C’era una volta

FRANCESCO DALL’ONGARO

       

       C’era una volta un re e una regina,
       che al sol vederli passava la fame.
       Vivean a starne, vestivan di trina
       per la felicità del lor reame,
5        quando la gente non avea farina,
       lo re diceva mangiate pollame.
       Lo re può fare e disfar ciò che vuole,
       noi siam nati per far ombra al sole.
       Lo re può fare e la pace e la guerra,
10      e noi siam nati per andar sotterra…
       Passa la notte e l’alba s’avvicina…
       C’era una volta un re e una regina.


Parafrasi

3 a starne: cibandosi di vivande prelibate, come le starne.
8 e noi: in contrapposizione: e invece noi...
10 per ... sotterra: per morire, sia in pace sia in guerra.
11 l’alba: di un mondo nuovo, di maggiore giustizia sociale.

Commento

In questo ‘stornello’, fintamente allegro, non solo si avvertono l’ironia dissacrante verso i ‘signori’, che con la loro stessa vita beata dovrebbero fare la felicità dei sudditi, e – a contrasto con la grama sorte del popolo, con il quale il poeta si identifica in quel ripetuto e noi - la denuncia della loro ottusa onnipotenza, che ricorda da vicino la battuta attribuita a Maria Antonietta, regina di Francia (“Se non hanno pane mangino brioches”). C’è anche, nel finale, l’avvisaglia di quella lotta di classe che attende e preannuncia un futuro più luminoso per i poveri e gli sfruttati; e l’aura di filastrocca infantile lascia trasparire la sottostante vena rivoluzionaria.
FRANCESCO DALL’ONGARO

FRANCESCO DALL’ONGARO

Francesco Dall’Ongaro (Mansuè, Treviso, 1808 - Napoli 1873), poeta, drammaturgo e librettista, abbandona l’abito sacerdotale per i suoi sentimenti patriottici; nel 1848-49 prende parte ai moti rivoluzionari di Venezia e Roma con Garibaldi, entrando in contatto con Giuseppe Mazzini. Nel 1849 si rifugia a Lugano. Coinvolto nelle insurrezioni mazziniane, nel 1853 viene espulso dalla Svizzera e ripara in Belgio; rientrato in Italia nel 1859, insegna letteratura a Firenze e letteratura drammatica a Napoli. Oltre a numerose commedie e tragedie, tra cui il fortunato dramma storico Il fornaretto (1846), compone gli Stornelli italiani (1862), canti patriottici che rievocano in chiave di affettuosa semplicità la storia del Risorgimento, contribuendo a creare quell’atmosfera ‘nazional-popolare’, quasi leggendaria e mitica, che ne circonda le maggiori figure.

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli