Male²

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male2


male2 s. m. [lat. malum «male fisico o morale», rifatto secondo male avv.]. – In senso ampio, il contrario del bene, tutto ciò che arreca danno turbando comunque la moralità o il benessere fisico ed è perciò temuto, evitato, oggetto di riprovazione, di condanna o di pietà, ecc.: prevenire, arrestare, combattere, reprimere il m.; i mali che affliggono l’umanità; L’aurea beltate ond’ebbero Ristoro unico a’ mali Le nate a vaneggiar menti mortali (Foscolo). Prov., a mali estremi estremi rimedî. 1. a. In senso morale, azione o pensiero non conforme ai principî etici, e quindi contrario alla virtù, alla probità o anche al buon costume: capire, discernere, distinguere il bene e il m.; la scienza del bene e del m., ossia la conoscenza e il discernimento del bene e del male (secondo l’espressione biblica, Genesi 2, 9 e 17, dove si parla del lignum boni et mali di cui Dio vieta ad Adamo di cibarsi); indurre al m.; commettere il m.; è il genio, il tristo genio del m., di persona diabolicamente disonesta. In quanto può essere oggetto di biasimo da parte di altri: nei tuoi amici tu vedi solo il m.; tacere il m. e dire il bene di ciascuno; pensar sempre il m., vedere il male anche in azioni oneste e innocenti; non c’è nulla di m.; che m. c’è?, di azione apparentemente non lecita, ma fondamentalmente buona. b. Con valore neutro, cosa non buona, quindi ingiusta, non utile, non opportuna, soprattutto in unione col verbo essere o altri verbi copulativi: non sarà m. avvertirlo; sarebbe m. se la pensasse così. 2. a. Ciò che reca danno, svantaggio, incomodo: la sua venuta è stata un m. per noi; spesso da un m. nasce un bene; non tutti i m. vengono per nuocere (prov.); fare, agire, parlare a fin di m., per recare danno ad altri; stare al bene e al m., in una società, partecipare agli utili come ai danni; nel bene e nel m., espressione formulare nella liturgia del matrimonio. b. Disgrazia, sfortuna: nella sua malvagità, gli augurava ogni m.; avere il m., il malanno e l’uscio addosso (v. malanno, n. 1). In imprecazioni: Se non fosse il gran prete, a cui mal prenda! (Dante); v. anche mannaggia. 3. In senso più decisamente fisico, sofferenza, dolore: sentire m. a una gamba; avere m. a una mano; mi fanno m. le scarpe. E di sofferenze spirituali: mal d’amore; mal del paese, la nostalgia (e mal d’Africa, la speciale forma di nostalgia di chi ha vissuto per un certo tempo in Africa). Spesso sinon. di malattia: m. infettivo, contagioso, ereditario, inguaribile; in espressioni eufemistiche, un brutto m., un m. incurabile, un m. che non perdona, il m. del secolo, con riferimento soprattutto al cancro (v. anche malattia, n. 1 a). Seguito da opportune determinazioni può essere nome, nell’uso pop. e tradizionale o anche nella terminologia medica, di particolari affezioni: mal di capo, di testa; mal di cuore, di fegato; mal di denti; mal caduco (o malcaduco, mal comiziale, male di s. Giovanni, male del benedetto), l’epilessia (grande m., l’attacco convulsivo completo; piccolo m., manifestazione del tipo delle assenze); mal francese, uno dei nomi con cui è stata indicata in passato la sifilide, equivalente a morbo gallico o celtico (v.); mal sottile, la tubercolosi polmonare; mal della pietra, antica denominazione della calcolosi vescicale; mal della rosa, nome pop. della pellagra; mal di s. Lazzaro, nome pop. della lebbra; e di disturbi che si soffrono in aereo, in treno, in automobile: mal d’aria, mal di treno, mal d’auto, forme di chinetosi; mal di mare, forma di chinetosi detta anche, con termine dotto, naupatia; mal di montagna, forma di malattia delle altitudini; mal della discesa o della valle, complesso di disturbi accusati talora da persone che tornano al piano da grandi altitudini (astenia, inappetenza, insonnia, ipoacusia, epistassi, ecc.). Analogam., in zootecnia: mal dell’ala, malattia dei colombi detta anche paratifosi; mal d’asino, malattia dello zoccolo degli equini; mal della foresta o mal nero, malattia delle api adulte; mal delle petecchie, malattia del baco da seta detta anche pebrina; mal del segno, altro nome del calcino, anch’esso malattia del baco da seta; mal del sito, malattia infettiva di capre e pecore, detta in veterinaria agalassia contagiosa e nota anche con altri nomi (v. agalassia); mal del verme, malattia del cavallo detta anche farcino; per altre affezioni si rinvia al secondo elemento della denominazione: mal di maggio, mal del rospo, mal della talpa, ecc. (ugualmente si rinvia al secondo elemento per il nome di malattie delle piante, quali: mal del piede, mal dello sclerozio, mal vinato, e così via). 4. Locuz. particolari (in alcune delle quali il sostantivo tende a confondersi con l’avverbio): dir m. di uno, parlarne male, sottoporlo a critica più o meno meritata (ha detto m. di Garibaldi, frase scherz. in uso nel passato, a proposito di chi abbia osato criticare principio, sistema o persona che sembri intoccabile); ha detto di lui tutto il m. possibile; voler m. a uno, nutrire odio o risentimento contro di lui (propriam. augurargli il male): si fa voler m. da tutti; non ho potuto accontentarti, non volermene m.; mettere m. tra due persone, suscitare discordie; far m., danneggiare, produrre dolore fisico o morale: non mi stringere così forte la mano che mi fai m.!; il caldo eccessivo fa m. alle piante; sono cose che fanno m. anche solo a sentirle narrare; portar male, essere di cattivo augurio, esser causa o fonte di dispiaceri, d’infelicità, di disgrazie: non dire quella parola, porta m.!; molti credono che il numero 17 porti m.; secondo una vecchia superstizione, porta m. passare sotto una scala a pioli. Usato assol., in frasi ellittiche, per esprimere disapprovazione, rammarico: male! non dovevi rispondere così; e per contro non c’è m. (fam. anche non c’è malaccio; letter. non è m.), abbastanza bene: «come stai?» «non c’è m.»; meno m. (o manco male), per manifestare soddisfazione di cosa che è andata meglio di quanto si pensava: meno m. che sono arrivato in tempo! La locuz. avv. a male ha due sign.: andare a m., di cosa che non riesce come dovrebbe, di merce che si deteriora, di alimento che si guasta, e sim. (e così mandare a m., guastare, distruggere e sim.); prendersela a m. (meno com., in m.), aversene a m. (anche per m.), avere una reazione di sdegno, risentimento, irritazione e sim. nei confronti di qualcosa. ◆ Dim., poco com., malùccio; pegg. malàccio (soprattutto nella frase non c’è malaccio, non va tanto male).