Eliṡióne

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elisione


eliṡióne s. f. [dal lat. elisio -onis (der. di elidĕre), che nei grammatici tardi traduce il gr. ἔκϑλιψις]. – L’atto, il fatto di elidere, di essere eliso. In partic., fenomeno linguistico consistente nella scomparsa di vocale finale davanti a vocale iniziale di parola seguente per evitare che si formi iato: l’eroe, l’amicizia, per lo eroe, la amicizia (in italiano, come in greco e in francese, è segnata con l’apostrofo). Come fenomeno metrico, l’elisione prende il nome di sinalefe.

Grammatica. – Nell’italiano parlato e scritto, l’elisione è normale negli art. lo, la, una davanti a vocale, e nelle prep. articolate composte con lo, la (dell’anno, nell’ora, ecc.); è solo ant. o letter. nell’art. le e nelle prep. articolate composte con le (davanti a qualsiasi vocale, e spec. davanti a vocale iniziale tonica): L’armi, qua l’armi (Leopardi); nell’art. gli e nelle prep. articolate composte con gli può essere indicata nella scrittura con l’apostrofo davanti a i- (gl’indigeni, degl’indigeni, ecc., grafia peraltro anch’essa oramai disus.; solo ant. agl’altri, oggi solo agli altri). È anche frequente in alcune congiunzioni (che, se) e in alcuni aggettivi, pronomi, avverbî, preposizioni: anch’egli, quest’opera, s’intende, quand’ecco, senz’altro, d’ufficio. Non è obbligatoria in senso assoluto in nessuna di queste parole, ma è più frequente con alcune (questo, quello, di, che, se, si), molto meno con altre (pronomi personali), ed è comunque facoltativa: ch’era o che era, quell’immagine o quella immagine, m’avvisa o mi avvisa, d’avere o di avere. L’uso ant. e poet. ammette più larghe applicazioni dell’elisione: E che gent’è che par nel duol sì vinta? (Dante). Riguardo all’ortografia, si noti che nella particella ci, pron. o avv., l’elisione si può avere solo davanti a vocale palatale: c’indovina, c’era (invece ci andò, ci urtò); il pron. o cong. che, coi suoi composti, conserva l’h nella scrittura, il più delle volte, anche nei rari casi in cui l’elisione avviene davanti a una delle vocali a, o, u: ch’andasse, perch’hanno (disus. c’andasse, perc’hanno). La caduta di vocale finale che avvenga non solo davanti a vocale ma anche davanti a consonante (un anno come un mese, suor Anna come suor Giovanna, far entrare come far venire, or ecco come or bene, ecc.) costituisce, secondo la distinzione tradizionale, troncamento e non elisione, pur essendo un caso particolare dell’elisione intesa in senso largo. Va inoltre notato che gli aggettivi bello, grande, quello, santo hanno una forma elisa diversa dalla forma troncata (bell’animale e bel cavallo, grand’uomo e gran signore, quell’occhio e quel naso, sant’Antonio e san Francesco), mentre nelle altre parole che ammettono il troncamento la forma troncata è una sola, davanti a consonante o davanti a vocale. ◆ In latino l’elisione, che nella scrittura non è indicata, avviene nella pronuncia (ed è fenomeno costante nel verso) mediante la soppressione della vocale finale di una parola cui segua una parola con vocale iniziale: es. ill(e) ego; l’elisione avviene anche quando vi sia una -m finale preceduta da vocale: monstr(um) horrend(um) inform(e) ingens (Virg., Aen. III, 658); se poi la parola seguente è es o est, si elide l’e di questa, e si usa scrivere le due parole fuse in una: es. dictumst = dictum (e)st.

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