Nominalismo

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nominalismo


s. m. [der. di nominale]. – 1. Nella storia della filosofia, dottrina che considera i concetti generali e universali semplici nomi senza alcuna corrispondenza nella realtà oggettiva costituita tutta di individui: l’universale è quindi un segno che significa un gruppo di individui senza pretendere di rispecchiare una natura o essenza che sia a essi comune. Il nominalismo ha avuto il suo avvio dalla discussione sulla natura degli universali nel sec. 12° (una posizione estrema raggiunge con Roscellino che considera gli universali dei flatus vocis) e giunge a una più complessa articolazione con Guglielmo di Occam (sec. 14°) detto princeps nominalium, cioè capo o massimo esponente dei nominalisti; nella filosofia moderna ha varî svolgimenti nelle filosofie empiristiche e sensistiche (per es., con Gassendi e Hobbes e con l’empirismo inglese), quindi nelle correnti dell’empiriocriticismo e del neopositivismo. 2. Più in generale, e al di fuori di contesti specificamente filosofici, il termine è a volte polemicamente usato per qualificare un linguaggio o un atteggiamento attenti piuttosto all’aspetto formale o estrinseco di cose o problemi, e perciò privi di realismo e di concretezza.