Céppo

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ceppo


céppo s. m. [lat. cĭppus «palo di palizzata, cippo»; cfr. cippo]. – 1. a. Parte inferiore, piede, delle piante legnose, da cui si alza il tronco e da dove si diramano le radici e spesso nascono molti polloni; è detto anche ceppone, ciocca, ciocco. b. Grosso pezzo di tronco, reciso e pareggiato, che serve per sedervisi o per compiervi sopra qualche lavoro (spezzare la carne, sostenere l’incudine, ecc.); in partic., il toppo su cui si mozzava il capo ai condannati a morte. c. Pezzo di tronco d’albero o grosso ramo che si brucia sul focolare o nel caminetto, ciocco: Gira su’ c. accesi Lo spiedo scoppiettando (Carducci); mettere un c. sul fuoco; ardere un ceppo. d. Per antonomasia, il ciocco, per lo più di quercia, che arde nel focolare la notte di Natale (ovvero, secondo i luoghi, da Natale all’Epifania); in Toscana, attraverso questa accezione, il vocabolo è entrato in una fraseologia particolare relativa al periodo natalizio: festa del c., Pasqua di c., o assol. C. (o c.), la festività del Natale e più propriam. la notte della vigilia; fare il c., festeggiare il Natale; fare buon c., passare bene le feste natalizie; prov., chi fa il C. al sole, fa la Pasqua al fuoco, se c’è il sole per Natale, è probabile che per Pasqua piova; anche il periodo delle feste: essere vicini a c.; le vacanze di c.; trascorrere il c. in famiglia. Personificato, il Babbo Natale che la sera della vigilia, secondo la tradizione, porta doni ai bambini: state buoni, figliuoli, che stasera viene il C.; che t’ha portato il C.?; altrove si fa percuotere dai bambini il ciocco stesso sul focolare (battere il c.), e si fanno piovere di nascosto i regali. Quindi anche, in genere, regalo, strenna di Natale: da due anni si scordava di dargli il C. (Fucini). 2. Usi fig.: a. Persona stolida, balorda (per metafora tratta dalla durezza e immobilità del ceppo) o, più spesso, uomo tardo, lento a muoversi: figurarsi s’io voglio star qui un’ora a giocare a bazzica con questo c. (Goldoni); e in varie locuz.: parere un c., star lì come un c., stare immobile, o mostrarsi inesorabile; restar lì come un c., sbalordito; avere la testa come un c., dura; oggi ho la testa che mi pare un c., intontita. b. Capostipite di una famiglia; origine, principio di una stirpe (per l’uso araldico di raffigurare l’evoluzione di una stirpe con l’albero genealogico): Ruggier, che fu di voi E de’ vostri avi illustri il c. vecchio (Ariosto); essere d’antico c., di c. regale; uscire dal medesimo c.; la madre mia, Che dal c. di Priamo è discesa (Caro). Anche stirpe, lignaggio: i più de’ patrizi ... non furono di c. italico, discendendo dai barbari della Germania (Gioberti); era egli di c. paesano (I. Nievo). c. In antropologia fisica, la categoria sistematica in cui è incluso un complesso di forme razziali abbastanza simili per poterle ritenere derivate da antenati comuni, e presentanti un modello morfologico omogeneo nettamente differenziato da quello degli altri ceppi. Così, per es., il ceppo negride appartiene al ramo negroide, e comprende le razze sudanese, nilotica, cafra, ecc. d. In biologia, popolazione di organismi da laboratorio (drosofila, topi, granoturco, muffe, ecc.) della stessa specie, provenienti da progenitori comuni, tutti portatori di uno o più caratteri ereditarî particolari (detti marcatori), che si utilizzano per la sperimentazione; c. batterico, quello selezionato per una certa mutazione. e. Altre metafore, tratte dal sign. fondamentale della parola: su questo c. della Sicilia venivano a innestarsi i saraceni, i normanni (Abba); la società ... domestica ... unisce a un sol c. tutti gli sparti rami della generazione (Tommaseo). Anche nucleo, gruppo in genere: ceppi di case sparse tra i castagni (Pirandello). 3. Grosso pezzo di legno (e per estens. anche blocco d’altra materia), che costituisce parte di un congegno: c. dell’aratro, parte che gli serve di base; c. della campana, l’armatura che la tiene sospesa, più comunem. detta mozzo; c. della pialla, il blocco di legno nel quale è imbiettato il ferro della pialla; c. della croce, base di legno o d’altro in cui la croce è confitta; c. del freno, organo di vario materiale (ghisa, lamiera, legno, ecc.) che, nei freni ad attrito, esercita lo sforzo frenante contro la ruota; c. dell’àncora, grossa e pesante traversa, di legno o di ferro, posta sul fuso dell’ancora vicino alla cicala, perpendicolarmente al piano delle marre, la quale, quando l’ancora cade sul fondo, si adagia orizzontalmente, e permette a una delle marre di penetrare nel fondo facendovi buona presa. 4. ant. C. dell’orecchio, denominazione pop. della regione mastoidea. 5. Al plur.: a. Grossi arnesi di legno dentro cui si serravano i piedi dei prigionieri: mettendogli i piedi la notte ne’ c. (M. Villani). b. estens. Catene: di ceppi carche Avea le man (Alfieri). c. fig. Prigionia, schiavitù, asservimento: uscire dai c., esser liberato dai c., uscire dalla prigionia, da una schiavitù; rompere i c., liberarsi da una tirannia. 6. Roccia sedimentaria, conglomerato costituito da ciottoli tenuti insieme da cemento arenaceo, formatosi nel quaternario antico lungo il corso dei fiumi nell’alta pianura lombarda; è detto c. rustico se a grossi elementi, c. mezzano o gentile se a elementi medî o minuti, e viene adoperato come materiale edilizio da rivestimento. 7. ant. Cassetta con una fessura come nel salvadanaio, usata per raccogliere le elemosine e in alcuni luoghi per introdurvi il denaro delle multe o delle gabelle. ◆ Dim. cepperèllo (v.), ceppatèllo (v.); accr. ceppóne (in botanica, lo stesso che ceppo); pegg. ceppàccio.