Carlo Portelli
«Carlo Portelli (?-1574), pittore di un solo capolavoro ma quale capolavoro! Certe volte sono andato all’Accademia solo per rivederlo. È impossibile essere, all’anno 1566, più anticonvenzionali, più trasgressivi di quanto ci appare lui, Carlo Portelli da Loro Ciuffenna, nella Immacolata Concezione già in Ognissanti di Firenze» (Antonio Paolucci) 2003. Pala d’altare che suscitò scandalo, solo il recente restauro (2015) consente di ammirare Eva, come Carlo l’aveva dipinta. Giorgio Vasari (1511-1574) gli dedica queste scarne parole ne Le Vite (1568): «Fu anco discepolo di Ridolfo [del Ghirlandaio], Carlo Portegli da Loro di Valdarno di sopra; di mano del quale sono in Fiorenza alcune tavole ed infiniti quadri in Santa Maria Maggiore, in Santa Felicita, nelle monache di Monticelli; ed in Cestello la tavola della capella de’ Baldesi, a man ritta all’entrare di chiesa; nella quale è il martirio di Santo Romolo vescovo di Fiesole». La famiglia Portelli nel 1548, deteneva il patronato di una cappella dedicata a santa Barbara e alla Concezione di Maria nella fiorentina cattedrale di Santa Maria del Fiore, cappella fondata nel 1450 da un antenato illustre di Carlo, ser Tommaso di Petruccio di Zetto, canonico fiorentino (? - Firenze, 15 aprile 1452), di famiglia romagnola, quella dei Della Bordella, conti di Mordano presso Imola. Avevano dato diversi Capitani del Popolo al Comune fiorentino fra Tre e Quattrocento. Nel Cinquecento il cognome mutò in Portelli.
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