Erróre

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errore


erróre s. m. [dal lat. error -oris, der. di errare «vagare; sbagliare»]. – 1. letter. L’andar vagando, peregrinazione, vagabondaggio: gli e. di Ulisse; E lo aspettava la brumal Novara E a’ tristi e. mèta ultima Oporto (Carducci); il suo corpo è franto dall’error lungo (Pascoli); poet. anche di cose: Qual [fiore] con un vago errore Girando parea dir ... (Petrarca). 2. Lo sviarsi, l’uscire dalla via retta, spec. in senso fig., l’atto e l’effetto di allontanarsi, col pensiero o con l’azione o altrimenti, dal bene, dal vero, dal conveniente. In partic.: a. Deviazione morale: Di quei sospiri ond’io nudriva ’l core In sul mio primo giovenile e. (Petrarca). b. Fallo, colpa, peccato: scontare i proprî e.; riparare a un e.; fu un e. di gioventù. c. Credenza errata in materia di fede religiosa: vivere, persistere nell’e.; ritrattare i proprî e.; l’umana specie inferma giacque Giù per secoli molti in grande e. (Dante), cioè nel paganesimo, nell’idolatria. d. Opinione, affermazione erronea, giudizio contrario al vero: non è uomo sì savio che non pigli qualche volta degli e. (Guicciardini); sei in e. se la pensi così; cadere, essere tratto in e.; indurre in e.; confutare un e.; ricredersi di un e.; e. di ragionamento; sono e. di concetto, non di forma. In partic., nel linguaggio giur., falsa rappresentazione della realtà: e. di fatto, mancata o imperfetta percezione di un dato storicamente esistente; e. di diritto, ignoranza e falsa rappresentazione di una norma giuridica; e. giudiziario, in una causa penale, erronea affermazione di colpevolezza nei riguardi di un imputato innocente; per l’e. ostativo, nel diritto civile, v. ostativo. e. poet. Illusione, capacità di illudersi: Ed io seggo e mi lagno Del giovanile error che m’abbandona (Leopardi). f. Quanto contrasta con le regole di una tecnica o scienza, o manca di correttezza, di esattezza: e. di grammatica, di ortografia, di pronuncia; e. di prospettiva; fare un e. di calcolo; salvo errore, salvo e. od omissione, anche come formule aggiunte, a volte, in fondo a conteggi, a fatture, note di spese e sim. (soprattutto la seconda, di solito nella grafia abbreviata s. e. & o.). Con sign. più concreto: una pagina piena di errori di stampa; segnare, correggere gli e. di un compito; versione con parecchi e.; e. gravi, leggeri, madornali; è stato un e. di distrazione. g. Azione inopportuna, svantaggiosa: è stato un imperdonabile e. non invitare anche lui; commettere un e. strategico; fu una politica piena di errori; Appio, lasciando il popolo e accostandosi a’ nobili, fece un e. evidentissimo (Machiavelli). 3. a. Nell’equitazione, ogni irregolarità involontaria compiuta durante una prova (abbattimento di un ostacolo, caduta del cavallo, ecc.) che viene penalizzata in punti secondo apposite tabelle. b. Nella scherma, ogni esecuzione di colpo che non arrivi a bersaglio secondo le modalità previste dal regolamento. 4. Con accezioni specifiche: a. In filologia e critica testuale, qualsiasi tipo di deviazione dalla lezione del manoscritto originale. b. Nel calcolo numerico, la differenza (positiva o negativa) tra il valore calcolato di un numero e il suo valore esatto, che si riscontra quando ci si limiti a un certo grado di approssimazione (per eccesso o per difetto, rispettivamente) ritenuto soddisfacente per un determinato fine, oppure quando un’approssimazione sia resa necessaria dalla natura stessa del calcolo. c. Nelle scienze sperimentali, e spec. in fisica e in statistiche basate su dati sperimentali, si dice e. di misura l’incertezza che deve considerarsi associata alla determinazione del valore di una grandezza in un dato procedimento di misura, sulla base della constatazione che, ripetendo più volte la misurazione della stessa grandezza con lo stesso procedimento, si ottengono in generale misure diverse. In partic., e. accidentale, o casuale, o statistico, quello dovuto a tale indeterminazione, e più precisamente a fenomeni casuali (o comunque non controllabili) nel funzionamento degli strumenti di misura oppure alla natura intrinsecamente aleatoria della quantità da misurare, in quanto contrapposto all’e. sistematico, quello che si manifesta quando procedimenti effettuati con strumenti di misura diversi portano a risultati sistematicamente differenti, e che può essere corretto mediante calibratura degli strumenti. Ogni strumento è invece comunque affetto da errori statistici, tanto più piccoli quanto maggiore è la sua accuratezza, la quale può essere stimata mediante l’analisi della distribuzione dei valori che risultano da ripetute misurazioni di una stessa grandezza: tale distribuzione può essere sempre considerata, in accordo con l’esperienza, un campione statistico finito di una popolazione infinita distribuita secondo una funzione matematica detta distribuzione normale (o di Gauss, o gaussiana), alla quale corrisponde una curva detta curva degli e. (o di Gauss, o gaussiana: v. gaussiano). E. assoluto di una misura è la differenza rispetto al valore vero della grandezza, inteso come valore centrale della successione ordinata delle misure in esame (a differenza del successivo errore relativo, che è adimensionale, ha le stesse dimensioni fisiche della grandezza misurata); e. relativo (o percentuale), il rapporto tra l’errore di misura e il valore misurato. d. Nella tecnica dei servosistemi e dei controlli automatici, la differenza istantanea tra il valore della grandezza di comando e quello della grandezza asservita. e. In informatica, ogni tipo di mal funzionamento, durante l’esecuzione di un programma, di una procedura, ecc., che non permette di ottenere il corretto raggiungimento del risultato aspettato. ◆ Dim. errorétto, errorùccio; pegg. erroràccio.

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