Le Parole Valgono

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Si aprono le celebrazioni della XXII edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo (SLIM), manifestazione promossa dalla Rete diplomatico-consolare e dagli Istituti Italiani di Cultura, in collaborazione con l’Accademia della Crusca e con il sostegno del Ministero della Cultura, del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Governo svizzero e dei principali partner per la promozione linguistica.

Per l’edizione del 2022 il tema tema selezionato è “L’italiano e i giovani. Come scusa? Non ti followo”. L'obiettivo è quello di mappare l’evoluzione dei linguaggi e degli strumenti di comunicazione nei contesti digitali e giovanili, valorizzando l’immagine dell'italiano come lingua rappresentativa di un Paese ma in continuo dialogo con la realtà globale.

Per l'edizione di quest'anno, l'Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha partecipatico alla realizzazione del video promozionale. 📺 Clicca qui per vederlo!

Grazie al patrimonio linguistico di cui dispone, l'Istituto propone anche una lista di 10 parole con approfondimenti e spunti per indagare l'italiano e il suo rapporto con le giovani generazioni.

Buona lettura!

universale1 - agg. [dal lat. universalis, der. di universus: v. universo1]. – 1. a. Che riguarda tutto l’universo, che si estende o è valido per l’intero universo fisico (nell’accezione scient. di questo termine): legge dell’attrazione u.gravitazione universale. b. Che comprende, riguarda, interessa tutta l’umanità: valori u., principî morali u.il linguaggio è una facoltà u. ed esclusiva degli esseri umanistoria u., di tutti i popoli e i tempi; aspirare alla pace u.l’utopia dantesca della monarchia u.lingue u. o internazionali, v. lingua, n. 4 adiluvio u., v. diluvio, n. 1 bgiudizio u., v. giudizio, n. 1 b; nella liturgia cattolica, preghiera o orazione u., quella recitata, nella messa, dopo il Credo, per tutta la Chiesa e l’umanità. In linguistica, grammatica u., quella, teorizzata spec. dai razionalisti francesi del sec. 17°, che ha come oggetto di studio gli elementi formali e logici comuni a tutte le lingue. Nella storia delle religioni, religioni u., quelle che, come il cristianesimo, il buddismo e l’islamismo, propongono un messaggio di salvezza a tutta l’umanità, tendendo quindi a diffondersi, con un costante espansionismo missionario, fra tutti i popoli, senza differenza di cultura. Come s. m., u. linguistici, i tratti tipologici, fonetici, morfologico-sintattici e semantici comuni a tutte le lingue, che possono quindi considerarsi una specie di invarianti del linguaggio umano; u. fantastici, nella dottrina vichiana, generalizzazioni operate dalla mente dei popoli nell’età ferina ed eroica quando prevale la fantasia (detti anche caratteri poetici in quanto poetica è ogni espressione ed esperienza di quei popoli, anteriore a ogni processo razionale).

gióvane - (meno com. gióvine) agg. e s. m. e f. [lat. iŭvĕnis] (nel plur., quasi esclusivam. gióvani). Che è nell’età della giovinezza: uomo g., donna g.; due gsposiuna signora giovanissimada g., in gioventù: da gera un bell’uomo; talora determinato dal complemento: gd’annigd’età; spec. in contrapposizioni: gd’anni e maturo di sennoGiovine d’anni e rugoso in sembiante (Foscolo). Per estens., giovanile: ha un viso ge frescosi mantiene sempre giovane. Con uso fig.: essere gdi spiritodi mentedi cuore, con allusione alla freschezza, all’ingenuità, alla vivacità dei sentimenti, e sim.; analogam.: avere un cuore g., lo spirito giovane
In senso relativo, che non ha ancora l’età richiesta, o l’esperienza necessaria a determinati fini: è ancora gper votaresei troppo gper decidereè gdel mestiere


Italiano - agg. e s. m. (f. -a) s. m. a. (f. -a) Persona che appartiene alla nazione o allo stato italiano: un i.; gli Italianile Italianeo Italianiio vi esorto alle storie (Foscolo); gli Italiani all’estero, gli emigrati e i loro discendenti. 
La lingua parlata in Italia: studiareimparare l’i.; parlare benemale correttamente l’i.; scrivere in buon i.; tradurre dal latino in i.; versione dall’iin latinoè un errore d’i.; in isi dice così; con valore avverbiale: parlare italiano, anche nel sign. fig. di parlare chiaro: questo si chiama parlare italiano. Anche, testo scritto in lingua italiana in quanto si contrapponga a quello di altra lingua: un poema tedesco con l’i. (ma più spesso con la traduzione i.) a fronte. Nell’uso scolastico, la lingua e insieme la letteratura in quanto materia d’insegnamento nelle scuole: professore d’ie storiatema d’i.; esame d’i.; l’alunno è carente in ie matematica.

ciao - interiez. e s. m. [voce di origine veneta, da s-ciaos-ciavo, propr. «(sono vostro) schiavo»].
– Forma di saluto amichevole, un tempo frequente soprattutto nell’Italia settentr., ora di uso internazionale; si rivolge, al momento dell’incontro o della separazione, a una o più persone a cui si dà del tu: c., come stai?C. a tutti, sono Aldo Nove e ho scritto alcuni libri apprezzati dal pubblico (Aldo Nove); è usata meno spesso nella chiusa di lettere, dove è molto confidenziale. Con riferimento a bambini, fare ciao, fare cenni di saluto aprendo e chiudendo la mano. Come s. m., invar., indica il saluto stesso: gli disse un c. frettoloso; anche per indicare la fine definitiva di qualcosa: dopo un anno di matrimonio si è stancato e ciao.

lìngua - s. f. [lat. lĭngua (con i sign. 1 e 2), lat. ant. dingua]. Locuzioni riferite alla lingua come organo essenziale della parola: sciogliere la l., tagliare il frenulo linguale, e più spesso fig., gli si è sciolta la l. o ha sciolto la l., di chi, avendo incominciato a discorrere, non la smette più; avere la lsciolta, la parola facile e pronta (anche per rimbeccare e rispondere); snodare la l., cominciare a parlare distintamente e in modo spedito (anche fig., con lo stesso sign. di sciogliere la l.); snodare o sciogliere la la qualcuno, persuaderlo o costringerlo a parlare; avere la llunga, essere pronto a rispondere sgarbatamente, a offendere, o incline a sparlare; non avere peli sulla l., parlare con estrema franchezza, senza riguardo per nessuno; avere la lin bocca, saper parlare, soprattutto per dire le proprie ragioni, e per lo più in frasi interrogative e negative: non hai la lin bocca? (e più spesso soltanto non hai lingua?non hai la lingua?), quando qualcuno non dice ciò che dovrebbe dire, o non sa sostenere le sue ragioni; non gli manca certo la l., di chi ha la parlantina facile e sa difendersi con le parole; moderarefrenare la l., tenere la l. a freno, sapersi contenere con le parole; in frasi imperative: tieni la lin bocca! (fam., non com., tieni la la casa!), per ordinare il silenzio a chi parla troppo o non come dovrebbe; hai perso la l.?, a chi se ne sta muto quando dovrebbe parlare; ha perso la l., gli manca la l., scherz., quando qualcuno non risponde a una domanda; quello che ha nel cuore ha sulla l., di persona sincera; dice tutto ciò che gli viene sulla l., di chi parla senza riflettere o senza intender bene ciò che dice; tu parli solo perché hai la l., a chi dice cose poco sensate (oppure cose spiacevoli per chi ascolta); avere sulla punta della l., di nome o parola che si conosce e si è sul punto di dire ma che sul momento non si riesce a ricordare (con altro senso, di frase o risposta che per prudenza ci si trattenga all’ultimo momento dal pronunciare); mettere la l. o mettere l., in una questione, in un discorso altrui, interloquire (più com. mettere bocca). 

Itangliano - Il termine itangliano è stato coniato, sulla scia dell’antecedente franglais (lo spanglish era di là da venire), per indicare un italiano fortemente influenzato dall’inglese e, soprattutto, caratterizzato dalla massiccia presenza di ➔ (e pseudoanglicismi) non adattati o di elementi (per es. prefissi e suffissi) inglesi o più spesso angloamericani.

La parola risale a una monografia della fine degli anni Settanta del Novecento (Elliot 1977) dove si presentavano in forma di casistica aneddotica gli esempi più eclatanti di commistione italiano-inglese riconducibili principalmente all’ambiente aziendale e ai suoi tic linguistici (in appendice al volume l’elenco dei 400 termini tipici). Altri termini sono stati coniati a definire il linguaggio che risulta dalla «mescolanza di vocaboli e costrutti italiani e inglesi»: italiaricanoitangleseitalieseitenglish (Schweickard 2006: 562), ma itangliano è la denominazione prevalente (cfr. la sua ripresa in Trifone 2007). Su un piano diverso, va anche ricordato che l’italiano anglicizzato è stato considerato una specifica varietà del repertorio contemporaneo (Sanga 1981).

innovazióne - s. f. [dal lat. tardo innovatio -onis]. a. L’atto, l’opera di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione e sim.: la nostra società richiede una profonda i., o, al plur., profonde i.; ipolitichesocialieconomiche
b. In senso concr., ogni novità, mutamento, trasformazione che modifichi radicalmente o provochi comunque un efficace svecchiamento in un ordinamento politico o sociale, in un metodo di produzione, in una tecnica, ecc.: un’ifelicericca di conseguenze e di risultatile isinora introdotte si sono dimostrate insufficientiproporreprogettaretentare innovazioniitecnologicaiorganizzativa (in un’azienda); incentivare le idei processi produttivi; anche in particolari meccanismi o prodotti dell’industria: nell’ultimo modello sono state apportate interessanti innovazioni


contemporaneità - s. f. [der. di contemporaneo]. – L’esser contemporaneo: cdi due fattidi due avvenimentirapporto di contemporaneità.

vedi anche contemporàneo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. tardo contemporaneus, der. di tempus -pŏris «tempo», col pref. con-]. – 1. a. agg. Che accade o vive nello stesso tempo, che appartiene alla medesima età: sono due avvenimenti c.; gli scrittori c. del Foscolo (con altra costruzione: il Foscolo e gli scrittori a lui c.). b. s. m. Chi vive o è vissuto nello stesso tempo di un altro: i c. di Dante. 2. a. agg. Che appartiene all’età presente, alla vita attuale: il malessere c.; i giudizî dei critici contemporanei. Con limiti più ampî nella periodizzazione storica, soprattutto a fini scolastici: l’età c., la storia c., successiva all’età e storia moderna, con inizio perciò già nel sec. 19°; analogam., la civiltà, la letteratura, l’arte contemporanea. b. s. m. Chi vive e opera nell’età presente: i c. hanno rivalutato l’arte barocca. ◆ Avv. contemporaneaménte (v. la voce).

 

cambiaménto - s. m. [der. di cambiare]. 1. Il cambiare, il cambiarsi: cdi casadi stagionedi temperaturafare un c., un gran c., spec. nelle abitudini, nel carattere e sim.; cdi stato d’aggregazione della materiacdi stato civile, ecc.; cdi scena, nelle rappresentazioni teatrali e sim. (spesso in senso fig., mutamento improvviso di situazione, di uno stato di cose); cdi indirizzo politicocdi mano, nella circolazione stradale, lo spostarsi di veicoli o persone da un lato all’altro della via (è anche nome, in equitazione, di una figura di alta scuola). In sociologia, csociali e culturali, quelli che determinano trasformazioni nella struttura sociale e culturale di un gruppo. 2. Nella scherma, azione con cui si cerca di deviare il ferro dell’avversario dalla linea di offesa.