Lènza

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lenza


lènza s. f. [lat. tardo lĕnteum, dal lat. class. linteum (neutro sostantivato dell’agg. linteus «di lino») incrociato con lĕntus «lento, flessibile»]. – 1. ant. Fascia di lino; anche, tela di lino. 2. Filo di spessore e lunghezza variabile, costituito nel passato di crini di cavallo o di seta o di metallo o di fili di canapa ritorti, e oggi quasi esclusivam. di nailon, a un’estremità del quale si legano uno o più ami per pescare; per la pesca alla canna, l’estremità del filo è generalmente corredata di un terminale dotato di galleggiante, piombino, amo ed esca. Oltre che per il modo d’impiego, le lenze sono distinte per diametro di sezione (espresso in centesimi di millimetro) e per resistenza alla trazione (espressa in chilogrammi). 3. Nel linguaggio dei cantieri navali, cavetto sottile, imbevuto di pittura, che, ben teso, viene impiegato per tracciare linee spec. sui tronchi di legno e in genere sugli elementi degli scafi di legno. 4. Lenza del capone: in marina, era così chiamato un cavetto fissato opportunamente al gancio del capone per facilitarne l’aggancio alla cicala dell’àncora quando si doveva sollevarla per metterla a posto. 5. fig., roman. Persona che la sa lunga, furbacchione: quel ragazzo, o quella ragazza, è una l.; che lenza!