Comunicazióne

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comunicazione


comunicazióne s. f. [dal lat. communicatio -onis]. – 1. a. In senso ampio e generico, l’azione, il fatto di comunicare, cioè di trasmettere ad altro o ad altri: c. del movimento, alle parti di un meccanismo; c. dei privilegi, in diritto canonico, trasmissione dei privilegi da un soggetto a un altro. b. In senso più proprio, il rendere partecipe qualcuno di un contenuto mentale o spirituale, di uno stato d’animo, in un rapporto spesso privilegiato e interattivo: c. d’idee, di pensieri; la c. delle proprie ansie, della propria insicurezza; la c. agli altri del proprio sapere; l’accettazione della probabile sconfitta è costitutiva di ogni c. che aspiri ad essere virtuosa (Giulio Mozzi). Più astrattamente, relazione complessa tra persone (di carattere cognitivo, spirituale, emozionale, operativo, ecc.), che istituisce tra di esse dipendenza, partecipazione e comprensione, unilaterali o reciproche: essere capace, incapace di c., avere facilità o difficoltà di c.; riesce a stabilire un’immediata c. con i proprî amici, con il pubblico; la c. tra i due capi di stato fu intensa e soddisfacente. c. Più com., nell’uso corrente, l’atto e il fatto di partecipare, cioè di far conoscere, di rendere noto, e il contenuto stesso di ciò che si partecipa: c. di una novità, di una notizia; in questo senso, anche assol., fare una c., partecipare una notizia: debbo farvi un’importante c., una c. urgente; il ministro ha fatto alcune c. ai giornalisti, alla radio (cioè attraverso la radio); comunicazioni alle Camere, quelle fatte dai presidenti delle assemblee o dai rappresentanti del governo (dette in questo caso anche c. del governo) al Senato e alla Camera, in ordine a problemi varî o per dichiarazioni programmatiche (fatte, in questo caso, dal presidente del Consiglio). d. Breve relazione su argomento letterario, scientifico, ecc., in un’accademia, durante un congresso e sim.: fare, presentare, stampare una comunicazione. e. Nel diritto processuale, attività del cancelliere diretta a dar notizia dei provvedimenti del giudice; si distingue dalla notificazione, che è invece compiuta dall’ufficiale giudiziario, ed è fatta con biglietto di cancelleria. Nel processo civile concerne la sentenza e, se pronunziata fuori dell’udienza, l’ordinanza: dalla comunicazione della sentenza decorre il termine per l’impugnazione della sentenza medesima con regolamento di competenza. C. giudiziaria: comunicazione di procedimento che il giudice istruttore era tenuto a inviare, sin dal primo atto di istruzione, a coloro che vi potevano avere interesse come parti private con invito a esercitare la facoltà di nominare un difensore (lo stesso obbligo doveva essere osservato dal pubblico ministero e dal pretore quando procedevano a istruzione sommaria): tale comunicazione, attualmente sostituita dall’informazione di garanzia (v. informazione, n. 2), doveva contenere l’indicazione della norma di legge violata e la data del fatto addebitato e doveva essere effettuata per posta in plico chiuso raccomandato con ricevuta di ritorno. 2. In senso più generale (determinato dallo sviluppo degli studî nell’ambito della psicologia umana e animale e nell’ambito della teoria dell’informazione), ogni processo consistente nello scambio di messaggi, attraverso un canale e secondo un codice, tra un sistema (animale, uomo, macchina, ecc.) e un altro della stessa natura o di natura diversa. In partic.: a. Nelle scienze umane e sociali (talora dette anche scienze della c.) e del comportamento, processo di trasferimento dell’informazione contenuta in un segnale, attraverso un mezzo (canale), da un sistema (promotore) a un altro (recettore): in questo senso il segnale è dotato di significato e tale da poter provocare una reazione nel recettore; c. non verbale (o analogica), in contrapp. alla c. verbale (o digitale), l’insieme dei segnali extralinguistici (mimici, cinesici, tattili, ecc.) latori di informazione o di significato nelle relazioni umane o animali; in partic., c. animale (o biocomunicazione), la trasmissione intraspecifica o interspecifica di informazioni relative alla ricerca del cibo, al corteggiamento, alla difesa, ecc., realizzata mediante segnali di varia natura (posturale, tattile, olfattiva, chimica, elettrica, termica, ecc.). Teoria della c., considerazione globale dei rapporti tra individui (persone, animali, gruppi etnici e sociali, ecc.) che intende descrivere qualsiasi dinamica cognitiva o comportamentale in un contesto di due o più individui (o sistemi) che si scambiano, anche inconsapevolmente, segnali o segni (informazioni significanti) di natura culturale, sociale, emozionale, operativa, ecc. b. Nella teoria delle telecomunicazioni, processo per cui i messaggi generati da una sorgente vengono riprodotti in forma più o meno fedele presso il destinatario, collegato alla sorgente da un mezzo trasmissivo o canale, il quale interagisce con i segnali che vi si propagano introducendovi delle modifiche (attenuazione, distorsione, interferenza, rumore) che possono addirittura compromettere l’individuazione del messaggio. 3. Il mettersi o trovarsi in contatto, in collegamento con altre persone o con altri luoghi, e il mezzo stesso con cui il collegamento si effettua: a. Riferito alla trasmissione e ricezione di notizie, di messaggi: essere, mettersi in c. con qualcuno; c. postali; c. telefoniche (al sing., anche semplicem. comunicazione, in frasi come chiedere la c., è stata interrotta la c., e sim.); c. telegrafiche, c. radio o radiofoniche, c. radiotelefoniche, c. televisive, tecniche che, nel loro complesso, costituiscono le c. elettriche, in quanto si basano sull’impiego di segnali elettrici discreti o continui variamente modulati per la trasmissione dell’informazione a distanza. Comunicazioni di massa, locuz. che traduce approssimativamente l’espressione ingl. mass media (più precisamente, mezzi di c. di massa) e che designa l’insieme dei mezzi (stampa, cinema, radio, televisione, registrazione dei suoni, ecc.), spesso integrati in sistema, impiegati per diffondere e divulgare, velocemente e con efficacia, messaggi semplici e significativi, persuasivi e talvolta iterati, atti a stimolare opinioni, gusti e soprattutto emozioni in un pubblico indifferenziato e diffuso, nonché particolari notizie ad alto contenuto spettacolare ed emotivo (avvenimenti sportivi, fatti di cronaca, eventi politici, ecc.) che suscitano interesse ed attiva partecipazione in un pubblico molto vasto; designa inoltre le istituzioni (giornali, telecomunicazioni, centrali pubblicitarie, ecc.) e le tecniche con le quali gruppi specializzati diffondono informazioni, messaggi e simboli in maniera tale che la vera e propria cultura che ne risulta (cultura delle c. di massa, èra delle c. di massa) sembra fondarsi più sui modi di trasmissione utilizzati e sulla loro spettacolarità (tecnologia e forma espressiva impiegata) che sui contenuti dei messaggi. b. Riferito a collegamenti materiali, attuati con mezzi di trasporto: c. terrestri, oggi effettuate in prevalenza con autoveicoli di vario tipo o per mezzo di ferrovie; c. marittime, trasporto di persone e merci per mezzo di navi passeggeri e da carico o navi specializzate; c. fluviali, esercitate mediante bastimenti e imbarcazioni varie su acque interne (fiumi, laghi, canali naturali o artificiali) e convenienti tra l’altro per il trasporto di materiali pesanti e non deteriorabili, come legnami, minerali, materiali da costruzione, prodotti agricoli; c. aeree, su linee aeree nazionali o private, per il trasporto di persone e anche di merci. Genericamente: facili, comode c. tra la costa e il retroterra; strade di grande c., di c. veloce; regione in cui mancano o scarseggiano mezzi di c.; tutte le c. con il villaggio sono interrotte a causa della neve. c. Essere in comunicazione, di cose, luoghi, ambienti attraverso i quali vi sia un passaggio: l’anticamera è in c. diretta con lo studio; la cavità orale è in c. con lo stomaco per mezzo dell’esofago. 4. Il partecipare, il prender parte a qualche cosa. In diritto canonico, c. nelle cose sacre, partecipazione attiva o passiva dei cattolici a cerimonie sacre di acattolici. 5. ant. Accomunamento: una c. scambievole di tutto il nostro (Segneri).