Novenàrio

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novenario


novenàrio agg. e s. m. [dal lat. novenarius «che consta di nove» (der. di novenus: v. novena)]. – Composto di nove parti: quasi esclusivam. nella locuz. verso n. (o assol. il n.), verso di nove sillabe (o, più propriam., di nove «posizioni metriche»: v. endecasillabo), corrispondente per il ritmo a un decasillabo privo della prima sillaba, con accenti sulla 2a, 5a e 8a sillaba, usato in tempi recenti soprattutto da G. Pascoli (per es.: «Che vóli di róndini intórno», nella poesia La mia sera) e da G. D’Annunzio, che talvolta ne variarono la tradizionale accentazione.