Apologìa

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apologia


apologìa s. f. [dal lat. tardo apologĭa, gr. ἀπολογία «difesa», comp. di ἀπό (per indicare allontanamento) e -λογία «-logia»]. – 1. Propr., il discorso in propria difesa che, secondo la procedura attica, l’accusato pronunciava personalmente: A. di Socrate, titolo di un’opera di Platone, e di una di Senofonte, in cui si riferisce il discorso che Socrate avrebbe pronunciato a sua difesa nel processo terminato con la sua condanna. 2. Per estens., discorso pronunciato o scritto a difesa e spesso anche a esaltazione di sé e della propria opera, o di un’altra persona, di una fede, dottrina, ecc.: a. del cristianesimo; in partic., a. di reato, difesa o esaltazione di fatti o comportamenti illeciti o comunque contrarî alle leggi, prevista e punita dal codice penale. 3. Nome con cui si designavano nella liturgia antica alcune preghiere della messa, che il sacerdote recitava per implorare il perdono delle proprie colpe; di queste, nella liturgia moderna, è rimasto il Confiteor (oggi salmo penitenziale) al principio della messa.