Cauṡale

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causale


cauṡale agg. e s. f. [dal lat. tardo causalis]. – 1. agg. a. Di causa, che è causa di qualcosa: rapporto c.; principio c.; collegamento c.; nesso c.; atto causale. b. In grammatica, proposizioni c., proposizioni subordinate che indicano la causa per cui avviene ciò che è detto nella proposizione reggente; possono essere esplicite, con il verbo di modo indicativo introdotto da una delle congiunzioni perché, poiché, ché, siccome, giacché, ecc. (dette appunto congiunzioni causali) o da locuzioni come per il fatto che, per il motivo che e sim. (per es.: «Mi tolgo la giacca perché fa caldo»; «Poiché non intesi la domanda, preferii tacere»), o implicite, con il verbo nel participio passato, nel gerundio, o nell’infinito introdotto dalle prep. per, di, a (per es.: «Riconosciuto colpevole, fu condannato»; «Sapendomi in casa, mi telefonò»; «Spesso, per voler troppo, non s’ottiene nulla»; «Sono lieto di vederti guarito»; «Hai fatto male a ritirarti»). c. Nel diritto comm., negozî c., i negozî nei quali (a differenza dei negozî astratti) è evidente la causa e quindi il titolo giustificativo degli effetti prodotti. 2. s. f. Causa determinante, movente (di un delitto, di un reato); motivo (di un pagamento, di un versamento). ◆ Avv. cauṡalménte, in modo causale, avendo riguardo alle cause.

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