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ricordare

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ricordare


v. tr. [lat. recŏrdari, der., col pref. re-, di cor cordis «cuore», perché il cuore era ritenuto la sede della memoria] (io ricòrdo, ecc.). – 1. Richiamare alla propria memoria: cerca di r. almeno l’anno; non riesco a r. come si chiama. Quindi, avere presente nella memoria: ricordo benissimo il nostro ultimo incontro; non ricordi quel signore che ti ho presentato?; ricordava confusamente le parole dell’amico; prima dell’esame gli sembrava di non r. più nulla. Frequente, con gli stessi sign., l’intr. pron. ricordarsi di, che è di uso anche più pop.: nessun maggior dolore Che ricordarsi del tempo felice Ne la miseria (Dante); non mi ricordo affatto di questo particolare; ti ricordi ancora di me?; me ne ricordo benissimo; sicuro che me ne ricordo!; debbo ricordarmi di tante cose!; ti sei ricordato di avvertirlo?; si ricordava chiaramente di avere chiuso (o che aveva chiuso) la porta a chiave. Poet., della conoscenza profetica del futuro: assorto in suo pensiero, Lesse i giorni numerati, E degli anni ancor non nati Danïel si ricordò (Manzoni). Con tono di avvertimento, di rimprovero o di minaccia: ricòrdati di non fare imprudenze!; mi ricorderò del tuo comportamento (e assol.: me ne ricorderò); o comunque di rammarico, di amarezza: mi ricorderò di queste tue parole; per sottolineare l’impressione e gli effetti di disgrazie o esperienze spiacevoli, di fatti eccezionali: che uragano!, ce ne ricorderemo per un pezzo; ne ha prese tante che se ne ricorderà per un bel po’; è stato uno spettacolo meraviglioso e me ne ricorderò finché campo. Frequente, anche nell’uso trans., la particella pron.: mi ricorderò questo tuo consiglio; debbo ancora rispondere alla sua lettera, me lo ricordo bene (non l’ho, cioè, dimenticato); te lo ricordi quel tipo con la barba?; anticam. con costruzione impers.: non mi ricorda Ch’i’ stranïasse me già mai da voi (Dante); unica gentilezza che mi ricorda aver ricevuto da lei (I. Nievo); e con soggetto indefinito: ditemi, ricòrdavi egli che voi mai aveste alcuno amante? (Boccaccio). 2. Richiamare alla memoria altrui: ricordami domani di andare dal sarto; la segretaria gli ricordò che aveva un appuntamento importante; questa casa di campagna mi ricorda gli anni della fanciullezza; un’iscrizione ricorda il soggiorno del poeta in quella casa. Nell’inviare saluti per scritto, e anche a voce, con intonazione rispettosa: ricordami a tua madre; mi ricordi a suo marito. 3. Richiamare alla memoria propria o altrui, con l’idea di dover adempiere a qualche dovere o provvedere a qualche necessità, oppure avvertendo o rimproverando: stia tranquillo, ricordo i miei impegni, la mia promessa; ricòrdati di trattarlo bene; ricòrdati che non devi prendere freddo; mio nonno mi ricordava spesso che l’onestà ha il suo premio in sé stessa; ti ricordo che qui siamo tutti uguali. 4. Richiamare alla memoria per somiglianza; quindi, rassomigliare, essere simile: questo bambino ricorda il padre solo nel colore dei capelli e degli occhi; quell’uomo ricorda qualcuno che conosco; il paesaggio ricorda quello di certe valli toscane. 5. Menzionare, nominare: l’oratore ricordò nel suo discorso le benemerenze del festeggiato; al Machiavelli dispiacque di non essere stato ricordato come poeta dall’Ariosto; ti ricordiamo spesso nei nostri discorsi; e in senso più ampio: vi ricorderò nelle mie preghiere.

Sinonimi e contrari
ricordare
ricordare [lat. recordari, der. di cor cordis "cuore" (in quanto ritenuto la sede della memoria), col pref. re-] (io ricòrdo, ecc.). - ■ v. tr. 1. [fare affiorare alla propria memoria, anche nella forma ricordarsi: non r. un fatto; non riesco...
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