01 marzo 2022

La poesia eretica degli opposti

Le raccolte poetiche

Pier Paolo Pasolini, poeta antinovecentesco e antiermetico, pubblica diverse raccolte poetiche: Poesie a Casarsa (Bologna, Libreria Antiquaria Mario Landi,1942); La meglio gioventù (Firenze, Sansoni, 1954), dedicata a Gianfranco Contini; Le ceneri di Gramsci (Milano, Garzanti, 1957); L’Usignolo della Chiesa Cattolica (Milano, Longanesi, 1958; II ed. Torino, Einaudi, 1976); La religione del mio tempo (Milano, Garzanti, 1961); Poesia in forma di rosa (Milano, Garzanti, 1964); Trasumanar e organizzar (Milano, Garzanti, 1971); La nuova gioventù (Torino, Einaudi, 1975). A queste raccolte si aggiunge un’antologia – curata dallo stesso autore – di componimenti già editi, dal titolo Poesie (Milano, Garzanti, 1970), e la silloge postuma Le poesie (Milano, Garzanti, 1976), che riunisce testi già pubblicati e qualche inedito (Mengaldo 1981, 777-779; Afribo-Soldani 2012, 106).

 

Gli esordi, tra dialetto e raffinata intertestualità

L’esordio di Pasolini come poeta avviene con Poesie a Casarsa (1942), in dialetto friulano scevro da patine vernacolari (Contini 1943, al riguardo, ha parlato di lingua «quasi marmorea, che s’affranca senza lotta dai ritmi canonici delle abitudini paesane»). Queste poesie poi confluiranno – con ulteriore produzione dialettale in casarsese e in altre varietà friulane e venete del decennio successivo – nell’opera La meglio gioventù (1954), i cui testi a loro volta sono riscritti nella raccolta La nuova gioventù (1975), che include anche la ristampa de La meglio gioventù e alcune inedite liriche italo-friulane (Mengaldo 1981, 778; Bandini 2003, XVI; Testa 2011).

Nella riuscita produzione in friulano, lingua che rimanda alla madre (sebbene Bandini 2003, XVIIII ricorda che non parlava il friulano, ma il dialetto veneto della piccola borghesia), Pasolini riversa una pluralità di temi. Tra quelli che spiccano di più, si rammentano il triangolo madre-giovinezza-morte, il motivo autobiografico di Narciso, e l’autenticità del linguaggio dialettale, che richiama «un mondo leggendario e quasi sognato, già visto con gli occhi del distacco e insieme col sentimento di colpa di chi non ne è partecipe fino in fondo», in cui si trasfigura «il mito di una civiltà pre-capitalistica e intrisa di religiosità primitiva» (Mengaldo 1981, 779-781).

Seguono le poesie in italiano raccolte nel volume L’Usignolo della Chiesa Cattolica (1958, ma i componimenti risalgono al 1943-1949, sebbene Bandini 2003, XXI ipotizzi che alcuni di essi possano essere stati retrodatati, oppure rifatti). In questa opera Pasolini rende con scrittura semplice e raffinata riferimenti liturgici (innari cattolici), scritturali (San Paolo) e provenzali (Bernart de Ventadorn), che si intrecciano ai motivi già trattati nella poesia dialettale: la figura della madre, la dissoluzione del corpo, la contemplazione della propria morte. Si tratta di un «libro estremamente composito», intriso di «cattolicesimo cerimoniale e mortuario», in cui si registrano elementi che preludono al pluristilismo delle raccolte seguenti, delle quali anticipa anche la pregnanza ideologica, come dimostra la poesia intitolata La scoperta di Marx (Mengaldo, 1981, 781-782; Testa 2011).

 

Poetico e impoetico, una tensione continua

Una delle principali cifre poetiche di Pasolini, in particolare delle raccolte Le ceneri di Gramsci (1957), La religione del mio tempo (1961), Poesia in forma di rosa (1964), Trasumanar e organizzar (1971), è stata individuata nella volontà di far convivere, ereticamente, elementi che si oppongono: situazioni e linguaggi dell’attualità (gerghi, lessico impoetico, plurilinguismo) convivono con lessico aulico e soluzioni metriche e stilistiche tradizionali (terzina dantesca, uso di rime ed endecasillabi ecc.). In questa prospettiva non è un caso, dunque, che proprio l’ossimoro sia ritenuta la figura chiave di tutta l’opera pasoliniana, l’espediente retorico per rendere l’io lacerato da dicotomie interiori; a mero titolo esemplificativo, si vedano spietata Pace, angelici cori di carogne, angoscia che tramanda allegrezza, tratti dalla poesia Picasso (Le ceneri di Gramsci) (Bandini 2003, XXXI; Testa 2011; Afribo-Soldani 2012, 135).

Nelle Ceneri di Gramsci, che riflettono l’impatto dello scrittore provinciale con Roma, l’opposizione si gioca nel rapporto tra elementi definibili “impoetici” (minoritari) ed elementi “poetici” (maggioritari):

– ai primi possono essere ricondotti un certo lessico prosastico (borgata/e, porcile, orina, Ferro-Beton ecc.) e di matrice politica (comizio, impeto gobettiano), toponimi (Testaccio, Via Franklin ecc.), date (mille novecento / cinquanta due);

– ai secondi sono da ascrivere il lessico ricercato e raffinato (desco, empire, glauco afrore, lucore terreo ecc.), i colti richiami, anche metrici, al Pascoli (adozione del poemetto in terzine, il deverbale rotolìo) e ad altri poeti (Caproni: autobus rari; D’Annunzio: miniare; D’Annunzio e Montale: impaurare; Saba: lucono), la solennità e complessità del tono sintattico (Coletti 2000, 451-452; Testa 2011; Afribo-Soldani 2012, 135-137).

Nel volume La religione del mio tempo il rapporto tra elementi impoetici e poetici inizia a invertirsi, a vantaggio dei primi, soprattutto nelle sezioni finali: Umiliato e offeso. Epigrammi, In morte del realismo, Poesie incivili. Nonostante ciò, Pasolini dà vita a un linguaggio poetico di forte efficacia, raggiungendo risultati notevoli. Su questa raccolta è stato osservato che «lessico e sintassi, più che mimare i tratti del parlato, si adeguano a ritmi ormai scopertamente saggistici fino a fare talvolta della poesia un genere della critica letteraria con tanto di giudizi espliciti e articolati» (Bandini 2003, XLIV; Afribo-Soldani 2012, 137; Testa 2011, da cui si cita).

Con Poesia in forma di rosa l’inversione è oramai consolidata, e si compie pienamente in Trasumanar e organizzar. Queste ultime raccolte, soprattutto la seconda, sono definibili «romanzi autobiografici di un “poeta dilettante” che – come dice l’autore – “scrive poesie sulla sua esistenza” ostentando noncuranza stilistica e confusa sprezzatura formale» (Testa 2011).

I testi risentono del personale processo alla letteratura innescato dalle sue riflessioni sulle Nuove questioni linguistiche (1964), che sgretolano la convinzione manifestata nelle Ceneri «di essere portatore di un nuovo messaggio poetico» (Bandini 2003, L).

La convinzione di Pasolini dell’«inutilità della poesia» si riflette su più piani:

– le scelte sintattiche, stilistiche e metriche adottate sono lontane dal solco della tradizione battuto in precedenza, e tendono sempre più verso la prosa: si registrano versi in sospeso e frasi non compiute, si sgretola la forma compositiva del poemetto in terzine, si inseriscono note esplicative a supporto del testo, si adoperano molteplici codici linguistici (politichese, sindacalese, saggistico);

– il «magma» esistenziale, ideologico e artistico in cui l’autore si muove («Sono tornato tout court al magma!») risucchia il lessico più vario: anglicismi, cultismi (latinismi e grecismi) e dantismi, frasi fatte, nomi propri (Dutschke, Panagulis, Kennedy), terminologia cinematografica, locuzioni esotiche (dallo swahili all’amarico), tecnicismi di varia ascendenza (fonemi e isoglotte, che giungono dalla linguistica, economizzatore), turpiloquio e linguaggio colloquiale, voci e frasi in romanesco (generone, pischelli, Mo’ dite che nun è vero).

Anche i temi delle poesie risentono di questo magma, come dimostrano alcuni titoli di Trasumanar e organizzar: Comunicato all’Ansa; Fertilizzanti; Il piagnisteo di cui parlava Marx; L’enigma di Pio XII (Testa 2011; Afribo-Soldani 2012, 137-138).

Riguardo a questo periodo poetico, Mengaldo (1981, 779) osserva che Pasolini «venne sempre più affidando ai versi il ruolo di braccio secolare della sua aspra contestazione del presente».

 

Un consuntivo (fra i tanti possibili)

Introducendo l’intera opera poetica di Pasolini, Bandini (2003, XV) afferma che «l’unica cosa che permane identica a se stessa è il modo con cui, nella teoria e nella pratica, Pasolini pensa alla scrittura poetica come scrittura privilegiata, luogo dell’assoluto, dove ogni asserzione diventa verità e il privato può presentarsi come un universale». Per il resto, è indubbio che la traiettoria del percorso poetico pasoliniano si caratterizza per la sua estrema eterogeneità: parte dal dialetto di Poesie a Casarsa e La meglio gioventù e passa attraverso la raffinata raccolta L’Usignolo della Chiesa Cattolica, per poi approdare al dinamico equilibrio di opposti delle Ceneri di Gramsci e La religione del mio tempo, sbilanciato di volta in volta verso elementi stilisticamente e lessicalmente contrastanti, e giungere infine a soluzioni che privilegiano l’impoetico e l’apoetico in Poesia in forma di rosa e in Trasumanar e organizzar.

Insomma, Pier Paolo Pasolini corsaro anche nel percorrere i sentieri multiformi della poesia.

 

Bibliografia

Afribo-Soldani 2012 = Andrea Afribo e Arnaldo Soldani, La poesia moderna. Dal secondo Ottocento a oggi, Bologna, il Mulino («L’italiano: testi e generi»).

Bandini 2003 = Fernando B., Il “sogno di una cosa” chiamata poesia, in Siti 2003, XV-LVIII.

Coletti 2000 = Vittorio C., Storia dell’italiano letterario. Dalle origini al Novecento, Torino, Giulio Einaudi editore [I ed. 1993].

Contini 1943 = Gianfranco Contini, Al limite della poesia dialettale, in «Corriere del Ticino», anno IV, numero 9, 24 aprile 1943.

Mengaldo 1981 = Poeti italiani del Novecento, a cura di Pier Vincenzo Mengaldo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore («I meridiani») [I ed. 1978].

Siti 2003 = Pier Paolo Pasolini, Tutte le poesie, a cura e con uno scritto di Walter Siti, saggio introduttivo di Fernando Bandini, cronologia a cura di Nico Naldini, 2 voll., Milano, Mondadori («I meridiani»).

Testa 2011 = Enrico Testa, Pasolini, Pier Paolo, in Enciclopedia dell’italiano, a cura di Raffele Simone, con la collaborazione di Gaetano Berruto e Paolo D’Achille, 2 voll., Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2010-2011 [si cita dalla versione in rete: <https://www.treccani.it/enciclopedia/pier-paolo-pasolini_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/>].

 

Immagine: Pier Paolo Pasolini, portrait by italian artist Graziano Origa, pen&ink, 1976

 

Crediti immagine: Origafoundation, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons


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