E se i libri da lontano

SILVIO  RAMAT

       

       Sarete stanco, signor passeggero.
       La notte è andata, e voi qui sul mio carro
       tutta una tirata sotto le stelle.
       Fa freddo? Queste che il rosa addolcisce
5        sono le mura di Recanati.
       E queste le chiavi della città.
       Entrate da solo, sarà affar vostro
       orientarvi – il dedalo non è
       nelle vie dove non si sente un grido
10      ma semmai nel cuore di chi sapete.
       Il poco sole forse gioverà.
       Penso che un paio d’ore basteranno
       a farvi capire se questo viaggio
       era opportuno o inutile. Se i libri
15      da lontano dicevano già tutto.
       Io intanto lego il carro a questi lecci
       su cui insiste la luna (o cara luna…).
       Siate calmo. Io v’aspetto. Mi direte.


Commento

Da un’iniziale aderenza ai modi della poesia ermetica fiorentina, a poco a poco la parola di Silvio Ramat tende, per sua stessa ammissione, a “fare entrare l’oggettività, laddove aveva dominato la soggettività”, privilegiando i temi generali di ogni poesia (il tempo inesorabile, il sogno, la solitudine, la memoria come ispiratrice del futuro), ma in una sua atmo- sfera più ‘nordica’, in cui una lucida malinconia sembra ricoprire i suoi paesaggi di un sottile fumo azzurrino o di un velo di cenere. In questi versi (del 1998, da Per more) un’aura dichiaratamente leopardiana avvolge ogni cosa in forme ar- cane e quasi metafisiche, disincantate e insieme amorevoli.
SILVIO  RAMAT

SILVIO  RAMAT

Silvio Ramat (Firenze 1939), collaboratore di giornali e riviste, dal 1976 è titolare della cattedra di letteratura italiana moderna e contemporanea nell’università di Padova. Gli si devono notevoli volumi di critica letteraria, tra cui Montale (1965), L’ermetismo (1969), Storia della poesia italiana del Novecento (1976), Protonovecento (1978), L’acacia ferita e altri saggi su Montale (1986), I sogni di Costantino (1988), Particolari (1992), La poesia italiana 1903-1943. Quarantuno titoli esemplari (1997). Come poeta, dopo Le feste di una città (1959), ha pubblicato numerose raccolte, fra cui Gli sproni ardenti (1964), Corpo e cosmo (1973), In parola (1977), L’inverno delle teorie (1980), L’arte del primo sonno (1984), In piena prosa (1987), Orto e nido (1987), Una fonte (1988), Serials (1988), Ventagli (1991), Pomerania (1993), Numeri primi (1996), Il gioco e la candela (1997), Per more (2000), Mia madre un secolo (2002), Nel bosco sibillino (2004), Tutte le poesie, 1958-2005 (2006), Uno di quei rami (2008).

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli