la prima volta) avremo un articolo indeterminativo ( un romanzo interessante ).
A differenza dell’aggettivo, il possessivo ha riferimento autonomo rispetto al nome che modifica (nel senso che fa riferimento ad un individuo diverso). Nell’esempio il tuo romanzo interessante , l’intera struttura nominale è di terza persona singolare, mentre l’aggettivo possessivo tuo fa riferimento alla seconda persona singolare del possessore. Dunque, pur concordando con il tratto maschile singolare di romanzo , l’aggettivo possessivo tuo fa riferimento all’interlocutore o interlocutrice, indipendentemente dal genere, proprio come il pronome tu che non marca il genere di chi ascolta. Con i nomi comuni come romanzo possiamo ma non dobbiamo necessariamente specificare una relazione con un’altra entità. Quel romanzo è un’espressione ben formata (è accettata da chi parla l’italiano come parte della lingua italiana) senza che sia sottintesa una relazione con un altro referente. Per questa ragione, il possessore è opzionale ed è interpretato solo se è espresso.
(ii) I nomi di parentela invece denotano intrinsecamente una relazione. Il loro significato implica che ci sia un’entità con cui intercorre questa relazione. Non esiste figlia senza che venga implicata l’esistenza di una madre o di un padre e non si interpreta il concetto di madre se non si implica l’esistenza di un figlio o di una figlia. La presenza dell’aggettivo possessivo rende unico il riferimento del nome di parentela, proprio come fa un articolo determinativo. Ad esempio, se sto parlando di Giovanni posso dire Conosco la figlia oppure Conosco sua figlia . In entrambi i casi mi riferisco ad una referente unica che viene definita dalla proprietà di essere la figlia in relazione a Giovanni. Se Giovanni ha più figlie e io ne conosco solo una dirò: Conosco una sua figlia / una figlia sua , ma non potrò sottintendere il possessivo in presenza di un articolo indeterminativo * Conosco una figlia .
Dunque è una proprietà dei nomi di parentela avere una relazione privilegiata espressa da un possessivo la cui presenza (implicita o esplicita) rende il nome equivalente ad una espressione nominale definita. Questa relazione speciale ci fa “risparmiare” l’articolo quando il possessivo prenominale è esplicito. Tuttavia, in italiano (e qui è la differenza con il francese e lo spagnolo citati sopra), questo è possibile solo se si verificano tre ulteriori condizioni:
- Il riferimento del nome di parentela deve essere singolare; al plurale l’articolo è obbligatorio ( le mie sorelle, i tuoi nonni, le vostre cugine, i nostri zii , ecc.).
- Il nome di parentela non deve essere modificato da morfologia derivazionale; quando è modificato ricompare l’articolo ( la mia mammina , il tuo fratellone , la sua matrigna , la nostra sorellastra , il nostro figlioccio ).
- L’espressione nominale non può essere modificata da aggettivi descrittivi; se lo è torna ad essere necessario l’articolo ( la mia adorata mamma, il mio caro fratello, la sua povera nonna ).
(iii) Dagli esempi visti finora, possiamo osservare che i possessivi che ricorrono senza articolo con i nomi di parentela hanno riferimento pronominale (corrispondono alle persone del discorso, prima, seconda e terza, singolare o plurale) e sono di categoria aggettivale (come dimostrato dal fatto che concordano per genere e numero con il nome testa). Ci sono però due forme possessive con riferimento pronominale che non sono aggettivi in italiano come dimostra il fatto che non concordano con il nome. Queste sono la terza persona plurale loro e il pronome relativo cui . Entrambe sono forme residuali di genitivo, derivate dal latino ILLORUM e CUIUS, rispettivamente. Queste forme pur essendo pronominali e pur ricorrendo prima del nome, richiedono l’articolo, come in la loro sorella , la cui cugina .
Dobbiamo quindi formulare anche una condizione categoriale sul possessivo pronominale senza articolo, che è quella che sia un aggettivo e non un pronome genitivo.
La nostra risposta alla domanda inversa (Perché alcuni possessivi in alcuni contesti non sono preceduti dall’articolo?) è che i possessivi prenominali instaurano una interpretazione di unicità del possesso che rende inutile l’inserimento di un articolo determinativo. Questo risparmio di articolo deve rispettare condizioni che variano da lingua a lingua e che riguardano la forma del possessivo (aggettivale, genitivale, preposizionale) e la classe nominale del possesso (nomi comuni – nomi di parentela).
Siamo ora in grado di rispondere in modo meno banale alla domanda iniziale. Con i nomi comuni il determinante non è omesso in italiano moderno, perché il possessivo prima di un nome comune non è sufficiente a segnalare l’interpretazione di unicità e definitezza che invece si ottiene con i nomi di parentela.
Visto che una domanda tira l’altra, possiamo chiederci se in italiano sia sempre stato così. Ebbene, in italiano antico troviamo una variazione libera tra presenza e assenza di articolo prima di un possessivo prenominale, sia con i nomi comuni (5) sia con i nomi di parentela (6), addirittura nello stesso testo, a poche righe di distanza:
(5) a. Dov'è tuo tesoro? ( Novellino , p. 40 r. 13)
b. Ov'è il tuo tesoro? ( Novellino, p. 40 r. 21),
(6) a. egli àe morto lo mio padre e la mia madre (Tristano Ricc. cap 63, p. 113, r.3)
b. tu ài morto mio padre e mia madre (Tristano Ricc. cap 63, p. 117, r.9).
I mutamenti nella ricorrenza di aggettivo possessivo prenominale e articolo che si riscontrano dall’italiano antico all’italiano moderno sono due: partendo dall’opzionalità generalizzata in presenza di un possessivo prenominale, l’articolo diventa obbligatorio con tutti i nomi tranne che con i nomi di parentela al singolare dove diventa obbligatoriamente omesso. In ultima analisi, si tratta quindi di un effetto dovuto alla sintassi dell’articolo determinativo che ha una distribuzione molto più estesa che in altre lingue romanze. Ad esempio in spagnolo si dice mi libro e mi madre, in francese mon livre e ma mère, in entrambi i casi manca l’articolo in presenza di un possessivo indipendentemente dal tipo di nome modificato dal possessivo. Questo vale anche per portoghese e catalano di cui omettiamo gli esempi.
Riferimenti bibliografici
Cordin, Patrizia. 2001/2022. I possessivi: pronomi e aggettivi. In Lorenzo Renzi, Giampaolo Salvi, Anna Cardinaletti (a cura di) Grande Grammatica Italiana di Consultazione v. 1, 619-630. Libreriauniversitaria.it Edizioni, Padova.
Giusti, Giuliana. 2007. I possessivi in italiano antico. In Roberta Maschi, Nicoletta Penello, Piera Rizzolati (a cura di) Miscellanea di studi linguistici offerti a Laura Vanelli, 387-396. Forum, Udine.
Giusti, Giuliana. 2010. I possessivi. In Giampaolo Salvi, Lorenzo Renzi (a cura di) Grammatica dell’Italiano Antico, 359-375. Il Mulino, Bologna.
Giusti, Giuliana. 2022. Aggettivi possessivi in alcune varietà italoromanze antiche e moderne. In Stefan Schneider, Giampaolo Salvi, Jacopo Garzonio (a cura di) La descrizione Grammaticale dell’Italiano. Parte 2 – Dall’Italiano Antico all’Italiano Moderno. Storie e Linguaggi 8, 117-143.
Ecco l’elenco degli articoli della serie I perché dell’italiano. Domande e risposte su strutture e usi (curata da Roberta Grassi ed Enrico Serena ), finora comparsi in Lingua italiana, Treccani.it:
Giuliano Bernini, Introduzione
Elisabetta Bonvino, Perché in alcuni casi il soggetto segue il verbo?
Salvatore Claudio Sgroi, Perché si dice "Se io andassi alla festa mi annoierei" e NON SI DICE "se io andrei mi annoierei" e NEPPURE SI DICE "se io andrei mi annoiassi"? - Sulle Regole e le norme del periodo ipotetico
Massimo Palermo, Perché in alcuni casi è necessario esprimere il soggetto?
Luisa Corona, Perché il verbo “andare” ha sia forme come “andiamo” e “andate” che forme come “vado” e “vai”?
Giuliana Fiorentino, Perché si dice “la ragazza che ho visto” ma non “la ragazza che le ho parlato”?
Andrea Sansò, Perché il passivo in italiano ha tre ausiliari ( essere , venire , andare )?
Matteo Pellegrini, Perché “ bello” crea “ bellezza” ma “ carino” crea “ carineria” ?
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