Ossìgeno

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ossigeno


ossìgeno s. m. [dal fr. oxygène, comp. di oxy- «ossi-1» e -gène «-geno», propr. «generatore di acidi», termine coniato dal chimico fr. A.-L. Lavoisier nel 1783]. – Elemento chimico di simbolo O, numero atomico 8, peso atomico 16, il più diffuso e abbondante in natura, contenuto nell’aria allo stato molecolare (O2) in proporzione del 20% circa, e, in forma combinata, nell’acqua, in numerosi minerali della crosta terrestre, in molti composti inorganici e in gran parte di quelli organici; gas inodore e incolore, fattore fondamentale e indispensabile della respirazione e quindi della vita degli esseri viventi, si combina più o meno facilmente con tutti gli elementi a eccezione dei gas rari a più bassa densità, attraverso reazioni (ossidazioni) che si compiono con sviluppo di calore. Preparato industrialmente per distillazione frazionata dell’aria liquida o, quando non è richiesta un’elevata purezza, tramite stacci molecolari (zioliti), viene utilizzato in medicina (nell’ossigenoterapia), nell’industria come sbiancante, come comburente in cannelli ossidrici e ossiacetilenici, in metallurgia, nella raffinazione di olî e grassi, in processi di sintesi, nella depurazione delle acque di scarico, ecc. Con partic. riferimento all’uso che di tale elemento si fa nella pratica terapeutica: somministrare o. a un malato grave, a un intossicato; essere all’o., essere in gravissimo stato, essere in punto di morte; in senso fig. e scherz., dare l’o., sollevare (un’impresa, un’istituzione, ecc.) con aiuti urgenti, soprattutto finanziarî, e analogam. avere bisogno di o., aver bisogno di esser aiutato, soprattutto finanziariamente, per poter continuare la propria attività. Camera a ossigeno, o iperbarica, apparecchiatura medica usata per l’ossigenoterapia, consistente in una camera speciale, di piccole dimensioni, a chiusura perfettamente ermetica, fornita di aria condizionata, in cui la concentrazione di ossigeno può essere variata secondo la necessità; tenda a ossigeno, v. tenda.