Alla luna

GIROLAMO FONTANELLA

       

       Candidissima stella
       che ’l silenzio tranquillo apri nel mondo
       e pacifica e bella
       rendi il fosco de l’ombre almo e giocondo,
5        e de l’umido sonno umida sposa,
       abbracciando la notte, esci pomposa;
       tu con provida cura
       spargi d’alta virtù gravidi effetti;
       tu, ne la notte oscura,
10      sagittaria del ciel, l’ombre saetti,
       e, menando là su danze e carole,
       scorri i lucidi campi, emula al Sole.
       Tu con freno d’argento
       reggi, in campo d’orror, carro di stelle;
15      tu con vago concento
       mille guidi nel ciel musiche ancelle
       e, reina de’ boschi in bianca vesta,
       coronata di corna ergi la testa.
       Piovi, balia feconda,
20      su le bocche dei fior manne stillanti,
       e soave e gioconda
       versi in largo tesor molli diamanti,
       e squarciando le nubi intorno intorno,
       rendi chiara la notte, emula al giorno.
25      Apri e chiudi i canali
       de le fonti del ciel puri e giocondi,
       e con acque vitali
       la crescente virtù nei corpi infondi,
       e cortese a le piante, amica ai fiori,
30      spargi in grembo a la terra ampi tesori.
       Variabile ogn’ora,
       fai, mutando color, diverso effetto,
       ora pallido ed ora
       rosseggiante nel ciel mostri l’aspetto,
35      e con vario apparir varia figuri
       del futuro avvenir segni sicuri;
       or superbo e ripieno
       di fecondo licor gonfi il sembiante,
       e di Teti nel seno
40      movi al moto che fai l’onda incostante;
       or cornuta hai la fronte, e scema i rai:
       come parti, nel ciel non torni mai;
       or con languido lume
       fra le nubi sepolta umida manchi,
45      or con candide piume
       le selve inalbi e le campagne imbianchi,
       e risorta Fenice alma ed adorna,
       rinovando la luce ergi le corna.


Parafrasi

Stella candidissima che porti nel mondo il silenzio tranquillo e, pacifica e bella, rendi vitale e lieta l’oscurità delle ombre, e come umida sposa dell’umido sonno, abbracciando la notte, appari nel tuo fulgore; tu con provvida sollecitudine spargi influssi di virtù pieni di grande efficacia; tu, nella notte buia, arciera del cielo, trafiggi coi tuoi raggi le ombre e, intrecciando lassù danze e girotondi, trascorri per i campi illuminati, emulando il sole. Tu con un freno d’argento guidi, nella distesa delle tenebre, un carro di stelle; tu con bella armonia guidi nel cielo mille ancelle musicali (le stelle) e, regina dei boschi nella tua veste bianca, alzi la testa coronata dai corni (della falce di luna con cui è rappresentata Diana). Tu, nutrice feconda, fai piovere gocce di manna (la rugiada) sulle bocche dei fiori, e dolce e lieta versi come ricco tesoro mille luci scintillanti, e squarciando tutto intorno le nuvole rendi chiara la notte, emulando il giorno. Tu apri e chiudi i puri e lieti canali delle fonti del cielo (le piogge), e con le acque vivificanti infondi nella natura una sempre maggiore vitalità e, gentile con le piante e amica dei fiori, spargi nel seno della terra ricchi tesori. Continuamente variabile, con il mutare del tuo colore produci effetti diversi: mostri nel cielo il tuo aspetto ora pallido, ora rosseggiante, e con la varietà del tuo apparire offri diversi e sicuri annunci del tempo che farà; ora appari superbamente ricca di liquido fecondo (pioggia salutare), e nel seno di Tetide (nel mare) muovi le onde incostanti con l’alternarsi del tuo moto (le maree); ora hai la fronte ridotta a una falce, e con diminuito splendore: non torni mai uguale a com’eri partita; ora con debole chiarore sparisci nascosta fra le umide nubi, ora imbianchi i boschi e i campi con una luce candida come le piume, e, come la Fenice risorta (dalle proprie ceneri) piena di vita e di bellezza, tornando a splendere rialzi la tua falce luminosa.

Commento

Pur facendo parte dei poeti marinisti del Seicento napoletano, Girolamo Fontanella si discosta dagli altri, secondo il giudizio di Benedetto Croce, per una sua particolare “freschezza d’impressioni, virtù quasi perduta in quel tempo”. Gli va riconosciuto un amore attento e contemplativo per gli aspetti più delicati della natura - i fiori, i frutti, le acque, i coralli, le lucciole, la cicala, l’ermellino, una perla, la Luna - e il senso di dolce e affettuosa malinconia, fra candore e raffinatezza, con il quale accuratamente li descrive. Pur con le imperfezioni dovute a una struttura piuttosto debole - soprattutto nella parte finale, cui sembra mancare una precisa conclusione - questa canzone alla Luna è un esempio di quella scrittura descrittiva, insieme esatta e pervasa di una lieve fantasticheria, che fa di lui una delle voci più dotate della sua cerchia: partecipe, sì, della luce pittorica e della sonorità musicale del Seicento napoletano, ma con una grazia e una discrezione tutte personali.

GIROLAMO FONTANELLA

Girolamo Fontanella (Napoli? 1612 - Napoli 1643/44) è autore di tre volumi di rime: Ode (1638), Nove cieli (1640) ed Elegie (1645, postume). La sua vena è copiosa (tanto che, come pare accertato, vende ad altri i propri versi) e spazia dai temi amorosi a quelli encomiastici e religiosi, con predilezione però per quelli naturali.

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli