Caffè sospeso

Neologismi (2020)

caffe sospeso


caffè sospeso loc. s.le m. Usanza di origine partenopea che consiste nel lasciar pagata al bar una consumazione di caffè per chi ne avesse bisogno. ♦ Ad un napoletano 'doc' che risponde al nome di Luciano De Crescenzo abbiamo rivolto qualche domanda. Quale significato ha per lei una tazza di caffè? "È una scusa. È quella cosa per cui se incontro una persona con la quale ho piacere di trascorrere del tempo le dico: 'Andiamoci a prendere un caffè' . Insomma è una scusa per stare insieme. Ma il caffè ha valori diversi a seconda delle latitudini: i nordici hanno bisogno di qualcosa di caldo, deve essere abbondante come il the. Noi invece della 'scossa': loro bevono gin e vodka, noi prendiamo il caffè corto e tosto". Cosa vuol dire caffè a Napoli? "Quando ero ragazzo, nei quartieri popolari, esisteva una tradizione stupenda: il caffè sospeso. Quando uno era felice per qualcosa che gli era capitato andava al bar e chiedeva: 'fatemene due, uno per me ed uno 'sospeso' . Era un rito, per i poveri in canna, fare il giro dei bar a chiedere che c'era qualche 'sospeso'. Se erano fortunati se lo bevevano gratis". (Repubblica, 9 maggio 1997, p. 27, Cronaca) • Oggi è la Giornata del caffè sospeso, istituita nel 2011 in concomitanza con la giornata internazionale dei diritti umani. L’intento era rilanciare l’antica tradizione partenopea nei bar d’Italia. La moda si è diffusa anche in Europa, ma a Roma, diciamolo, non hanno fatto a cazzotti: i locali che hanno aderito si contano sulle dita di una mano, le crisi individuali hanno definitivamente seppellito la solidarietà verso i più deboli, ci ha messo del suo anche quel sentimento egoistico, quel magna magna per cui se ti offro un caffè è perché mi stai simpatico, mi hai fatto un favore o me lo farai. Lasciare un caffè sospeso, già comprato, genericamente alla cassa, per chi non può permetterselo, rischia di essere una generosità che fa vergognare… eppure no, nelle piazze popolari, in silenzio sta prendendo piede, dicono anche a Roma, qualcuno lascia pagato caffè o altro, magari solo perché non sa come sdebitarsi. «C’è un pagato?», «c’è un sospeso?». (Antonella Cancellieri, Messaggero.it, 9 dicembre 2014, Roma) • Luciano De Crescenzo (2008), invece, ne Il caffè sospeso: saggezza quotidiana in piccoli sorsi mostra le radici umanistiche della pratica partenopea. Dal suo punto di vista, il caffè sospeso era il modo in cui le persone esprimevano il proprio senso di gratitudine verso il mondo quando erano di buon umore. Un "caffè sospeso" era così un "caffè offerto all'umanità". Questo secondo aspetto del caffè sospeso sembra essere quello che maggiormente caratterizza la versione contemporanea della pratica così come diffusasi in diversi contesti culturali, grazie anche all'effetto megafono della stampa e dei social media. (Gregorio Fuschillo, Il mercato: storie di persone e di consumo, in B. Cova, G. Fuschillo, S. Pace, Le marche siamo noi. Navigare nella cultura del consumo, 2017, p. 13) • [tit.] Un "caffè sospeso" per aiutare gli artigiani in / difficoltà un buono acquisto da spendere / dopo le riaperture. (Riminitoday.it, 18 aprile 2020, Cronaca).

Composto dal s. m. caffè e dall'agg. sospeso, dal napoletano cafè suspese.