di Marinella Ferrino*

Mentre ci stiamo preparando per tornare sulla Luna e arrivare su Marte, le permanenze dell’Uomo in orbita su SKYLAB, MIR e sulla Stazione spaziale internazionale continuano a fornirci dati importanti per interpretare l’adattamento dell’uomo all’assenza di gravità e i conseguenti cambiamenti posturali, fisiologici, psicologici e comportamentali che ridefiniscono lo spazio fisico e lo spazio sociale e diventano oggetto dell’indagine prossemica.

Comunicare capovolti

Facciamo l’esempio di due persone che si incontrano in un nodo di connessione della Stazione e possono interagire capovolte l’una rispetto all’altra. Questa situazione non è in alcun modo codificata dalla prossemica tradizionale ma offre una possibilità di stabilire nuove regole di un’interazione che può partire dal più semplice gesto di ri-orientarsi per ritrovare la percezione convenzionale dell’altro – come dichiarato da un astronauta da noi intervistato –, oppure di valutare la complessità delle nuove interazioni prossemiche e ricercare nuove strategie di comunicazione rese possibili dalle peculiari caratteristiche dell’ambiente microgravitazionale dove il concetto di parete, pavimento e soffitto perde ogni significato.

Nuove regole, senza sapere

Tuttavia, per ovviare all’inevitabile senso di disorientamento si è cercato di introdurre nella progettazione dei moduli abitati degli elementi visivi che aiutano a recuperare il sistema di riferimento terrestre perduto, in quanto il sistema vestibolare che regola l’orientamento del corpo sulla Terra in assenza di gravità è silente.

Possiamo dire che, partendo da situazioni terrestri dove si devono rispettare delle regole non insegnate che fanno parte del nostro bagaglio comportamentale, arriviamo nello Spazio a situazioni in cui dobbiamo fornire delle regole precise di comportamento senza conoscere come nella realtà si comporteranno le persone e quali saranno gli effetti delle interazioni.

Strategie di orientamento

Nello spazio microgravitazionale, i riferimenti terrestri orizzontali (davanti, dietro, destra, sinistra) e verticali (up and down) assumono valenze diverse; in assenza di peso, l’uomo in postura neutra sperimenta nuove strategie di orientamento del corpo e di operabilità degli equipaggiamenti, non prevedibili a terra.

A questo si aggiungono altri cambiamenti fisiologici, come la demineralizzazione dell’osso e le alterazioni del sistema visivo, poi la diversa percezione dello spazio, del tempo, del colore e degli odori, insieme agli effetti psicologici dovuti al confinamento, alla monotonia e alla lontananza dalla famiglia; inoltre, ulteriori problemi possono derivare dall'eterogeneità culturale dei membri di un equipaggio.

Gruppi multiculturali

In questo ambito, l’importanza del ruolo delle differenze culturali nelle relazioni interpersonali tra i membri dell’equipaggio è ormai riconosciuto ed oggetto di molti studi, nei quali vengono analizzati gli effetti dell’isolamento e confinamento sulla performance dell’uomo sia durante lunghe permanenze nello Spazio (e quindi in condizioni di stress fisio-psicologico dovuto anche all’assenza di gravità), sia in condizioni di simulazione a terra e in analoghi ambienti estremi, come ad esempio l’Antartico.

Uno degli obbiettivi è quello di definire meglio i criteri di selezione degli astronauti e dei cosmonauti e di migliorare le competenze interpersonali e di comunicazione con training interculturali che siano orientati al gruppo e non all'individuo. La ricerca è orientata quindi a valutare il comportamento di gruppi eterogenei e multiculturali per favorire la selezione di un equipaggio adatto a missioni di lunga durata.

L’importanza della distanza interpersonale

I training di gruppo in corso, oltre agli aspetti di leadership, teamwork, self-care, self-management, focalizzano sulle differenze cross-culturali. In queste attività sono previste esposizioni a diversi ambienti come sottomarini o stazioni artiche e a diverse società come lunghe permanenze in Russia e in Giappone.

La compatibilità tra i membri di un equipaggio si ritiene avrà un impatto decisivo per il successo delle future missioni. Osservando e intervistando astronauti americani e cosmonauti russi prima, durante e dopo la permanenza sulla Stazione spaziale internazionale, sono emerse differenze significative relativamente alle dinamiche interpersonali e alle performance del gruppo. In situazioni di questo genere anche l’interazione prossemica, se vogliamo considerare le motivazioni fondamentali della prossemica stessa, diventano essenziali, perché proprio il significato della distanza interpersonale – come si è visto dagli studi di Hall – è fondamentale per il successo dell’interazione diadica (tra due individui) e di gruppo. I dati ottenuti provvedono alle linee guida per la selezione degli astronauti durante la fase di training, al monitoraggio a supporto della missione e al recupero psico-fisiologico dopo il rientro a terra.

Da Terra all’equipaggio

Gruppi di esperti a terra monitorano l’efficienza dei sistemi a bordo della stazione e verificano il corretto svolgimento delle attività e degli esperimenti, interagendo quotidianamente con l'equipaggio. Mediante processi standardizzati, questionari, interviste e video, vengono poi raccolti i dati che consentiranno di valutare e rivedere le procedure e i processi operativi testati a terra utilizzando l'esperienza acquisita nell'ambiente reale. Anche in questo caso, dal punto di vista della prossemica si tratta di stabilire un’efficace comunicazione tra i gruppi di persone che hanno in comune una forte motivazione perché consapevoli dell’eccezionalità dell’esperienza che stanno vivendo, tuttavia, i gruppi vivono esperienze di interazione estremamente diverse, e questo talvolta si evidenzia con una difficoltà di comprensione del comportamento e delle interazioni all’interno del gruppo altro. A supporto di ogni singolo astronauta e dell’equipaggio nel suo complesso agisce un ampio team di specialisti a terra; in questa situazione esiste una grande difficoltà a capire gli effetti delle interazioni multiple che si generano tra il gruppo a terra e l’equipaggio.

Le conoscenze acquisite in questi campi sono utili ad interpretare l'adattamento all'ambiente, la comunicazione e il comportamento sociale dell'uomo in ambienti confinati. L’analisi dei fattori cross-culturali, delle dinamiche interpersonali, inter e intragruppi, che caratterizzano queste microsocietà, forniscono informazioni di prossimità e distanze sociali utili anche nella progettazione di aree di socializzazione e di privacy degli spazi di vita e di lavoro dei sistemi abitativi in vista delle future missioni Luna e Marte.

*Marinella Ferrino, PhD in Scienze antropologiche (EurErg), consulente per la Comunità Europea (EC), svolge la sua attività presso il Dipartimento di Space Architecture & Ergonomics in Thales Alenia Space Italia. Attualmente si occupa di human factors e configuration layout a supporto della Stazione spaziale internazione e del modulo “Columbus”. Ha partecipato a progetti europei per applicazioni di realtà virtuale in area aerospaziale, alla progettazione di moduli abitati per ambienti estremi e a studi sul comportamento dell’uomo in assenza di gravità.

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