Piètra

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pietra


'piètra s. f. [lat. pĕtra, prestito del gr. πέτρα, entrato in concorrenza con saxum (v. sasso)]. – 1. a. Nome che si dà comunem. ad alcune rocce compatte, spec. a quelle usate come materiale di costruzione: p. viva, roccia allo stato naturale, solida e nuda; una cava di pietra (o di pietre). b. Frammento di roccia che si può spostare, sollevare, gettare, o anche scagliare come proiettile: tirare una p. (o le p.) contro qualcuno; lo gettarono in mare con una p. al collo; per la frase evangelica, divenuta proverbiale, chi è senza peccato scagli la prima p. (Giovanni 8,7), v. peccato, n. 1 b. Locuzioni fig.: p. d’inciampo (poco com.), persona o cosa che è di ostacolo, che rappresenta grave difficoltà; p. dello scandalo (v. scandalo); mettere o metterci una p. sopra, non pensare più a qualcosa, non parlarne più, dimenticare offese, fatti o circostanze dolorosi, spiacevoli, incresciosi. c. Frammento di roccia lavorato per mano dell’uomo: cavare, spaccare le pietre. In partic., blocco di roccia impiegato nelle costruzioni edili: muro con rivestimento di pietre; costruire pietra su pietra; p. angolare (v. angolare1); porre, posare la prima p., iniziare la costruzione di un edificio, spesso con solenne cerimonia inaugurale, e, in senso fig., iniziare un’opera importante, di qualsiasi genere. d. Con opportuna determinazione: p. sepolcrale (o assol. pietra), la lastra che chiude il sepolcro: mi vedrai seduto Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo Il fior de’ tuoi gentili anni caduto (Foscolo); p. filosofale o dei filosofi (v. filosofale); p. miliare, in senso proprio, estens. e fig. (v. miliare1). e. poet. Statua: Ma conveniesi, a quella p. scema Che guarda ’l ponte (Dante), alla statua mutila di Marte. f. A pietra, locuz. agg. riferita a fucile in cui l’accensione della polvere era provocata dalla scintilla di un pezzo di pietra focaia, percossa dall’acciarino. g. In similitudini e usi fig., con riferimento alla durezza, alla insensibilità, alla immobilità della pietra: duro come p., di cosa in genere, o anche di persona che non si lascia commuovere o distogliere da qualche proposito; avere un cuore di p., impietoso, insensibile; un discorso che avrebbe mosso (o commosso) anche le p., molto toccante; essere, restare di p., insensibile o impassibile, incapace di reazione; farsi di p., restare immobile per stupore o per altra violenta emozione, impietrire. Con riferimento al peso: sentirsi una p. sullo stomaco, di cosa che non si riesce a mandare giù (anche in senso fig.); avere o sentirsi una p. sul cuore, con riferimento a rimorso o dolore che non dà tregua. 2. Nella terminologia mineralogica, il termine è stato usato in passato per indicare minerali compatti non aventi splendore metallico né aspetto salino; attualmente, accompagnato da determinazioni riferentisi ad alcune caratteristiche esterne, all’uso, al luogo di provenienza, serve a indicare singolari varietà di rocce o alcuni gruppi di rocce o minerali o altre sostanze, sia naturali sia artificiali, destinate a usi varî. a. In relazione alle caratteristiche esterne o rivelantisi nell’uso: p. argentina (da argentino1, per il contenuto micaceo), arenaria contenente molta mica, dei Colli Euganei; p. bronzina (da bronzino1, per il colore), calcare giallo o verdognolo, venato o macchiato, della provincia di Caserta; p. stellaria (anche soltanto stellaria s. f.), antica denominazione del calcare madreporico; p. spugnosa, tipo di calcare molto vacuolato; p. fetida, arenaria bituminosa del territorio di Chiusi, adoperata per costruzioni; p. forte, nome dato in Toscana a una varietà di macigno a grana fina, ricca di cemento calcareo, che passa a calcare arenaceo, e, in Sardegna, a un calcare compatto brecciato che si presta talora a essere scolpito o lucidato; p. morta, nome dato in Toscana a varietà di molasse poco resistenti e friabili; p. pomice (v. pomice); p. serena (v. sereno). b. In relazione all’uso: p. da costruzione, denominazione generica di materiali lapidei naturali (calcari, rocce siliciche, arenarie, ecc.) usati nelle costruzioni, in blocchi irregolari (p. rozza o grezza) o opportunamente sagomati (p. lavorata o concia), assestati a secco o, più spesso, legati tra loro con materiali agglomeranti; p. da affilare, p. da cote, roccia contenente silice diffusa in seno a una massa cementante, molto dura e di aspetto poroso, usata in forma di dischi (mole) o in pezzi cilindrici o prismatici (coti o affilatoi) per affilare o pulire utensili taglienti; p. molare (v. molare1), arenaria silicea a cemento calcareo, dura e tenace, usata per la costruzione di macine da mulino; p. da calce, p. da gesso, le rocce utilizzate, rispettivamente, per la preparazione della calce e del gesso; p. da cemento, il calcare marnoso usato per la fabbricazione del cemento; p. litografica, calcare compatto a struttura fine e omogenea, usato in litografia; p. o gessetto per sarti, steatite non cotta, macinata finemente e foggiata in forma di piastrina o gessetto; p. focaia (v. focaia); p. di paragone (o p. lidia o lidite), v. paragone. P. artificiale, materiale usato per pavimentazione o rivestimenti, costituito da un conglomerato di cemento con superficie trattata in modo da avere aspetto lapideo. c. In relazione al luogo di provenienza, con particolare riferimento alle pietre da costruzione: p. di Favignana, calcare quaternario del territorio di Favignana (la maggiore delle isole Egadi); p. di Finale, calcare brecciato della Riviera di Ponente (da Finale Ligure, in prov. di Savona); p. d’Istria, calcare del cretaceo, compatto, molto usato a Venezia; p. di Trani (in prov. di Bari), calcare tufaceo, e p. leccese, calcare argilloso magnesiaco, facilmente lavorabili, usati nei monumenti barocchi della Puglia; p. di Caen (〈〉, città della Francia settentr. nel dipartimento di Calvados), calcare oolitico usato in Francia per molte chiese gotiche; p. di Còmiso (nella Sicilia merid.), calcare bianco ben lavorabile; p. di Siracusa, p. di Viggiù, ecc. Nel folclore, alcune pietre prendono il nome in base alle caratteristiche morfologiche o sostanziali che determinano o determinavano il loro impiego: p. sanguinella o del sangue (agata cornalina), contro le emorragie; p. latteruola (agate zonate, calcedonio di vario colore), per favorire la secrezione del latte; p. gravida (limonite), perché ritenuta capace di assicurare il buon andamento della gestazione. 3. Materiale, naturale o artificiale, che, per le sue particolari caratteristiche, viene usato a scopo ornamentale. a. P. preziose, minerali usati soprattutto in gioielleria, rari e di notevole pregio estetico – dato dalla durezza, lucentezza, trasparenza (acqua), rifrattività, intensità e omogeneità di tinte nelle pietre colorate, decisa assenza di tinta nelle incolori, assenza, salvo casi particolari, di inclusioni e screpolature interne –, che, nelle loro parti migliori, vengono ridotti a frammenti, il più possibile cospicui, di forme regolari (gemme), con tagli e levigature che variano a seconda dalla natura della pietra, delle proporzioni dell’esemplare, della moda: tra le più note il diamante, le varietà diversamente colorate del berillo (eliodoro, smeraldo, acquamarina, morganite), del corindone (rubino orientale, zaffiro orientale, asteria), del granato, dello spinello (rubino balascio, rubino spinello), del topazio, dello zircone, del quarzo (cristallo di rocca, ametista, occhio di tigre, ecc.). Nel commercio si usa spesso indicare una pietra col nome di un’altra o adoperare uno stesso nome, modificato per lo più da termini di località, per pietre che nulla hanno di comune oltre a una certa somiglianza di tinta: così, per es., il termine rubino può indicare una varietà rossa di corindone (il rubino per antonomasia, detto anche rubino orientale), di spinello (rubino balascio), di topazio roseo (rubino brasiliano), di tormalina (rubino siberiano), di granato (rubino del Capo); i termini orientale e occidentale vengono usati per distinguere una pietra più pregiata, per es. il corindone violetto (ametista orientale), da una meno pregiata, il quarzo violetto (ametista occidentale). Il valore venale delle pietre preziose, che hanno come unità di misura il carato (200 mg), suddiviso in centesimi o in 4 grani, viene determinato con formule che tengono conto del loro peso, del prezzo di un carato e dell’incremento, più che proporzionale, del valore col crescere della caratura. Per la loro durezza e inalterabilità alcune di esse, come, per es., il diamante e il corindone, trovano, negli esemplari privi di valore estetico, impiego come parti di strumenti scientifici o come utensili da taglio e da perforazione o, ridotti in polvere, come abrasivi. b. P. sintetiche (o scientifiche, artificiali, chimiche, ricostituite), prodotti di laboratorio aventi le stesse proprietà chimiche e fisiche delle pietre preziose naturali che imitano, tanto che il riconoscimento è spesso delicato e difficile; solo in alcuni casi le pietre sintetiche sono state ottenute in dimensioni sufficientemente grandi da poter essere utilizzate in gioielleria: più spesso trovano impiego in utilizzazioni industriali (abrasivi, apparecchiature laser, ecc.). P. false, imitazioni di pietre preziose costituite da un tipo di vetro (strass) molto rifrangente, opportunamente colorato. P. doppie, contraffazioni di pietre preziose costituite da due pezzi di pietra vera o falsa della stessa qualità o di qualità diversa, tenuti assieme da una sostanza adesiva e talora intramezzati da una sfoglia di sostanza colorata. c. P. dure, nome generico di minerali o rocce (porfido, calcedonio, diaspro, agata, giada, ecc.) caratterizzati da elevata durezza e resistenza agli agenti chimici, e ben levigabili; usate in ogni epoca a scopo decorativo, costituiscono talora oggetti di notevoli dimensioni (statue, sarcofaghi), elementi di costruzioni (colonne, mosaici), oggetti d’uso e ornamentali (coppe, vasi), ornamenti personali o, anche, amuleti, per le proprietà magiche che venivano attribuite ad alcune di esse. 4. In geologia: mare (o fiume) di pietre, v. mare, n. 4 b; p. oscillanti, massi rocciosi che, avendo subìto un’erosione (per l’azione di acque correnti, correnti aeree, ecc.) particolarmente localizzata alla base, o per altre ragioni, insistono su una piccola superficie di appoggio, potendo oscillare anche alla minima sollecitazione (per esempio, il Sasso Naticarello, grosso masso di 8 metri di lunghezza e 7 metri di larghezza, situato presso Soriano nel Cimino); p. verdi, denominazione di rocce diverse (serpentini, diabasi, anfiboliti, dioriti) aventi come colore dominante il verde, costituenti vaste zone delle Alpi occidentali (zona o formazione delle p. verdi). 5. In paletnologia: a. Età della p., il periodo in cui l’uomo, non conoscendo ancora l’uso dei metalli, ricavava dalla pietra le armi e gli utensili necessarî alla sua sopravvivenza: è ulteriormente divisa in età della p. scheggiata (detta oggi comunem. età paleolitica) e in età della p. levigata (età neolitica). b. P. fitta: v. pietrafitta. 6. In farmacia, caustico di forma cilindroide, spesso con una estremità più o meno appuntita, quali, per es., la p. infernale, costituita da nitrato d’argento, usata per cauterizzare piccole ferite, e la p. divina, costituita da solfato di rame, nitrato di potassio, allume e canfora, usata per la causticazione di verruche cutanee. 7. In medicina, p. cerebrali (o calcoli del cervello), formazioni calcifiche di dimensioni anche cospicue osservabili nel cervello nei rari casi di colesteatoma cerebrale. Mal della pietra, antica denominazione, tuttora in uso nel linguaggio pop., della calcolosi vescicale. 8. In botanica, p. fungaia, sclerozio sotterraneo, che può pesare diversi chilogrammi, formato da un fungo delle poliporacee (Polyporus tuberaster). 9. In zoologia, pietra di Salomone, nome comune di un’ammonite, Popanoceras grünewaldtii, caratteristica dei calcari del periodo permiano. 10. Con il sign. generico di roccia, rupe, monte, il termine ricorre frequente, analogamente a sasso, nella toponomastica come primo elemento di nomi di paesi situati in zone montuose, rupestri: Pietracamèla (in prov. di Teramo), Pietracupa (Campobasso), Pietrafitta (Cosenza), Pietralunga (Perugia), Pietramala (Firenze), Pietrapertósa (Potenza), Pietrarùbbia (Pesaro e Urbino), ecc. ◆ Dim. pietrina (v.), pietrino m., anche con accezioni partic. (v.), pietruzza', piccola pietra, sassolino (aggiungere la propria pietruzza, fig., partecipare a qualche cosa con il proprio modesto contributo); accr. pietróne m., grossa pietra o lastra di pietra; pegg. pietràccia, tipo di pietra di cattiva qualità.

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