La falce

ARTURO GRAF

       

       Di nubi tra molle sfacelo
       io vidi nel cielo una falce:
       la falce era lucida, il cielo
       d’un crudo biancore di calce.
5        Negli orti né frasca né tralce;
       Sui campi né fiore né stelo...
       Che tronca, che miete la falce,
       La falce ch’io vidi nel cielo?
       Non trema nell’ombra di gelo
10      La trista canzone del salce?...
       È notte. Fa freddo. Nel cielo
       Io vedo rotare una falce.


Parafrasi

1 molle sfacelo: il disfarsi di fiocchi di nuvole.
2 una falce: di luna, ma simile alla falce della Morte.
3 lucida: scintillante.
5 tralce: tralcio.
10 salce: salice piangente, che mormora una canzone triste.
12 rotare: roteare.

Commento

Professore e poeta di profonda cultura positivistico-romantica, Arturo Graf è animato da una vena pessimistica e notturna, nella quale confluiscono immagini medievali e sentimenti angosciosi, legati ai temi del male, del mistero e della morte, frammisti a impulsi amorosi spesso avvolti in una luce funebre. Vi si avvertono anche una componente religiosa, tra decadente e crepuscolare, e un’attenzione ispirata e raffinata, di tipo quasi pascoliano, per i particolari, anche minimi e fugaci. La falce, in tre quartine di novenari con due sole rime alternate e incrociate, tratta da Le Danaidi, è un chiaro esempio dell’atmosfera ambiguamente cimiteriale e vagamente onirica che domina molti suoi paesaggi.
ARTURO GRAF

ARTURO GRAF

Arturo Graf (Atene 1848 - Torino 1913), di padre tedesco e madre italiana, compie i primi studi in Romania, a Brăila; si laurea in legge a Napoli (1870); del 1982 insegna letteratura italiana all’università di Torino, esercitando profonda influenza tra molti scrittori, tra i quali Guido Gozzano. Nel 1883 fonda con Rodolfo Renier e Francesco Novati il Giornale storico della letteratura italiana. Tra i volumi di critica e storia letteraria sono gli Studi drammatici (1878), Attraverso il Cinquecento (1925), Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo (1892-93), Foscolo, Manzoni, Leopardi (1898), L’anglomania e l’influsso inglese in Italia nel secolo XVIII (1911). Tra le raccolte poetiche: Medusa (1880), Dopo il tramonto (1893), Le Danaidi (1897), Morgana (1901), Poemetti drammatici (1905), Rime della selva (1906).

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli