Occorrere

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occorrere


occórrere v. intr. [dal lat. occurrĕre «andare incontro, imbattersi, presentarsi alla mente», comp. di ob- e currĕre «correre»] (coniug. come correre; aus. essere). – 1. ant. a. Farsi incontro: Nel lucente vestibolo di quella Felice casa un vecchio al duca occorre (Ariosto). Più raram., imbattersi in qualcuno. b. Presentarsi, offrirsi alla mente: occorsagli una nuova malizia (Boccaccio); Oh come grato occorre ... Il rimembrar delle passate cose Ancor che triste (Leopardi). Anche, offrirsi alla vista, cadere sotto gli occhi: nella terza apritura del messale occorse quella parola che Cristo disse (Fior. di s. Franc.). 2. letter. Capitare, accadere: speriamo che non gli occorra qualche incidente; m’è occorso più volte di doverne parlare; mi narrò un fatto occorsogli mentre era in viaggio; la ragione la vedo adesso dopo tutto quello che m’è occorso (Pirandello). 3. Nell’uso com., bisognare, esser necessario: per arrivare occorsero più di due ore di cammino; è un’impresa per cui occorrerebbero grandi capitali; ti occorre nulla?; ho capito, non occorre altro. Spesso costruito impersonalmente, con prop. soggettiva: occorre sbrigarsi; non occorre che vi incomodiate; occorre agire con molta prudenza. Assol.: se occorre, bisogna tentare ogni mezzo; occorrendo, ricòrdati che sono qua io; grazie, non occorre!, rifiutando (spesso con tono secco) servizi offerti. Nell’uso bancario, occorrendo, parola che, seguita dal nome di una persona, può essere apposta su un effetto cambiario, con sign. simile a quello della parola al bisogno, per indicare cioè la persona alla quale il portatore del titolo può rivolgersi in caso di mancata accettazione o di mancato pagamento della cambiale. ◆ Part. pres. occorrènte, letter. col suo valore verbale, che capita, che accade: Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi, titolo dell’opera più famosa di D. Compagni; anche come agg. e s. m. (v.).