cassa s. f. [lat. capsa, voce di etimo incerto (la connessione con capĕre «prendere» è da ritenersi paretimologica) che indicava in genere le scatole o cassette per conservare vestiti, profumi, oggetti preziosi, ecc., e in partic. la cassetta cilindrica per riporvi carte e rotoli di papiro]. – 1. a. Recipiente di varia grandezza, per lo più di legno e di forma parallelepipeda, con coperchio che s’apre a cerniera o si ferma con chiodi, e serve principalmente per tenervi o trasportare roba, biancheria, oggetti varî: c. da imballaggio, che ha lo scopo di proteggere oggetti e merci durante il trasporto; una c. di vestiti, che contiene vestiti; la c. delle munizioni, destinata a contenerle; c. da morto (o soltanto cassa), quella in cui viene chiuso il cadavere. Per meton., quanta roba può esser contenuta in una cassa: ho venduto due c. di libri. b. Nell’arredamento medievale e del Rinascimento, nome generico di mobili come la cassapanca, il cassone e altri simili, sia in forme rustiche e semplici, sia in forme più ricche e adorne. 2. estens. a. Nella costruzione navale, grande recipiente, per lo più ricavato nella struttura stessa dello scafo, destinato a contenere liquidi, spec. acqua dolce o salata; casse zavorra (o cisterne), quelle per l’acqua di mare di zavorra, usate anche sui sommergibili; c. d’assetto, quelle analoghe, disposte alle estremità della nave per regolarne l’assetto longitudinale. Con funzioni più partic., c. antirollanti (v. antirollante); c. di compenso (v. compenso); c. d’aria, casse vuote e stagne che garantiscono la insommergibilità delle imbarcazioni da salvataggio. La locuz. c. d’aria è usata anche in idraulica, per indicare il recipiente ermetico, detto anche polmone, che si inserisce in una tubazione d’acqua soggetta a brusche e notevoli variazioni di pressione, per attutirle sfruttando l’effetto della compressibilità dell’aria in esso contenuta. Nella tecnica dei trasporti in genere, c. mobile, sinon. poco usato di contenitore o container. b. In agricoltura, c. di colmata, zona di terreno depresso, delimitata da argini o da rialzi naturali, nella quale si lasciano liberamente espandere le acque di un fiume perché coi materiali solidi trasportati ne rialzino il livello. c. Cavità, anche di forma assai diversa dalla vera e propria cassa, in cui qualcosa è contenuto: c. dell’orologio, la custodia in cui è collocato il meccanismo. d. Nelle antiche artiglierie (sec. 15°), il rudimentale affusto delle grosse bocche da fuoco, formato da una sorta di cassa di tavoloni rinforzati con ferro. Per estens., nelle armi da fuoco portatili, la parte (generalmente di legno quella dei fucili, di acciaio quella delle armi corte) che porta la canna e il meccanismo di otturazione, e che permette il maneggio e le manovre di puntamento: si divide in fusto, impugnatura, calcio. e. Con sign. più generico, di corpo cavo: c. di risonanza (o armonica), cavità sonora di strumenti musicali sulla quale o entro la quale è disposta una sorgente sonora (un diapason, una corda vibrante, ecc.), il cui suono viene rinforzato dalla cassa stessa, e, per estens., tutto ciò che mette in rilievo, dà risalto, amplifica un’affermazione, una posizione, una situazione: Il manicomio è una grande c. di risonanza E il delirio diventa eco L’anonimità