Fraṡe

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frase


fraṡe s. f. [dal lat. phrasis, gr. ϕράσις, der. di ϕράζω «dire»]. – 1. Espressione linguistica significativa: f. enunciativa, esclamativa, interrogativa, imperativa; f. compiuta, incompiuta. In linguistica, è da taluni intesa come sinon. di proposizione (non sarebbe quindi una frase né il periodo «penso, dunque sono», né la locuzione «menare il can per l’aia»); altri la definiscono un enunciato i cui costituenti (che possono essere anche uno solo, per es. un aggettivo come: stupendo!) devono avere una funzione e un’intonazione; per altri ancora è un segmento della catena parlata, sintatticamente indipendente. Nel linguaggio corrente, può essere sinon. di periodo o di proposizione o anche di locuzione: comporre, tradurre una f.; moderare le f.; non gli lasciò terminare la f.; è proprio la f. giusta; f. sonora, enfatica, incisiva, scultoria; f. offensiva; una f. gentile; frasi di cerimonia, di circostanza; f. idiomatica (v. idiomatico, n. 1); f. fatta, espressione convenzionale, luogo comune: non voglio essere felice nella tristezza delle f. fatte (Aldo Busi); talora include un giudizio negativo o limitativo, con riferimento a parole che vengono pronunciate senza che ad esse corrisponda un sentimento reale: le solite f.; sono belle f. e nient’altro. In enigmistica, f. anagrammata, gioco nel quale invece di una singola parola è proposta una frase da anagrammare (per es.: pedoni malaccortiladrone impiccato; è il falso cacciatoretira e fa solo cilecca). 2. Per analogia: a. Parte del discorso musicale equivalente alla proposizione del discorso verbale e spesso sezionabile in due o anche tre «semifrasi» (f. binaria e ternaria). b. Nella tecnica dei calcolatori elettronici, successione finita di simboli detti parole. ◆ Dim. fraṡétta, fraṡettina, fraṡina (per lo più iron.); spreg. fraṡùccia, fraṡùcola; pegg. fraṡàccia.

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