cólmo2 s. m. [lat. cŭlmen «cima, sommità»]. – 1. Il punto più alto d’una prominenza: la casa sorge proprio sul c. del colle; in sul c. della quale [montagnetta] era un palagio con bello e gran cortile (Boccaccio). 2. fig. Il punto più alto, il grado massimo: arrivare al c. della felicità, della disperazione; essere al c. dell’indignazione, dello stupore; il c. dell’idiozia; il c. del potere, della gloria, della prosperità; il c. dell’età, della vita, l’età matura; il c. della gioventù, della vecchiezza, il punto estremo; in fino al c. de la vita mia (Dante), fino al punto più alto dell’arco della vita, cioè intorno ai 35 anni; nel c. della peste (Manzoni); il trecento fu il principio della nostra letteratura, non già il c. (Leopardi). Frequente come esclam. fam. (questo è il c.!; ma è il c.!), di fronte a fatti o affermazioni che sorprendono per eccessiva audacia o sfacciataggine; e nell’espressione per colmo di ..., per eccesso, per sovrabbondanza (per c. di sfortuna, e sim.). La parola ricorre inoltre nella formulazione di certa specie d’indovinelli fondati su bisticci o su doppî sensi: il c. per un sarto? cucire