Plàcido

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placido


plàcido agg. [dal lat. placĭdus «*che piace», poi «tranquillo», der. di placere «piacere»]. – 1. a. Detto di persona in cui la serenità d’animo si riflette esteriormente in calma e tranquillità di modi, sia come disposizione naturale sia come condizione momentanea: un bambino p.; carattere p.; indole p.; se ne stava p. in poltrona; arrivò senz’affrettarsi, tutto placido; appassiva accanto al suo uomo, all’eroe abbattuto e fragile, p. come un tronco corroso (Claudio Magris). b. Riferito a gesto, atteggiamento, modo di comportarsi che manifesta tranquillità d’animo, assenza di preoccupazioni e di forti emozioni: aveva sul viso un’espressione p.; mi rispose con un p. gesto di assenso; dormiva un p. sonno; Come qui state in p. soggiorno Senza temer le militari offese? (T. Tasso). 2. Di ambiente naturale, quieto, non agitato: le p. acque del lago; un p. fiume, dal corso lento; una p. sera estiva; P. notte, e verecondo raggio Della cadente luna (Leopardi); di luogo, sereno e rasserenante per chi vi abita: ho scelto per la villeggiatura un p. paesetto di montagna; Colli beati e placidi Che il vago Eupili mio Cingete (Parini). ◆ Avv. placidaménte, in modo placido, tranquillamente, serenamente: dormire placidamente; se ne stava placidamente disteso sul divano; ritirata placidamente la mano dagli artigli del gentiluomo, abbassò il capo (Manzoni); in modo lento, pigro: un ruscello scorreva placidamente fra i boschi.