Ingégno

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ingegno


ingégno (ant. ingènio) s. m. [lat. ingĕnium «carattere naturale, indole, ingegno, idea ingegnosa», dal tema gen- di gignĕre, genus, generare, ecc.]. – 1. a. Il complesso delle qualità intellettuali, soprattutto considerate nella loro forza e acutezza, o nella particolare e naturale disposizione a un determinato genere di attività (ma spesso anche sinon. generico di mente, intelligenza): Così parlar conviensi al vostro i. (Dante); i. educato, colto, maturo, superficiale, o meschino, povero, mediocre, rozzo, debole, tardo, ottuso, gretto; le doti dell’i.; nutrire, educare, coltivare il proprio i.; avere i. per un’arte, per una professione; i. poetico, musicale, filosofico, critico; i. pratico (più com. spirito pratico), capacità di adattarsi a particolari situazioni, di risolvere difficoltà concrete, contrapp. a i. speculativo, portato cioè alla vita speculativa, astratta. b. Con sign. più positivo, facoltà dello spirito di intuire, penetrare e giudicare le cose con prontezza e perspicacia; capacità inventiva applicata sia alla creazione di opere d’arte, sia all’esecuzione di opere anche manuali, sia a trovare le vie, i modi e i mezzi per risolvere problemi, per eliminare le difficoltà che ostacolano la riuscita di un lavoro o di un’impresa: i. acuto, sottile, pronto, sveglio, vivace, agile, robusto, fervido (dotato cioè di ricca fantasia), fertile o fecondo (produttivo di opere, contrapposto a sterile), versatile, multiforme, brillante, sublime; acume, potenza, vigore d’i.; le forze dell’i.; se per questo cieco Carcere vai per altezza d’i. (Dante); Secca è la vena de l’usato i. (Petrarca); avere, non avere i.; donna dotata, fornita d’i., di grande i., o anche uomo, scrittore, artista, attore d’i., di notevole i., che non manca d’i.; essere povero, scarso, corto d’i.; mostrare i., dar prova d’i., soprattutto nell’escogitare espedienti; gareggiare d’i., fare sfoggio d’i., compiacendosi di concetti peregrini, lambiccati, e sim.; studî, attività che esercitano, o che isteriliscono l’i.; acuire, aguzzare, spremere, torturarsi l’i., per riuscire a cavarsi d’impaccio, a trovare una soluzione in casi difficili; il bisogno aguzza l’i.; aiutarsi con l’i.; riuscire, cavarsela a forza d’i.; opera d’i., di valore, in cui si dà prova d’ingegno (e si può dire anche di opere manuali); invece, opere dell’i., quelle in cui prevale l’attività della mente (cioè, secondo la legge sul diritto d’autore, quelle che appartengono alla letteratura, musica, arti figurative, architettura, cinematografia); opera che è un miracolo, un prodigio d’i.; sciupare, sprecare il proprio i., impiegandolo in lavori o in opere inferiori alle proprie effettive capacità; campare del proprio i., trarre i mezzi di sostentamento dall’arte e soprattutto scrivendo (ma può anche indicare una certa umiliazione dell’ingegno stesso, impiegato in lavori che danno soltanto guadagno); con sign. sim., mettere l’i. a profitto (che può però significare anche: aiutarsi con l’ingegno in qualche impresa), mettere l’i. a frutto; un’alzata o una levata d’i., improvviso lampo d’intelligenza, trovata ingegnosa o, in senso iron., ispirazione poco felice e sim. c. Per metonimia, persona dotata di grande ingegno, soprattutto con riferimento a studiosi, scrittori, artisti, e per lo più accompagnato da un agg.: i migliori i. della nazione; fu in relazione con i più eletti i. del suo tempo; è un bell’i., di persona che ha ingegno vivo, brillante, o anche con accezione affine a bello spirito, cioè persona arguta, di piacevole e spiritosa conversazione, amante del motteggio e delle burle (nel sec. 18° significò anche – insieme con l’espressione i. forte, e il più com. spirito forte – libero pensatore). 2. letter. Con sign. più prossimo a quello originario latino, il complesso delle qualità ingenite e delle tendenze spirituali di una persona, indole, natura: i. docile, mansueto, facile, malvagio, feroce; E voi nascete con diverso i. (Dante); fu signore assai umano e di benigno i. (Boccaccio); E ben convenne al suo mobile ingegno Cangiar l’amore in subitano sdegno (Ariosto). Anche di animali, e, per estens., di cose (col sign. generico di natura, carattere): mostrando loro ... non essere tale l’i. della Verità, che ella dovesse fare gli stessi effetti negli uomini che negli Dei (Leopardi). 3. letter. Espediente, artificio, trovata ingegnosa, astuzia: con un sottile i. riuscì a levarsi d’impaccio; ant. a ingegno, a ingegni, con inganno. 4. a. ant. Ordigno, congegno, meccanismo e anche macchina bellica: i. meccanici, idraulici; Né rete non avea, né altro i. (Berni); il fabbro ... di chiave Ardua e ferrati i. all’inquieto Ricco l’arche assecura (Parini); nella scenografia, dal Rinascimento in poi, fu così detta anche l’apparecchiatura meccanica che consentiva il sollevamento di persone, il rapido montare di scene e altri effetti scenografici. La parola è ancora in uso per indicare l’elemento della chiave perpendicolare al fusto, cioè la parte con gli scontri, che viene introdotta nella toppa della serratura. b. Nella pesca del corallo, attrezzo costituito da due sbarre di legno o di ferro, lunghe da due a tre metri, disposte in croce, che all’estremità sostengono delle reti; assicurato a una grossa pietra, viene affondato e ritirato più volte in prossimità della murata di un banco di corallo, allo scopo di afferrare quanti più rami dei cormi è possibile, strapparli, e portarli alla superficie. ◆ Dim. ingegnétto, ingegnino; spreg. ingegnùccio, ingegnuzzo; accr. ingegnóne; pegg. ingegnàccio, per lo più scherz., con riferimento a persona d’ingegno un po’ bizzarro e incolto, ma vivo.