Le scuole d’italiano per stranieri sono attività tutt’altro che marginali in un Paese che ama propagandarsi come quello in cui si parla “la quarta lingua più studiata al mondo” (falso clamoroso, ma tant’è!). Drammatica è però la loro situazione dal punto di vista del riconoscimento identitario perché «la connessione fra scuole di lingua italiana per stranieri e turismo linguistico e culturale è fatto sconosciuto ai più (cosa che dispiace) e ignoto alle istituzioni (cosa che indigna)», dice Roberto Tartaglione: invisibilità politica ben evidente in clima di pandemia e soprattutto di mancati ristori, ma che svanisce miracolosamente quando le istituzioni, estere e italiane, cercano collaborazioni. Alberta Lai riferisce in proposito di una vera e propria «alleanza fra gli Istituti Italiani di Cultura e le scuole di italiano in Italia che perseguono il medesimo obiettivo, anche incentivando il turismo di qualità in Italia». Se si parla di “turismo di qualità” allora perché dimenticarsi che proprio gli utenti di queste scuole sembrano essere gli eredi dei viaggiatori del Grand Tour? Proprio quei viaggiatori, certo di qualità!, le cui considerazioni nei libri di viaggio ricordano tanti atteggiamenti dei moderni studenti d’italiano, «e non solo per il comune entusiasmo di camminare sulla storia e di poter vedere dal vivo le radici della nostra cultura», afferma Tartaglione. Ma anche per chi viene in Italia per lavoro queste scuole hanno il ruolo insostituibile di immergere gli iscritti in un vero bagno culturale italiano: «gli insegnanti sono veramente degli straordinari ambasciatori dell'Italia», sottolinea a proposito del suo viaggio fra scuole di Milano, Roma e Siracusa il giornalista Frank Hornig. Ed in effetti va detto che, specialmente in clima censorio per eccessivi timori editoriali verso una imprecisata correttezza politica, spesso i testi d’italiano sono costretti a trasmettere «un’immagine semplificata e monodimensionale dell’Italia contemporanea», rileva Enrico Serena; e agli insegnanti spetta il compito di colmare questo vuoto. Le scuole per stranieri sono del resto palestre per la formazione di giovani insegnanti che in qualche caso, come ricorda Sergio Sabbatini, spiccano da lì il volo per brillanti carriere all’estero e magari «hanno ora nel loro curriculum pubblicazioni di libri, alcuni anche molto noti, nel campo dell’italiano per stranieri». D’altra parte è proprio dall’esperienza viva di queste scuole che possono partire e partono spunti di aggiornamento didattico assai interessanti, fino alla proposta caldeggiata da Giorgio Massei di un «italiano Lingua Straniera in Italia» a metà strada fra L2 (lingua seconda) e LS (lingua straniera).
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