Perènne

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perenne


perènne agg. [dal lat. perennis, comp. di per e annus «anno», propr. «che dura tutto l’anno»]. – 1. a. Destinato a durare eternamente o per un tempo lunghissimo; imperituro: gloria, fama, celebrità p.; monumento eretto a p. memoria. b. In botanica (anche come s. f.), di pianta che vive più di due anni, come certe erbe provviste di cauli sotterranei (p. erbacee, per es. giglio, giaggiolo, ecc.) e le piante legnose (v. legnoso). 2. Continuo, senza interruzioni (ma con implicita l’idea del prolungarsi senza termine, o con un termine lontano): la sua vita non era che un p. lamentarsi; Forse la giovinezza è solo questo P. amare i sensi e non pentirsi (Penna); per le città costiere il mare è una sorgente p. di prosperità; in partic.: fonti, sorgenti, fiumi p., che scorrono ininterrottamente (in senso fig., essere una fonte p. di discordie, di litigi, di preoccupazioni, di discussioni e sim., darne continuamente motivo); nevi p., che non si sciolgono mai; acqua p., negli impianti domestici di distribuzione dell’acqua, quella che viene erogata direttamente dalla conduttura stradale senza passare per i cassoni di deposito. 3. Nel linguaggio filos., filosofia p. (lat. philosophia perennis), locuz. adottata da Agostino Steuco da Gubbio in una sua opera del 1540 per designare il profondo accordo che, nei riguardi della religione cristiana, era nelle antiche filosofie, e ripresa poi da Leibniz (1646-1716) per indicare il più profondo significato del suo eclettismo, quale espressione dell’eterna realtà del vero, variamente palese nelle diverse dottrine dei filosofi precedenti. ◆ Avv. perenneménte, senza interruzione, continuamente, sempre: cime perennemente coperte dalle nevi; spesso con uso iperb.: è perennemente ubriaco; sono perennemente assillati dai debiti; un tipo perennemente di cattivo umore.