Giuseppe Antonelli ha recentemente pubblicato un libro intitolato “Il museo della lingua italiana” (Mondadori, 2018), in cui struttura un percorso virtuale all’interno di un “museo da sogno”, come scrive il linguista. Attraverso l’esposizione di documenti, immagini e oggetti, si percorre la storia e si sfogliano le varietà dell’italiano partendo dal graffito di Commodilla (IX secolo a.C.) fino agli italianismi nel mondo contemporaneo, rappresentati dalla riproduzione di un barattolo della Heinz (“spaghetti – pasta in our classic sauce”). Antonelli pensa che il libro-museo – una sorta di architettura bidimensionale – potrebbe essere la premessa di un museo vero, fatto di ferro, vetrate, cemento, teche e apparati multimediali, che si aggiungerebbe ai 65 circa già esistenti nel mondo dedicati ad altrettanti idiomi, i due/terzi dei quali dislocati in Europa. Un museo non per museificare la lingua, ma viceversa per rappresentarne il movimento non finito in simbiosi con la storia (le tante storie) e la cultura del nostro Paese (anche quando non era ancora una nazione). Ci è sembrato interessante convocare idealmente intorno a questo progetto di valorizzazione dell’italiano le voci di alcuni importanti esponenti di quelle istituzioni che da secoli o da decenni, ma sempre in modo altamente qualificato, si occupano della diffusione della conoscenza, della valorizzazione e della promozione della lingua italiana nel mondo: Michele A. Cortelazzo (Presidente dell’Associazione per la storia della lingua italiana), Alessandro Masi (Società Dante Alighieri), Francesco Sabatini (Presidente onorario dell’Accademia della Crusca), Luca Serianni (già Ordinario di Storia della lingua italiana della Sapienza – Università di Roma e dal 2017 Consulente del Ministero dell'istruzione per l’apprendimento della lingua italiana). Completano lo Speciale un intervento di Lucilla Pizzoli sui musei dedicati alle lingue nel mondo e una recensione del “Museo della lingua italiana” scritta da Leonardo Rossi.