Ballatetta dolente
GIANNI ALFANI
Ballatetta dolente,
va’ mostrando ’l mi’ pianto
che di dolor mi cuopre tutto quanto.
Tu te ne andrai imprima a quella gioia
5 per cui Fiorenza luce ed è pregiata;
e quetamente, che non le sie noia,
la priega che t’ascolti, o sconsolata;
poi le dirai affannata
come m’ha tutto infranto
10 il tristo bando che mi colse al canto.
S’ella si volge verso te pietosa,
ad ascoltar le pene che tu porti,
traendo guai dolente e vergognosa,
lei pingi come gli occhi miei son morti
15 per li gran colpi e forti
che ricevetter tanto
da’ suoi nel mi’ partir, ch’or piagne in canto.
Po’ fa’ sì ch’entri ne la mente a Guido,
perch’ egli è sol colui che vede Amore,
20 e mostrali lo spirito ch’un strido
me tra’ d’angoscia del disfatto core;
e se vedrà ’l dolore
che ’l distrugge, i’ mi vanto
ched e’ ne sospirrà di pietà alquanto.
Parafrasi
Commento
GIANNI ALFANI
Gianni Alfani (Firenze XIII-XIV sec.), di cui non è chiara l’identificazione (è forse gonfaloniere di giustizia nel 1311 e costretto all’esilio nel 1313), dai più viene ricordato come un poeta, amico e spesso imitatore di Guido Cavalcanti che, assieme a quest’ultimo, a Lapo Gianni e a Cino da Pistoia, fa parte della ristretta schiera dei conoscenti più intimi di Dante Alighieri. Sicuramente attribuibili a lui sono rimaste sei ballate e un sonetto.Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli