Cùffia

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cuffia


cùffia (pop. scùffia) s. f. [lat. tardo cŏfea (in glosse cufia), prob. di origine germ.]. – 1. a. Copricapo leggero di lana, stoffa o tela, che scende fino al collo e viene assicurato sotto il mento con due lacci; anticamente usata come indumento maschile e femminile, spec. nei sec. 13°-16°, rimase più tardi nell’uso come copricapo femminile per la notte; oggi è usata talvolta per i bambini lattanti. Locuzioni fig.: uscire, salvarsi per il rotto della c., cavarsela, da un pericolo, da una situazione imbrogliata, con poco danno. b. C. da bagno, calotta di gomma o di tessuto impermeabile usata, soprattutto dalle donne, per non bagnarsi i capelli nel fare il bagno (anche al mare) o la doccia; anche, quella di tessuto elasticizzato non impermeabile di uso comune, per motivi igienici, nelle piscine dove si pratica il nuoto. 2. estens. a. C. d’arme, antico copricapo militare di maglia metallica avente la forma di una cuffia, che veniva generalmente portato sotto la celata. b. C. telefonica, coppia di piccoli trasduttori elettroacustici (auricolari) portati da una forcella elastica che, appoggiata sul capo dell’ascoltatore, li tiene aderenti alle orecchie; i relativi conduttori si riuniscono in un unico cordone terminante in una spina per l’inserzione in circuito. Sono in uso anche cuffie provviste di microfono per comunicazioni bidirezionali e c. stereofoniche, i cui auricolari fanno capo, mediante un cavetto doppio e una speciale spina tripolare, ai due canali di un sistema elettroacustico stereofonico; spesso manca la forcella elastica e i due auricolari, ridotti a piccolissime dimensioni, vengono infilati direttamente nei padiglioni delle orecchie. c. In botanica, c. della radice (o c. radicale), il cappuccio di tessuto parenchimatico che protegge l’apice vegetativo della radice; lo stesso che caliptra o pileoriza. Col nome di cuffia o caliptra è chiamato anche l’involucro che ricopre superiormente la capsula dello sporogonio dei muschi. 3. Con sign. generico di copertura, riparo e sim.: a. Elemento mobile del palcoscenico, generalmente a sezione parabolica, che nasconde agli occhi del pubblico il suggeritore, quando questi, durante lo spettacolo, sta nella buca al centro della ribalta con la testa all’altezza del palcoscenico. b. Involucro metallico che riveste le coppe degli apparecchi di radiodiagnostica e di radiumterapia. c. Involucro di cuoio o di tela, di forma diversa a seconda della destinazione, che protegge dalle intemperie e dalla polvere tutta l’artiglieria o una parte di essa. Anche, l’analogo involucro usato, nell’attrezzatura navale, per proteggere i canali di ventilazione. C. per ecogoniometro, rivestimento di lamiera di piccolo spessore, posto a protezione dei dispositivi ricetrasmittenti o dei sonar applicati sotto la chiglia delle navi. d. In architettura, pennacchio a c. (o semplicem. cuffia), ciascuno degli elementi costruttivi di raccordo fra una cupola e il sottostante vano a pianta quadrata o poligonale, costituito da una volta conoidale avente il vertice coincidente con quello del poligono base, o da una successione di archi diagonali digradanti verso il vertice del poligono stesso; noto alle antiche architetture orientali, fu usato spec. nell’architettura bizantina e in quella romanica. e. In legatoria, risvolto di pelle (o anche di tela o carta) alle due estremità del dorso del libro. 4. In geometria, cuffia croce (o c. incrociata), altro nome del nastro di Möbius generalizzato (v. nastro, n. 3 h). 5. Locuz. fig., pop., far cuffia, di un veicolo, di una barca, di un aeromobile, ecc., capovolgersi (più com. fare scuffia, scuffiare). ◆ Dim. cuffina, cuffiétta, cuffiettina; accr. cuffióna, e cuffióne m.; tra dim. e accr. cuffiòtto m. (antica cuffia per uomo); pegg. cuffiàccia.

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