Pròdigo

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prodigo


pròdigo agg. [dal lat. prodĭgus, der. di prodigĕre, comp. di prod-, pro- «davanti» e agĕre «spingere», quindi propr. «gettare davanti a sé, dissipare»] (pl. m. -ghi). – 1. Che spende o dona senza misura, con prodigalità eccessiva: un uomo p.; sei troppo p. con tutti; il figliol p., chi, dopo un periodo di traviamento, di disamore, di deviazione anche ideologica, torna pentito sulla retta via, o all’istituzione, alla persona che aveva abbandonato, con riferimento al personaggio e al titolo di una parabola evangelica (Luca 15, 11-32). 2. estens. Che dà senza parsimonia, con generosità e altruismo, riferito a cose non materiali: è sempre p. di aiuti, di consigli, di lodi; è stato p. della sua opera a favore degli immigrati; eroi p. della loro vita; era rimasta lì, in mezzo a tutti, ... prodiga di parole, di sguardi e di sorrisi (Pirandello). ◆ Avv. prodigaménte, con prodigalità, con generosità: vivere, donare, spendere prodigamente. Per l’avv. prodigalmente e il superl. prodigalissimo, v. le due voci.