Messìa

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messia


messìa s. m. [dal lat. tardo, eccles., messīas, gr. μεσσίας, adattamenti dell’ebr. mashīaḥ «unto»]. – 1. Nome con cui è indicato nell’Antico Testamento il personaggio (re o sommo sacerdote) oggetto dell’unzione divina; nella tarda letteratura giudaica (ma già sulla base di elementi biblici: cfr. Salmi 2,2) il nome si specializza a indicare l’«unto» per eccellenza, colui che è inviato dal Signore come re e salvatore del popolo eletto; e in tal senso, nella traduzione greca Χριστός (Cristo) il termine assume nel Nuovo Testamento il valore di nome personale applicato a Gesù (e con questo sign. in italiano è per lo più scritto con iniziale maiuscola): l’attesa, la venuta del Messia. 2. a. Nel linguaggio com.: aspettare qualcuno come il M., con grande impazienza e desiderio; aspettare o attendere il M., attendere qualcuno a lungo e inutilmente (per allusione all’attesa degli Ebrei, che non riconobbero e non riconoscono Gesù Cristo come il Messia promesso). In senso fig., salvatore o liberatore mandato da Dio, e in partic. la persona da cui si spera che, attuando profondi rivolgimenti politici e sociali, possano venire tempi nuovi e felici: accogliere, salutare qualcuno come un m.; atteggiarsi a m.; farsi credere un m.; Si vende per Messia Chi nacque Pulcinella (Giusti). b. In antropologia e nella storia delle religioni, personaggio cui si attribuisce una missione divina di riforma e rinnovamento dell’ordine sociale e religioso.