Ballatetta dolente

GIANNI ALFANI

       

       Ballatetta dolente,
       va’ mostrando ’l mi’ pianto
       che di dolor mi cuopre tutto quanto.
       Tu te ne andrai imprima a quella gioia
5        per cui Fiorenza luce ed è pregiata;
       e quetamente, che non le sie noia,
       la priega che t’ascolti, o sconsolata;
       poi le dirai affannata
       come m’ha tutto infranto
10      il tristo bando che mi colse al canto.
       S’ella si volge verso te pietosa,
       ad ascoltar le pene che tu porti,
       traendo guai dolente e vergognosa,
       lei pingi come gli occhi miei son morti
15      per li gran colpi e forti
       che ricevetter tanto
       da’ suoi nel mi’ partir, ch’or piagne in canto.
       Po’ fa’ sì ch’entri ne la mente a Guido,
       perch’ egli è sol colui che vede Amore,
20      e mostrali lo spirito ch’un strido
       me tra’ d’angoscia del disfatto core;
       e se vedrà ’l dolore
       che ’l distrugge, i’ mi vanto
       ched e’ ne sospirrà di pietà alquanto.


Parafrasi

Piccola ballata triste, manifesta il mio pianto, che mi ammanta tutto di dolore. Anzitutto va’ da quella gemma (Guido) grazie alla quale Firenze è illuminata e apprezzata; e piano piano, per non disturbarla, pregala di ascoltarla, nella sua malinconia; poi dille con affanno come mi abbia costernato lo spietato bando che mi ha colpito nel fianco (sinistro, quello del cuore). Se si volge verso di te con compassione, per ascoltare il dispiacere di cui ti fai interprete, manifestando la tua pena dolorosamente e con contrizione, mostrale come i miei occhi siano offuscati a causa dei colpi violenti e forti che hanno ricevuto tanto profondamente dalla separazione da me, che ora piange nel mio canto. Poi cerca d’entrare nella mente di Guido, che è il solo a vedere Amore, e manifestagli il grido d’angoscia che mi trae dal cuore straziato; e se vedrà il dolore che lo distrugge, sono sicuro che per la compassione trarrà qualche sospiro.

Commento

Nei versi aristocratici ed eleganti di Gianni Alfani, uno dei poeti del Dolce stil novo, al tema della donna come salvatrice si accompagna quello dell’amicizia virile; le sue ballate sono spesso malinconiche rievocazioni del passato e della patria lontana, composte forse dall’esilio. Su tutte spicca questa Ballatetta dolente - la cui vena nostalgica e malinconica è forse il tratto più significativo della sua poesia - ispirata dall’amico Guido Cavalcanti, esule a Sarzana. Nel verso 19, perch’egli è sol colui che vide Amore, è stata notata la possibile rivendicazione da parte dell’Alfani della superiorità del Cavalcanti rispetto a tutti gli altri poeti del gruppo, Dante compreso. Quest’ultimo, peraltro, nel Purgatorio (XI, 99) si proclamerà destinato a “cacciare dal nido” l’uno e l’altro Guido (Guinizelli e Cavalcanti, gli altri due grandi teorici dell’amore).

GIANNI ALFANI

Gianni Alfani (Firenze XIII-XIV sec.), di cui non è chiara l’identificazione (è forse gonfaloniere di giustizia nel 1311 e costretto all’esilio nel 1313), dai più viene ricordato come un poeta, amico e spesso imitatore di Guido Cavalcanti che, assieme a quest’ultimo, a Lapo Gianni e a Cino da Pistoia, fa parte della ristretta schiera dei conoscenti più intimi di Dante Alighieri. Sicuramente attribuibili a lui sono rimaste sei ballate e un sonetto.

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli