emorragìa s. f. [dal lat. haemorrhagĭa, gr. αἱμορραγία, comp. di αἷμα «sangue» e tema di ῥήγνυμι «rompere» (v. -ragia)]. – In medicina, la fuoriuscita del sangue dai vasi sanguiferi o dal cuore; e. interna, stravaso di sangue in una cavità naturale del corpo (peritoneo, pleure, meningi, ecc.); e. cerebrale, versamento di sangue nell’encefalo, causato dal concorso di più fattori (lesioni arteriose, squilibrî pressorî, ecc.), che determina quasi sempre perdita della coscienza, stato di coma, con frequente esito letale; e. del neonato, manifestazione emorragica spontanea che può presentare il neonato, dal 2° al 4° giorno di vita. In senso fig.: e. d’oro, espressione coniata tra la prima e la seconda guerra mondiale per indicare forti uscite d’oro dalla riserva di una banca centrale, e anche deflusso d’oro verso l’estero; analogam., e. di capitali, trasferimento, spesso clandestino, di somme di denaro investite o depositate all’estero; e. di forze lavoratrici, emigrazione all’estero di lavoratori; e. elettorale (o di voti), consistente perdita di voti, e quindi di forza politica, subita da un partito in una consultazione elettorale.
/emor:a'dʒia/ s. f. [dal lat. haemorrhagĭa, gr. haimorragía, comp. di haîma "sangue" e tema di rhḗgnymi "rompere"]. - 1. (med.) [emissione di sangue dai vasi sanguigni] ≈ Ⓖ versamento. ⇓ ematemesi, emottisi, epistassi, Ⓖ (pop.) sbocco di sangue. ↔ emostasi....