Parare

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parare


v. tr. [lat. parare «preparare, allestire, apparecchiare» (e inoltre «procurare, acquistare, comprare»)]. – 1. ant. Preparare, apparecchiare, apprestare, in frasi come p. insidie, p. il convito e sim., che sono latinismi. 2. a. Vestire con paramenti, con vesti solenni; quasi esclusivam. nel rifl.: il sacerdote si parava per la messa; i diaconi aiutarono il vescovo a pararsi; non com. con riferimento ad altre persone, indossare abiti ricchi o eleganti (per lo più scherz.): pararsi a festa. b. Ornare con parati, con drappi, con addobbi: p. la chiesa a lutto; pararono la sala come per le grandi occasioni. 3. a. Difendere, riparare: p. qualcuno dai colpi, dalle bastonate; vieni accanto a me, che ti paro col mio ombrello; pararsi la faccia con le mani; p. gli occhi dalla troppa luce. Rifl.: pararsi dal vento dentro a un portone; pararsi dalle botte, dalla grandine; fatto segno di quella fitta sassaiola, cercava di pararsi come poteva. b. Con compl. di cosa, impedire frapponendo un riparo o costituendo un ostacolo: ho chiuso la tenda per p. il sole; si mise una sciarpa intorno al collo per p. il freddo; p. il lume, frapporre fra esso e noi un corpo opaco che difenda gli occhi dalla luce troppo viva; scòstati, che mi pari il sole; c’era davanti a me un mezzo gigante che mi parava tutto lo spettacolo; un albero mi parava la vista. c. In partic., fermare o deviare un colpo diretto a offendere, annullandone l’efficacia: p. una stoccata, un fendente; p. i colpi con lo scudo; p. i pugni dell’avversario (anche nel pugilato); nella scherma, p. un colpo, schivarlo eseguendo una parata; anche in senso fig.: p. un’insidia, un attacco; p. le critiche, le accuse; non sempre si riesce a p. i colpi della sorte. In varî sport (calcio, hockey, pallanuoto, ecc.), con partic. riferimento al portiere o a un difensore, bloccare o deviare o respingere la palla tirata da un avversario: un tiro angolato difficile da p.; p. il pallone; p. un calcio di rigore; p. con la testa, di piede, con i pugni. d. non com. Bloccare nel movimento una persona o un animale, mettendosi loro davanti o afferrandoli: para il bambino, che non sbatta contro il muro!; p. un cavallo imbizzarrito; pop. tosc.: se vuole andarsene, nessuno lo para, nessuno vuole impedirglielo; e così, chi ti para?, chi t’impedisce di andartene?, e sim. e. non com. Scacciare, allontanare: p. le mosche, le zanzare; settentr. (veneto, trentino, lombardo), parar via, con lo stesso senso: para via tutti questi insetti!; parando via in quelle delicate circostanze tutti i testimoni importuni (I. Nievo). 4. Spingere innanzi, guidare, condurre al pascolo mandrie o greggi: p. le pecore al poggio; p. i buoi verso il fiume; anche con la particella pron. (in funzione di dativo), pararsi innanzi, spingere avanti a sé: Il contadino ... si parava innanzi Poche sue capre (Pascoli). Di uso ant. o region. (Toscana, Umbria), badare agli animali, fare il guardiano: p. il gregge, i maiali. 5. a. Aprire, stendere, solo nella locuz. marin. p. le vele. b. Porgere, presentare, in alcune espressioni ormai disus.: p. la mano (per es., per chiedere l’elemosina); paravano umilmente la mano, che tante volte avevano alzata insolente a minacciare, o traditrice a ferire (Manzoni); non com., p. la guancia, la gota; p. il cappello, tenderlo capovolto perché vi si metta dentro qualcosa: la voce del solito vecchino gridò a Pinocchio: «Fatti sotto e para il cappello» (Collodi). Similm., p. il grembiule, tenendolo per le cocche. c. rifl. Pararsi in difesa, disporsi, mettersi in atteggiamento di difesa per far fronte a un pericolo: sospettava subito una insidia e si parava in difesa (Pirandello). Pararsi innanzi o davanti a qualcuno, presentarglisi davanti improvvisamente, o metterglisi davanti per fermarlo, per impedirgli di procedere: mentre stava per entrare, gli si parò innanzi il guardiano. Anche di cose in cui ci s’imbatte: gli si parò davanti un ostacolo; si fermò alla prima osteria che gli si parò innanzi. Fig.: èmmisi parata dinanzi, pietose donne, una novella (Boccaccio), mi si è presentata alla mente. 6. intr. Andare a parare, tendere, mirare a un determinato effetto o scopo, soprattutto con le proprie parole: non capisco dove voglia andare a p. con le sue allusioni; voglio vedere dove andrai a p. con questi discorsi; anche riferito alle parole stesse: il Griso non rispose nulla, e stette aspettando dove andassero a p. questi preamboli (Manzoni). ◆ Part. pass. parato, con valore verbale e anche come agg.: Le mense riccamente son parate E tutte le vivande accomodate (Pulci); chiesa, sala, strada parata a festa; Il cucù dell’ore che canta, le sedie parate a damasco Chèrmisi (Gozzano). Per altri usi, nei quali il termine ha valore aggettivale autonomo, v. parato1.

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