Invìdia¹

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invidia1


invìdia1 s. f. [dal lat. invidia, der. di invĭdus: v. invido]. – 1. Sentimento spiacevole che si prova per un bene o una qualità altrui che si vorrebbero per sé, accompagnato spesso da avversione e rancore per colui che invece possiede tale bene o qualità; anche, la disposizione generica a provare tale sentimento, dovuta per lo più a un senso di orgoglio per cui non si tollera che altri abbia doti pari o superiori, o riesca meglio nella sua attività o abbia maggior fortuna (nella dottrina cattolica, è uno dei sette vizî capitali, direttamente opposto alla virtù della carità): avere i. di qualcuno o contro qualcuno (letter. a qualcuno); sentire, provare, portare i.; crepare d’i., essere roso dall’i., in frasi allusive a qualcuno che ha invidia di noi o di persona a noi amica, o comunque con senso di soddisfazione: crepava d’i., o si rodeva dall’i., ogni volta che mi vedeva in sella alla mia fiammante motocicletta; destare i. in qualcuno; il tarlo dell’i. (il tormento che prova l’invidioso); il dente, il morso dell’i. (l’effetto corrosivo che hanno le parole dell’invidioso sulla persona che ne è l’oggetto; ma anche col sign. della locuz. precedente); parla così solo per invidia. 2. Con sign. attenuato, il desiderio di avere anche noi il bene o la fortuna che hanno avuto altri: hai un aspetto così florido da fare i.; è una villetta che fa i. a molti; è degno d’i. chi riesce a sopportare senza lamentarsi le contrarietà della vita. Con senso più concr., la persona o la cosa che desta tale sentimento: ha un figlio bello e robusto che è l’i. di tutte le mamme. ◆ Dim., invidiétta, invidiùccia, invidiuzza; pegg. invidiàccia.