pùngere (ant. o poet. pùgnere) v. tr. [lat. pŭngĕre] (pres. io pungo, tu pungi, ecc.; pass. rem. punsi, pungésti, ecc.; part. pass. punto). – 1. a. Ferire leggermente con un oggetto che ha l’estremità a punta, penetrando di poco nella pelle o in altra superficie: p. il dito con un ago; mi ha punto una vespa, col pungiglione; il riccio punge, con gli aculei; per estens., con riferimento a un corpo che con la superficie ruvida produce una sensazione irritante: una maglia di lana che punge; come punge la tua barba! Con la particella pron. in funzione di compl. oggetto o di termine: fai attenzione a non pungerti con le ortiche; mi sono punto (o mi sono punto il dito) con uno spillo; passando oltre il filo spinato si è punto un ginocchio. b. estens. Di sapori, odori, luci, temperature che provocano sui sensi un’impressione particolarmente intensa e penetrante (analoga a quella della puntura sul senso del tatto): una salsa piccante che punge la lingua; l’odore del disinfettante era così forte che pungeva le narici; questo venticello frizzante punge la faccia. 2. fig. a. letter. Toccare vivamente i sentimenti, la sensibilità, commuovere, addolorare, rimordere: quel ricordo mi punge ancora la coscienza; lo punge il rimorso delle sue malefatte; la novella da