Solicitando un poco

JACOPO MOSTACCI

       

       Solicitando un poco meo savere
       e con lui mi vogliendo diletare,
       un dubio che mi misi ad avere,
       a voi lo mando per determinare.
5        On’omo dice c’amor à potere
       e gli coraggi distringe ad amare,
       ma eo no [li] lo voglio consentire,
       però c’amore no parse ni pare.
       Ben trova l’om una amorositate
10      la quale par che nasca di piacere,
       e zo vol dire om che sia amore.
       Eo no li saccio altra qualitate,
       ma zo che è, da voi [lo] voglio audire,
       però ven faccio sentenz[ï]atore.


Parafrasi

Stimolando un poco il mio pensiero e volendomi divertire con lui, mi è sorto un dubbio che vi sottopongo perché lo sciogliate. In genere si dice che l’amore è potente e costringe i cuori ad amare, ma questo io non lo condivido, perché l’amore non si è mai veduto, e non si vede. Si trova, è vero, una disposizione ad amare, che sembra nascere dal piacere, e la si vuol definire amore. Ma io non le riconosco nessun’altra qualità, e vorrei sentire da voi di che cosa si tratti: perciò vi chiedo di fare da giudice.

Commento

Questo è il primo dei tre sonetti che compongono la tenzone tra Jacopo Mostacci, Pier della Vigna e Giacomo da Lentini sulla natura dell’amore: se si tratti cioè, di una qualità (aristotelicamente, di un ‘accidente’, come qui sostiene Jacopo) o di una “sostanza”. Sempre presente è l’influenza della poesia dei trovatori provenzali; ma si nota l’impiego (anzi, si direbbe, lo sfoggio) di una terminologia propria delle dispute filosofiche e teologiche (dubio, determinare, consentire, qualitate, sentenz[ï]atore). I tre sonetti (databili a poco dopo il 1241) sono in parte “per le rime”; inoltre almeno una rima delle quartine si ripete nelle terzine.

JACOPO MOSTACCI

Jacopo Mostacci (Messina, XIII secolo) è uno dei gentiluomini della Magna Curia, la corte di Federico II, di cui è forse anche falconiere nel 1240. Dopo la morte dell’imperatore è uno degli inviati da Manfredi, nel 1260, per avviare a Barcellona le trattative per il matrimonio della figlia Costanza con l’infante Pietro d'Aragona, e due anni dopo accompagna la principessa a Montpellier, per i solenni festeggiamenti per le nozze (13 giugno 1262). Tra i poeti della Scuola siciliana, è autore di sei raffinate canzoni e di questo sonetto.

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli