Professióne

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professione


professióne s. f. [dal lat. professio -onis, der. di profiteri «dichiarare, professare», part. pass. professus]. – 1. Aperta e pubblica dichiarazione di qualche cosa e spec. di un’idea, un’opinione, un sentimento, o della propria appartenenza a una religione, a una corrente ideologica e sim.: non crediate a coloro che fanno professione d’avere lasciato le faccende e le grandezze volontariamente e per amore della quiete, perché quasi sempre ne è stata cagione o leggerezza o necessità (Guicciardini); fare p. di lealtà; mi faceva le più alte p. di stima, di amicizia; fa p. d’essere amico di tutti; ho inteso dire che fa p. d’idee socialiste (Fogazzaro); in partic., p. di fede, dichiarazione, per lo più a formula obbligata (per es., nella religione cattolica, il Credo o Simbolo degli apostoli, nella liturgia odierna il Simbolo niceno-costantinopolitano), dell’adesione di una persona o di una comunità a una determinata religione, e, per estens., attestazione delle proprie convinzioni politiche, morali, artistiche e sim.: ha fatto la sua p. di fede repubblicana; il suo ultimo articolo equivale a una p. di fede marxista; con sign. affine, p. di legge, nel medioevo, dichiarazione della propria legge che il soggetto di diritto, nel compiere un negozio giuridico, faceva al notaio, e che questi consacrava nel documento; p. religiosa o monastica (o assol. professione), atto col quale un battezzato cristiano abbraccia pubblicamente e stabilmente lo stato di perfezione in conformità dei consigli evangelici che si impegna di seguire pronunciando i tre voti di castità, povertà e obbedienza (p. dei voti), e diventa membro effettivo di un ordine o di una congregazione religiosa (relativamente alla durata può essere temporanea o perpetua, relativamente agli effetti giuridici può essere semplice o solenne). 2. Attività intellettuale o manuale esercitata in modo continuativo e a scopo di guadagno. In partic.: a. In senso ampio, qualsiasi attività lavorativa abituale, inclusi anche i varî impieghi e mestieri (onde la distinzione in p. liberali e p. manuali): una bella, una nobile p.; una p. onorata, stimata, lucrosa; la scelta di una p.; avviare qualcuno e avviarsi a una p.; abbracciare, intraprendere, seguire una p.; l’esercizio della p.; fare la p. dello scrittore, del rappresentante di commercio, del cameriere; [Renzo] esercitava la p. di filatore di seta (Manzoni); in senso fig., scherz. o iron.: la p. di moglie, di marito; gli piace fare la p. del fannullone; fa la p. del ladro, dello spacciatore. Com. la locuz. agg. e avv. di professione (meno com. per p.), riferita a chi svolge un’attività come principale e abituale, non casuale o dilettantesca: è giornalista di p.; fa il pittore, il poeta di p.; per estens., in tono scherz., iron. o spreg., essere, fare qualcosa di professione, mostrare una qualità o seguire un certo comportamento, spec. riprovevole, non casualmente ma per abitudine: è un imbroglione, un bugiardo di p.; fa lo sfruttatore di professione. Ant., di professione, di proposito, in modo programmatico (come traduz. del lat. ex professo). b. In senso più ristretto, attività intellettuale per l’esercizio della quale sia richiesta la laurea o una particolare abilitazione: esercitare la p. di medico, di avvocato, di ingegnere, di chimico, di farmacista; la p. di commercialista, di geometra; p. legali, tecniche, sanitarie; p. libere, quelle che si esercitano liberamente, senza un rapporto di subordinazione nei riguardi del destinatario della prestazione; esercizio abusivo di una p., reato consitente nell’esercitare una professione senza l’autorizzazione richiesta dalla legge. ◆ Dim. professioncèlla, professioncina (per lo più scherz.); pegg. professionàccia.