di Daniele Scarampi*

In principio ci fu il primo Albert_one_, negli anni Settanta e Ottanta, ossia l'indimenticato Tassinaro, “grande” per meriti professionali. Poi, nei Novanta, giunse come un nembo un secondo Albert_one_, Tomba la Bomba, “grande” per meriti sportivi; quindi, all'alba del nuovo millennio, salì agli onori delle cronache mondane un Merolone, al secolo Valerio Merola, re indiscusso del gossip, “grande” per (de)meriti sessuali.

Ora, invece, è il momento di un nuovo protagonista extra large: il Concorsone; grande anch'esso, ma per meriti decisamente discutibili, come più avanti approfondiremo, non prima d'aver dato uno sguardo al nutritissimo mondo delle alterazioni lessicali.

Dal portoghese al russo

La maggior parte delle lingue romanze - soprattutto l'italiano -  e delle lingue slave può contare su un sistema articolato di accrescitivi morfologici (Grandi, 2003): in italiano -one, -ona, raro -a; in spagnolo -ón, -ona, -azo, -aza; in portoghese -ão, -ona, aço, aça; in rumeno -oi; ma anche -išce in russo, -isko in polacco e in ceco, -ište in serbo-croato e in macedone. Gli esempi romanzi discendono direttamente dal suffisso latino -(i)o, -(i)onis (molto produttivo nella formazione di nomi di mestiere, di funzione e di strumento), figlio a sua volta di una variegata famiglia di forme indoeuropee in -e/-on, utilizzate soprattutto per dar luogo a nomi animati.

Tra i suffissi alterativi più noti, -one è quello di certo più polisemico e polifunzionale (Costa, 2013; Grandi, 2003); si combina con basi nominali, aggettivali, verbali e in piccola parte avverbiali, generando occorrenze che designano il possesso di una qualità – di solito fisica – particolare o di un'attitudine eccessiva e grottesca nel compiere una certa azione.

Il suffisso alterativo, dunque, precisa il significato dell'occorrenza in relazione alla dimensione e al valore, con evidente sfumatura accrescitiva e accrescitivo-peggiorativa.

Il bambino e il rosone

Suffisso derivazionale antonimo di -ino, -one dà luogo, come per altro tutte le forme alterate, ad alterati vivi  sempre riconducibili alla base di partenza (bambino, bambin-one), alterati lessicalizzati con significato autonomo rispetto alla base (rosa, ros-one) e alterati apparenti, formatisi da un suffisso con valore relazionale.

Ora, definire la funzione semantica di un suffisso alterativo, -one in particolare, non è operazione agevole in quanto occorre sempre fare i conti con il cotesto, il contesto e la situazione discorsiva.

Partendo dalle basi

Su base nominale, il suffisso -one individua principalmente occorrenze con un significato quantitativo-dimensionale (formica, formic-ona), ma anche temporale (vacanza, vacanz-ona), oppure vincolato all'intensità dell'azione (schiaffo, schiaff-one). Le occorrenze alterate possono avere tuttavia un valore anche quantitativo, con connotazione valutativa (Costa, 2013): mediante una sfumatura ironico-spregiativa (capell-one, professor-one), ironico-positiva (una bella svedes-ona, ma anche un ragazzo piaci-one), sarcastica e riferita a una parte del corpo (in senso positivo, come nel caso di cervell-one o in senso negativo, per esempio in panci-one), peggiorativa di un'abitudine (un uomo poltr-one), peggiorativa di una caratteristica intellettuale (un tizio credul-one) o di un comportamento sociale (un farfall-one).

Su base avverbiale o aggettivale, invece, il suffisso -one assume un significato simile al superlativo assoluto, come in ben-one; su base verbale, infine, -one torna alla sua funzione originaria e latina, attraverso la quale si connotava una certa caratteristica senza dover ricorrere necessariamente all'idea di grandezza, come nel caso di mangi-one.

Essere pragmatici

Gli alterati possono avere altresì una spiccata funzione pragmatica, a seconda del contesto comunicativo nel quale vengono utilizzati dal parlante o dallo scrivente. Nell'uso colloquiale e discorsivo, ad esempio, l'accrescitivo può evidenziare una funzione di cortesia (aver bisogno di un favor-one) che mitiga la richiesta inoltrata; non solo: può stemperare la preoccupazione di qualcuno (tutti quei sospir-oni per nulla) oppure sottolineare un miglioramento estetico (ma che bel ragazz-one il nostro Francesco!).

Occorre a questo punto notare un particolare interessante, per altro graduale come ogni mutamento linguistico: il latino e il greco antico, in origine, erano sprovvisti di suffissi tipicamente accrescitivi (Grossmann-Rainer, 2004). Dunque il suffisso -(i)o, -(i)onis designava inizialmente il possessore di una caratteristica insolita o eccessiva, ma non necessariamente legata all'idea di grandezza; la valenza accrescitiva si sviluppa in itinere e, causa una sorta di transazione semantica, il suffisso inizia a individuare non tanto il possessore quanto la caratteristica stessa, talvolta un'azione sgradevole o inopportuna.

Grande concorso ma grande calderone

Il risultato è una notevole polisemia della forma alterata (Bosco, 2003), come ben si può notare nel termine cavall-one, accrescitivo di cavallo, ma anche indicante una grande onda marina e, in traslato, una persona dai movimenti dinoccolati.

Ora, tra gli alterati che, rispetto alla base, stanno subendo un evidente processo di risemantizzazione, l'abusatissimo concorsone (219 mila occorrenze su Google l'8 settembre 2016) è un esempio luminoso.

Il termine infatti si sta rapidamente lessicalizzando, a causa dell'uso ironico e sarcastico che sempre più spesso se ne fa; sarebbe riduttivo – e semanticamente fuorviante – considerare la forma concorsone solo come un alterato vivo, ossia, banalmente, un 'grande concorso'.

All'accezione accrescitiva è subentrata con decisione una vincolante sfumatura peggiorativa, suggerita anche dalla grafia della parola, quasi sempre virgolettata. Per esempio, concorsone, lungi da essere solo un grande concorso, è (per gli addetti ai lavori, ma anche per una buona parte dell'opinione pubblica) un “grande calderone”, che punta a includere e valutare, contemporaneamente, una masnada di aspiranti, per lo più eterogenea nonostante la comune esperienza scolastica.

Concorsone, poi, è anche un “grande raggiro”, non solo per chi vi ha partecipato fallendo, perché millanta in modo infido un risultato grande per molti e promette illusoriamente la risoluzione dei problemi occupazionali di un'intera categoria di precari storici. E ancora: concorsone è un “grande meccanismo contraddittorio” perché, pur offrendo la stabilizzazione per i docenti, li sottopone a prove assurde al fine di bocciarne la maggior parte.

Concorsone è infine un “grande danno”, perché sono noti a tutti i numerosi disservizi, le estenuanti lungaggini e le presunte irregolarità che ne accompagnano lo svolgimento.

L'incidenza del termine nelle testate giornalistiche, on e offline, nelle agenzie di stampa, nei media e in una parte del linguaggio burocratico, è capillare; tuttavia solo in percentuale ristretta l'accrescitivo è utilizzato unicamente nella sua accezione dimensionale, come nei seguenti casi: “Concorsone docenti: prove scritte concluse...” (Il Sole24 ore del 1° giugno 2016), oppure: “È partito regolarmente il concorsone degli insegnanti...” (Ansa.it del 28 aprile 2016).

Lessicalizzazione

Nella maggior parte dei casi concorsone è utilizzato in modo ironico, polemico e sarcastico, non più dunque come alterato vivo, ma come alterato lessicalizzato. Ecco una breve miscellanea di esempi recenti: “Scuola: le sabbie mobili del concorsone” (La Repubblica.it del 17 agosto 2016); “Insegnare è la tua missione? Allora lascia perdere il concorsone” (Il Foglio.it del 24 luglio 2016); “Concorsone: caccia agli esaminatori dopo la maxi fuga...” (Il Messaggero.it del 24 luglio 2016); “Sul banco degli imputati il concorsone” (Huffingtonpost.it del 23 agosto 2016); “Ma sono così tanti i dubbi e le contestazioni sul concorsone” (Il Corriere.it del 22 agosto 2016); “Gli insegnanti esclusi dal 'concorsone' ci riprovano...” (La Stampa.it del 25 agosto 2016); “In questi giorni è esploso il caso del cosiddetto 'concorsone'...” (Il Giornale.it del 24 agosto 2016); “Io docente precaria e il concorsone-incubo” (L'Espresso.it  del 2 maggio 2016); “Concorsone: ecatombe in Liguria” (Il SecoloXIX.it del 5 agosto 2016); “Sul concorsone renziano l'incertezza aumenta...” (Il Manifesto.it del 29 aprile 2016); “Concorsone: i prof furiosi, 'bocciati ma non somari'” (Il Fatto Quotidiano.it del 25 agosto 2016); “Il Concorsone degli insegnanti sembra più un surreality show” (Il Foglio.it del 24 luglio 2016); “Al concorsone arrivano i carabinieri...” (Il Tempo.it del 29 aprile 2016).

Interprofessionale

Sarebbe tuttavia erroneo ritenere che l'etichetta “concorsone” si sia appiccicata soltanto al mondo della scuola, niente affatto.

Essa non ha risparmiato neppure le forze dell'ordine: “Esclusi ingiustamente dal concorsone 'truffa' per l'accesso alla qualifica di vice sovrintendente della Polizia di Stato” (nsp-polizia.it del 5 settembre 2016); il personale ospedaliero: “A Firenze il concorsone per infermieri: in 6 mila al palasport” (La RepubblicaFirenze.it del 21 giugno 2016); i giornalisti: “La beffa infinita del concorsone RAI: solo otto lavoreranno a Roma” (La Notiziagiornale.it del 7 giugno 2016); la pubblica amministrazione: “Concorsone funzionari regione, il Consiglio pugliese assume sùbito i vincitori” (Baritoday.it del 28 luglio 2016); i funzionari ministeriali: “Ministero della Giustizia: in arrivo il concorsone” (LiveSicilia.it del 5 settembre 2016); il personale educativo: “Concorsone per educatori nei servizi comunali: via la test a Sesto San Giovanni” (Il Giorno.it del 13 luglio 2016).

Come si può notare, la valenza peggiorativa del termine è dominante e viene evidenziata da sostantivi o aggettivi inequivocabili, a causa dei quali il concorsone diventa “una truffa” oppure “una beffa infinita”. In alcuni casi, invece, è il cotesto a far emergere la sfumatura polemica o sarcastica, come per esempio nel caso dei seimila aspiranti infermieri, “stipati” nel palasport e presumibilmente destinati alla decimazione durante le prove di valutazione.

Ciò nonostante, in conclusione, ritengo che l'esempio più lampante del processo di risemantizzazione del termine “concorsone” si possa individuare nell'universo dei cinguettii: infatti l'hashtag #concorsone è divenuto virale su twitter tanto quanto #concorsotruffa; i due hashtag, soprattutto tra i docenti impegnati sui social, sovente si sono fusi, sono stati avvicinati o si sono comportati come interscambiabili, assumendo pertanto la medesima connotazione semantica.

Riferimenti bibliografici

L. Serianni, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Italiano, Garzanti libri, 2012.

M. Grossmann, F. Reiner (a cura di), La formazione delle parole in italiano, De Gruyter, 2004.

M. Costa, Morfologia valutativa, in S.Bosco/M.Costa, Italiano e tedesco: questioni di linguistica contrastiva, dell'Orso, 157-188 Uni Torino, 2003.

N. Grandi, _Matrici tipologiche vs. tendenze areali nel mutamento morfologico. Genesi della morfologia valutativa in prospettiva interlinguistica,_in «Lingue e linguaggio», 3, 103-145, Università degli Studi di Milano Bicocca, 2003.

N. Grandi, Mutamenti innovativi e conservativi nella morfologia valutativa dell'italiano. Origine, sviluppo e diffusione del suffisso accrescitivo -one, in N.Maraschio/T. Poggi Salani (a cura di), Italia linguistica anno Mille- Italia linguistica anno Duemila. Atti del XXXIV Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana, Roma, Bulzoni, 2003.

*Daniele Scarampi è dottore in Storia, orientamento antico, presso l'Università degli Studi di Genova. Insegnante di Lettere negli Istituti d'istruzione secondaria della provincia di Savona, si occupa, tra l'altro, di problemi di didattica e di didattica dell'italiano. Ha collaborato con alcune riviste locali d'ambito culturale e divulgativo. Ha esordito in letteratura, nel 2010, con un romanzo breve.

Immagine: Una stanza d’esame in una scuola superiore

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