Imprésa

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impresa


imprésa s. f. [der. di imprendere]. – 1. a. In genere, ciò che si imprende a fare o che si ha in animo di fare: Perché, pensando, consumai la ’mpresa Che fu nel cominciar cotanto tosta (Dante). Indica per lo più azioni, individuali o collettive, di una certa importanza e difficoltà (che possono peraltro essere graduate o attenuate da aggettivi come i. facile, i. da nulla, e sim.): i. audace, magnanima, gloriosa, eroica, leggendaria, difficile, ardua, pericolosa, rischiosa, fortunata, sfortunata, infelice, ecc.; mettersi in un’i.; accingersi, prepararsi, partecipare a un’i.; affrontare, tentare un’i.; favorire un’i.; compire l’i.; riuscire nell’i.; abbandonare l’i .; ritirarsi da un’i.; i. cavalleresche, imprese di guerra (con questi sign. anche assol.: le i. di Cesare, le i. di Carlomagno, le i. di Orlando). Frequente, anche nell’uso fam., la locuz. esclamativa è un’i.!, per esprimere la propria perplessità nell’intraprendere un’azione di cui sono evidenti le difficoltà e le scarse possibilità di riuscita; e come predicato: sarà (o anche è stata) un’i. convincerlo. Modo prov.: è più la spesa che l’i., quando l’utile non compensa la fatica. b. ant. Commissione, incarico: cieco fui, Cieco a dargline impresa (Ariosto). 2. a. Assunzione di un lavoro, di un’attività commerciale o industriale: accettare l’i. di costruire un tronco di ferrovia. Più propr., complesso di rapporti giuridici nascenti da un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizî; anche, l’attività stessa, e l’organizzazione necessaria al suo svolgimento: i. agricola, commerciale, industriale; i. di costruzioni, di trasporti; piccola, grossa i.; i. individuale, che appartiene a una persona fisica; i. collettiva, quando imprenditori sono i soci o la società stessa, secondo che l’impresa sia gestita da una società commerciale di persone o di capitali; i. privata, che ha per titolare una persona fisica o un ente giuridico di diritto privato, come la società commerciale; i. pubblica, che ha per titolare lo stato o altro ente pubblico (per es., comune, provincia, regione) e che fornisce servizî di interesse pubblico dietro domanda individuale e in corrispettivo di un prezzo pubblico (che dovrebbe servire, cioè, a coprire il costo di produzione, senza consentire margini di lucro); i. familiare, attività imprenditoriale che si svolge nell’àmbito familiare, alla quale collaborano cioè il coniuge dell’imprenditore, i parenti e gli affini entro un determinato grado, sempre che l’attività lavorativa dei familiari non sia regolata da altri rapporti tipici, quali, per es., la società, l’associazione in partecipazione, il lavoro dipendente, ecc.; i. marginale, i cui margini di guadagno sono assai contenuti; i. etica, che investe in attività e iniziative socialmente utili. Anche in senso più generico, e senza specifico riferimento al sign. economico: i. di pompe funebri; i. di affissioni; i. di pulizie. b. Per estens., e con valore soggettivo, l’imprenditore stesso, sia esso persona fisica o società: lavorare alle dipendenze di un’i.; convenire in giudizio un’i. per inadempienza. 3. a. Rappresentazione simbolica d’un proposito, d’una linea di condotta (ciò che si vuole «imprendere», intraprendere) per mezzo di un motto e di una figura che vicendevolmente s’interpretano; già usata nel mondo greco-romano, fu diffusa specialmente nel medioevo nella società cortese di Francia, e di qui, al tempo di Luigi XII (1462-1515), passò in Italia, dove le sue regole furono fissate con rigore accademico nei sec. 16° e 17°. b. In araldica, divisa composta di parole in forma di una breve frase allegorica (anima dell’i.) congiunte a una figura (corpo dell’i.), che può essere ereditaria o gentilizia, presente nell’arme e spesso impressa su monete. ◆ Accr. impresóna, per lo più scherz.; pegg. impresàccia.

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