Vieni, entra e coglimi, saggiami provami...

      Vieni, entra e coglimi, saggiami provami ...
       comprimimi discioglimi tormentami ...
       infiammami programmami rinnovami.
       Accelera ... rallenta ... disorientami.
5        Cuocimi bollimi addentami ... covami.
       Poi fondimi e confondimi ... spaventami ...
       nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
       Scovami ... ardimi bruciami arroventami.
       Stringimi e allentami, calami e aumentami.
10        Domami, sgominami poi sgomentami ...
       dissociami divorami ... comprovami.
       Legami annegami e infine annientami.
       Addormentami e ancora entra ... riprovami.
       Incoronami. Eternami. Inargentami.

  • Condividi
COMMENTO

“Due cose belle ha il mondo: / Amore e Morte”, dice il Leopardi: un poeta non molto amato da Patrizia Valduga, la quale però potrebbe porre questo motto in esergo alla propria opera poetica. La sua materia è un amore passionale e intensissimo, benché raramente lieto, anzi percorso, nel suo lato più oscuro, da echi di rintocchi cimiteriali. Si pensa a un fiume di lava riversato nelle forme geometriche e ossessivamente rimate della metrica classica - terzine, quartine, sestine, ottave, sonetti (come questo, da Medicamenta, in parole e versi sdruccioli e sdrucciolevoli) - e qui cristallizzato come un diamante; o forse un’immagine più appropriata sarebbe quella di piccoli organismi viventi, insetti o foglie, solidificati in un’ambra traslucida, fluorescente ed elettrostatica. L’audace pulsione erotica, trasmessa con uno slancio insieme appassionato e lucido, vi si presenta con l’innocente sfrontatezza della verità e con un severo retrogusto autoironico: quasi la voce di una sibilla profetica animata da una pietas antica e tuttora dolente.

Scelta, parafrasi, commento e note bio-bibliografiche a cura di Gigi Cavalli


Patrizia Valduga (Castelfranco Veneto, Treviso, 1953), traduttrice di J. Donne, Mallarmé, Kantor, Valéry, Crébillon fils, Molière, Céline, Cocteau, è stata la compagna del poeta e critico Giovanni Raboni dal 1981 fino alla sua scomparsa (2004). Fondatrice (1988) e per un anno direttrice della rivista mensile Poesia, ha pubblicato numerose raccolte di versi, tra le quali Medicamenta (1982); La tentazione (1985); Medicamenta e altri Medicamenta (1989); Donna di dolori (1991); Requiem (1994); Corsia degli incurabili (1996); Cento quartine e altre storie d'amore (1997); Quartine. Seconda centuria (2001); Manfred (2003); Lezione d’amore (2004). Nel 2012 ha curato il Breviario proustiano. Massime e sentenze della Recherche e la raccolta Il libro delle laudi, dedicata a G. Raboni.