mòlle agg. [lat. mŏllis]. – 1. a. Che cede al tatto o alla pressione; si contrappone direttamente a duro, ed è quindi sinon. di tenero, morbido, soffice, comune però solo in determinate locuz.: le parti m., del corpo umano o animale; tessuti m., in genere tutti i tessuti che rivestono le formazioni osteo-articolari o sono a queste contigui (tegumento cutaneo, connettivo sottocutaneo, masse muscolari); palato m., la parte posteriore, membranosa, della volta palatina; carni m., flosce, non sode; terreno m.; sovra ’l molle limo (Dante); stendersi sull’erba m. del prato o sul m. tappeto erboso; le m. piume, letter., per metonimia, i morbidi cuscini del divano o del letto (per lo più in senso fig., come simbolo di vita fiacca, di costumi rilassati). In medicina, ulcera m., lo stesso che ulcera venerea (contrapp. all’ulcera dura o ulcera sifilitica); in semeiotica si dice del polso arterioso, quando esso presenti scarsa resistenza alla compressione digitale, come si verifica nei soggetti ipotesi. Talora si avvicina piuttosto al senso di duttile, plastico: plasmare la m. argilla, la m. cera (e quindi, in similitudini, m. come la cera). b. Sostantivato con valore neutro: dormire sul m.; il duro e il m. di un frutto. c. letter. Flessibile, cedevole (contrapp. a rigido): le m. membra; il m. giunco; il m. acanto (