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cohousing

Neologismi (2008)
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cohousing


s. m. inv. Condivisione di spazi e servizi da parte di chi vive in unità abitative indipendenti, ma situate in uno stesso complesso. ◆ Il modello è anglosassone e da decenni funziona molto bene in Inghilterra, negli Stati Uniti e in Nordeuropa. Il termine cohousing, ovvero coabitazione, non ha una precisa traduzione in italiano. Per chiarire il concetto ci vogliono quattro parole: abitazioni private, servizi condivisi. Non è una comune stile figli dei fiori e neanche un condominio anonimo e spersonalizzante, ma un luogo (fisico e dell’anima) a mezza via tra l’una e l’altro. (Andrea Laffranchi, Corriere della sera, 15 ottobre 2006, p. 6, Primo piano) • Il cohousing, una scelta abitativa incentrata sulla condivisione degli spazi, è nato in Danimarca verso la fine degli anni ’60. Da poco più di due anni è approdato in Italia, grazie al lavoro di ricerca di Innosense, la prima innovation agency italiana, dapprima in Toscana e Lombardia, oggi anche in Piemonte, (L. Ind., Stampa, 4 novembre 2007, p. 57, Cronaca di Torino) • la coabitazione intesa come condivisione dello stesso tetto tra più persone è stata sperimentata in passato. Solo che adesso si chiama cohousing nell’illusione che il neologismo anglosassone riesca a trasformare un bisogno in una tendenza. Come hanno riferito i giornali, il progetto è stato messo in piedi da un paio di associazioni che dicono di assistere gli inquilini senza andare contro gli interessi dei proprietari di alloggi. (Salvatore Tropea, Repubblica, 1° marzo 2008, Torino, p. III).

Dall’ingl. cohousing (‘coabitazione’).

Già attestato nella Stampa del 5 agosto 1998, Tuttoscienze, p. 1 (Walter Giuliano).

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