Màcchia¹

Vocabolario on line

macchia1


màcchia1 s. f. [lat. macŭla]. – 1. Piccola area di colore diverso che interrompe, per lo più guastandolo, il colore uniforme di una superficie: una m. d’unto sulla giacca; una m. d’inchiostro, di umido sulla carta; macchie di vino sulla tovaglia; lavare, togliere le m. ai panni. Con usi e accezioni partic.: a. Nella tecnica pittorica, stesura di colore, spesso, ma non sempre, iniziale e non definitiva, che fissa in maniera soltanto sintetica, nei suoi valori e nelle sue tonalità essenziali, l’immagine; a partire dalla seconda metà del sec. 19°, il termine ha indicato le larghe pennellate di colore puro caratteristiche della tecnica dei cosiddetti macchiaioli. b. M. solari, regioni della fotosfera solare che hanno l’aspetto di macchie irregolari e che appaiono scure in quanto la loro temperatura (circa 4000 K), e quindi la loro luminosità, è inferiore a quella (circa 6000 K) delle zone circostanti; risultano variabili sia per dimensioni (possono raggiungere 100.000 km di diametro) sia per durata (da qualche ora per le più piccole ad alcune settimane per le più grandi), e sono distribuite in gruppi più o meno numerosi; hanno una notevole importanza quale elemento indicativo dell’attività radiativa del Sole e per quantificare quest’ultima è stata introdotta una grandezza numerica, il numero delle macchie solari, o numero di Wolf o numero di Wolf-Wolfer, definito in base al numero dei gruppi di macchie e dei nuclei singolarmente identificabili nei gruppi; tale numero varia, durante cicli di circa undici anni, da un minimo di poche unità a un massimo di circa un centinaio. M. lunari, le zone più oscure (perché pianeggianti) della superficie della Luna, che ne costituiscono i cosiddetti mari. c. In elettronica, m. catodica, la macchia luminosa che compare sul catodo di un arco voltaico nella zona dove si ha emissione di elettroni, e anche quella che si forma sulla superficie del mercurio nelle ampolle dei raddrizzatori a vapori di mercurio; m. esploratrice o riproduttrice, nella tecnica televisiva, la base del pennello elettronico che esplora il mosaico fotosensibile nel tubo di presa o che percorre lo schermo fluorescente nel tubo di riproduzione; in quest’ultimo caso, alla base del pennello elettronico si forma (sullo schermo fluorescente) una vera e propria macchia luminosa che, spostandosi e variando in intensità, ricostruisce l’immagine visibile; analizzatore a m. volante o viaggiante, dispositivo per analizzare, cioè per convertire in segnali elettrici, immagini su pellicole fotografiche o cinematografiche, che usa come elemento analizzatore la macchia esploratrice di un tubo a raggi catodici. d. In urbanistica, in senso fig., espansione a macchia d’olio, il naturale estendersi della città in tutte le direzioni quando non intervenga un qualche criterio di programmazione che ne orienti l’espansione in direzioni preferenziali. Anche in altri usi fig., di fenomeno o manifestazione che si espande gradualmente in ogni direzione: l’infezione, la protesta si spargeva a m. d’olio. e. In geografia fisica, macchie d’olio, le aree lisce a superficie speculare, contornate da zone increspate, che si riscontrano sul pelo dell’acqua nei laghi e nelle lagune, originate dal vento o, secondo altre spiegazioni, da contrasti termici tra le zone soleggiate e quelle in ombra. 2. Chiazza o zona di colore diverso, sulla pelle umana, sul pelo degli animali, sulle foglie, sulle pietre, ecc., dovuta a cause naturali o no: aveva delle m. rosse sul viso; pelo bianco a m. nere; marmo verde con m. bianche. Con usi specifici: a. Nel linguaggio medico, nome che accomuna tutte le alterazioni circoscritte del colorito (aree discromiche) della cute, delle mucose o di altre superfici anatomiche, di varia forma e dimensione, transitorie o permanenti, e dovute alle cause più disparate: sovraccarico, congenito o acquisito, di melanina epidermica (ipercromie melaniche localizzate: v. melanodermia); presenza di pigmenti ematici (petecchie, vibici, ecchimosi, soffusioni, il cui colore si modifica in rapporto alle degradazioni chimiche subìte dall’emoglobina) o di natura patologica (per es. nell’ocronosi) o esogena (tatuaggi, deposizione di metalli pesanti in caso di intossicazioni croniche); depigmentazione cutanea circoscritta (nel qual caso si parla, impropriam., di m. acromiche). Con accezioni partic.: m. cadaveriche o ipostatiche, chiazze cutanee rosso-bluastre che si manifestano sul cadavere, in zone dove il sangue si raccoglie dopo l’arresto della circolazione; m. cieca, zona fisiologicamente cieca del campo visivo, corrispondente alla zona di proiezione del punto di origine del nervo ottico, normalmente insensibile; m. sacrali, o m. blu, quelle, di colore bluastro, che si trovano con frequenza nella regione sacrale degli individui delle razze mongole (per questo dette anche m. mongoliche), soprattutto nella prima infanzia, dovute ad accumulo di pigmento nel derma. b. In patologia vegetale, m. rossa, malattia delle pesche e delle albicocche, detta anche scabbia. 3. fig. a. Ciò che moralmente deturpa la purezza dell’onore, della coscienza: non avere macchia nella reputazione; vi è una m. nella sua vita; lavare la m. col sangue; cavaliere senza macchia e senza paura (fr. chevalier sans peur et sans reproche), epiteto riferito dapprima a Baiardo, cioè a Pierre Terrail, signore di Bayard (c. 1476-1524), poi passato a significare genericam. persona integra e d’animo intrepido, anche con lieve intonazione scherzosa. b. non com. Neo, difetto, imperfezione in scritti e in opere d’arte. ◆ Dim. macchierèlla, macchierellina, macchiétta (v.), macchiettina, macchiolina: va a rovistare nella roba sporca, la madre ... e cerca di interpretare le macchioline, se per caso ne trova (Ermanno Cavazzoni); accr. macchióna; pegg. macchiàccia.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata