Madamina, il catalogo è questo
(Don Giovanni, atto I, scena V)

LORENZO DA PONTE

       

       Madamina, il catalogo è questo
       delle belle che amò il padron mio;
       un catalogo egli è che ho fatt’io;
       osservate, leggete con me.
5        In Italia seicento e quaranta;
       in Almagna duecento e trentuna;
       cento in Francia, in Turchia novantuna;
       ma in Ispagna son già mille e tre.
       V’han fra queste contadine,
10      cameriere, cittadine,
       v’han contesse, baronesse,
       marchesine, principesse.
       e v’han donne d’ogni grado,
       d’ogni forma, d’ogni età.
15      Nella bionda egli ha l’usanza
       di lodar la gentilezza,
       nella bruna la costanza,
       nella bianca la dolcezza.
       Vuol d’inverno la grassotta,
20      vuol d’estate la magrotta;
       è la grande maestosa,
       la piccina è ognor vezzosa.
       Delle vecchie fa conquista
       pel piacer di porle in lista;
25      ma passion predominante
       è la giovin principiante.
       Non si picca - se sia ricca,
       se sia brutta, se sia bella;
       purché porti la gonnella,
30      voi sapete quel che fa.


Parafrasi

6 Almagna: Germania.
27 Non si picca: non si pone il problema.

Commento

Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni, uno dei capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart, è uno dei frutti della geniale e fortunata simbiosi tra l’arte del musicista e i versi di Lorenzo Da Ponte, che sanno fondere con grazia armoniosa parti comiche e parti drammatiche. Questo celeberrimo Catalogo che Leporello, il servitore di Don Giovanni, recita a Donn’Elvira, sedotta e abbandonata, ha non pochi agganci con la Follia delle donne del poeta arcadico Carlo Innocenzo Frugoni, morto vent’anni prima. E tuttavia, con la freschezza della loro agile trama, i ritmi e le rime di questi decasillabi e ottonari, lievi e danzanti, sembrano un nuovissimo pretesto ideale per la levità miracolosa della musica mozartiana.
LORENZO DA PONTE

LORENZO DA PONTE

Lorenzo Da Ponte è dal 1763 il nome del quattordicenne Emanuele Conegliano (Ceneda, od. Vittorio Veneto, Treviso, 1749 - New York 1838) dopo la solenne conversione – con il padre e i fratelli – dalla religione ebraica a quella cattolica, grazie al battesimo a opera del vescovo di cui assume il nome. Seminarista, sacerdote (1771), è insegnante di retorica nel seminario di Treviso (1775), ma ne viene espulso per le proprie idee e vive a Venezia, da cui però, condannato per irreligiosità a un esilio di quindici anni, deve fuggire a Gorizia e poi a Dresda e a Vienna. Qui diviene poeta di corte dell’imperatore Giuseppe II e scrive una quindicina di libretti per musica, fra i quali, per Mozart, Le nozze di Figaro (1786), Don Giovanni (1787) e Così fan tutte (1789). A Londra dal 1792, vi compone un’altra decina di libretti e vi fonda una libreria italiana. Carico di debiti, nel 1815 ripara in America, a Filadelfia e a New York, ove riesce a far costruire un teatro d’opera e ottiene (1820) la cattedra dì italiano all’Università Colombiana, l’odierna Columbia University, morendo come cittadino naturalizzato degli Stati Uniti d’America. Lascia, fra l’altro, i tre volumi delle Memorie (1823 e 1829), variopinto specchio della sua vita di avventuriero, amico di Giacomo Casanova, impresario, letterato e geniale giramondo.

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli